Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Caravaggio (Bg) il 11.5.1868, socialista, residente a Caravaggio in viale Santuario 17, sposato con Iside Cremona, padre di Gian Marzio Sante Carlo Crippa, zio del socialista Mario Banfi (n. Caravaggio il 25.10.1903) e suo sostenitore, segnalato come tale dal 1913. Il 15.11.1925 da Caravaggio scrive una lettera alla locale ‘Società di Mutuo Soccorso’ pe spigare le ragioni delle sue dimissioni dalla carica di presidente della Società stessa, in larga misura da lui creata. Il 19.11.1925 viene convocato dal commissario di PS di Caravaggio Giovanni Guaitani, al quale Crippa dichiara:
“Non ho mai appartenuto ad alcun partito politico e sono soltanto stato socio della defunta Società di mutua istruzione, e quella di mutuo soccorso esistente. Ho sempre pensato italianamente, ed amato intensamente e pubblicamente, senza calcoli, senza fisime la mia patria. Nel 1902, a mia insaputa, mentre ero in viaggio di nozze, venni incluso in una delle liste amministrative dei cosiddetti ‘partiti popolari’ ed al ritorno mi ritrovai eletto capolista. Rifiutai non pertanto la carica di Sindaco, e fui nominato assessore anziano. In quei tempi si trovò a passare di qui il Conte di Torino, mentre quella di Treviglio si rifiutò di recarsi a farvi omaggio, l’Amministrazione di Caravaggio, della quale io facevo parte, mosse incontro al Principe, rendendogli gli onori dovuti, tanto he tutti i Reggimenti di passaggio han fatto sosta a Caravaggio. Dopo la morte del sindaco Pernigoni, fui eletto Sindaco e rimasi in carica fino al 1906. Semplicemente fui eletto sempre nella maggioranza ma negli ultimi anni ho rinunciato alla carica. Nel 1906 o 1907 sorse la cooperativa di consumo alla quale facevano parte persone di vario partito, e non aveva colore politico. Essendo essa sprovvista di fondi, come vari altri, ho fatto un piccolo mutuo a detta cooperativa, per cui ol Consiglio Direttivo ha creduto di riconoscere il mio atto nominandomi socio onorario. Nel 1919 fui ufficiato dall’on. Zilocchi, dal Banfi e dal Colombo (che vennero in casa col pretesto di darmi un incarico per il progetto di uno stabilimento da costruire) ad entrare nel partito ed accettare la candidatura amministrativa, io rifiutai sdegnosamente e li misi in malo modo alla porta. In seguito, dietro vive insistenze, ho accettato la carica di Presidente dell’Amministrazione dell’Ospedale quando vidi che ad essa avevano accettato di prender parte l’Ing. Cristoforo Bietti, e Brigatti Giuseppe, persone di idee serene, allo scopo di far opera buona e sistemare l’Amministrazione. Ed ho accettato a condizione che mi si lasciasse carta libera per la revisione dei contratti d’affitto. Così praticai i prezzi più alti in quei tempi, portando il canone da L. 47.000 a L. 90.000. Non ho mai avuto rapporti coi Colombo, e col mio nipote Banfi, all’infuori che per affari personali, ed ho sempre biasimato apertamente e fortemente il loro operato, mentre molti altri non avevano il coraggio di farlo. Anzi per ciò fui oggetto di rappresaglia da parte di socialisti, ed ebbi anche dimostrazioni ostili. Fui anche costretto a chiedere un salvacondotto nell’epoca degli scioperi, tanto era malviso dai socialisti.
Ho accettata la carica di Presidente della mutuo soccorso perché vivamente pregato dal Comm. Ceserani, e credo di aver agito sempre imparzialmente e serenamente. Io stesso per la festa del XX settembre u.s. proposi la nomina dell’on. Ceserani a Presidente onorario, ed ho invitato tutte le associazioni locali, compreso il Fascio. Ho approvata la guerra e ho deplorato vivamente quanti hanno svalutata la vittoria, tanto che dal 1920 in poi non ho voluto più prender parte ad alcun comizio per non sentire più parole offensive dei miei sentimenti. Ho preso parte al Comitato pro lapide dei Caduti, che pur troppo per mero equivoco, che io personalmente feci del mio meglio per dissipare, si mise involontariamente in urto colla parte clericale del paese. Per la dicitura patriottica del manifesto, da me compilato, l’avv. Petro' si ritirò indignato, e solo all’ultimo momento venne di sua iniziativa, e da nessuno invitato, da me personalmente inviso, a parlare a nome dei mutilati dei quali era presidente. Protesto contro l’insinuazione che io sia o sia stato socialista, perché fui e sono stato sempre soprattutto italiano e di sentimenti patriottici”. Morto a Caravaggio il 23.7.1930. Radiato il 23.6.1933. (L.Citerio, G. Mangini, R. Vittori)