Consonni Gaetano Aurelio Carlo

n. busta
35
n. fascicolo
1067
Primo estremo
1926
Secondo estremo
1942
Cognome
Consonni
Nome
Gaetano
Altri nomi
Aurelio Carlo
Presenza scheda biografica
no
Luogo di nascita
Data di nascita
1874/08/03
Luogo di morte
Bergamo
Data di morte
1958
Livello di istruzione
diploma
Professione
sacerdote insegnante
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Bergamo il 1.8.1874, sacerdote. Nel 1909 figura come insegnante supplente nelle classi inferiori presso il liceo ginnasio di Ravenna. L’1.10.1910 viene immesso in ruolo con la qualifica di insegnante. Il suo nome, come “prof. Consonni Gaetano”, è citato quale destinatario di una ‘bibliotechina’ per le letture dei bambini nel «Corriere dei piccoli» del 26.2.1911 (a. III, n. 9, p. 15) a proposito di un piccolo lettore della rivista che vive a Valnegra (Bg). Nel 1914 insegna al ginnasio ‘A. Manzoni’ di Milano. In seguito insegna Lettere come docente ordinario presso il ginnasio inferiore del liceo ‘Sarpi’ di Bergamo, dove risiede in via Borgo Canale 60. Con una nota del 27.7.1926 il prefetto di Bergamo si rivolge al questore a proposito di don Consonni, il quale è stato segnalato al Ministero della Pubblica Istruzione come non favorevole alle direttive del governo nazionale. Il prefetto chiede al questore un rapporto politico particolareggiato sul conto del sacerdote, per accertare se ricorrano i termini per applicare la legge 24.12.1925 n° 2300 sulla dispensa dal servizio degli impiegati dello Stato. Il 14.8.1926 il questore risponde al prefetto rilevando che don Consonni è certamente antifascista, come si evince dal fatto di non aver consentito l’uso di quaderni che in copertina recano l’effigie di Mussolini. La reazione della Prefettura a quest’ultima informazione non si fa attendere. Il 4.9.1926, infatti, la Prefettura chiede alla Questura di “completare le informazioni fornite precisando la data in cui si verificò il fatto della proibizione da parte del prof. Consonni ai propri alunni di usare quaderni recanti sulla copertina l’effige di S.E. il Capo del Governo, ed allegando, se possibile, qualche documento probatorio (dichiarazioni di testimoni, verbali, ecc.)”. Sullo stesso foglio dattiloscritto della lettera della Prefettura, il reggente della Questura scrive un’annotazione autografa: “Si passi alla squadra politica per le richieste informazioni”. La squadra politica si attiva subito e il vice-brigadiere Pietro Bruno interpella il preside del liceo ‘Sarpi’ Alberto Manaira, dalle cui parole trae tutto ciò che gli serve per redigere per il questore un ampio rapporto su don Consonni. Secondo tale rapporto, datato 9.9.1926, don Consonni “risulta di buona condotta morale, politicamente non si è potuto stabilire con precisione se sia o meno iscritto a qualche partito politico, manifestando però evidentemente contrarietà al Governo Nazionale, ed in special modo contro il Fascismo. Egli in iscuola di fronte agli alunni si mantiene riservatissimo pronunciando qualche frase indiretta tanto di non dare a comprendere liberamente agli scolari la sua ostilità contro il Prefato Governo. Mentre però quando il Consonni si trova in. compagnia dei suoi Colleghi parla più con chiarezza circa la sua fede politica esaltando i Governi passati”. Riguardo poi al rifiuto del sacerdote di accettare i quaderni di un’alunna a causa della presenza sul frontespizio dell’immagine di Mussolini, il vice-brigadiere Bruno afferma che si tratta di un episodio avvenuto due anni prima e che il custode della scuola, Ognibene Topini, fornitore di tali quaderni agli studenti, non ricorda il nome della ragazza, tuttavia, interrogato “in merito al fatto in parola questo ha dichiarato che il rifiuto dei quaderni sopra menzionato fu fatto solamente dal Professore Consonni, mentre gli altri Professori li accettavano con molto piacere”. Pochi giorni dopo, il 14.9.1926, il questore è in grado di aggiornare per la Prefettura le informazioni già comunicate, trasmettendo uno scritto con la sintesi delle informazioni avute dal vice-brigadiere Bruno. La Questura di Bergamo, però, non si limita alle informazioni avute dal preside del liceo ‘Sarpi’ ma raccoglie anche le testimonianze di due genitori di allievi di don Consonni e di un suo ex-allievo. Così, nella stessa giornata del 27.9.1926 tanto il vice-brigadiere Bruno quanto il brigadiere Guidolotti informano la Questura sulle dichiarazioni, rispettivamente, del marmista Ernesto Paleni e dell’ex-allievo Carlo Schwiger, e della signora Paola Crivelli. Le tre testimonianze sono accomunate dalla negatività con la quale viene presentata la figura morale e politica del sacerdote, mentre nel fascicolo non sono presenti dichiarazioni a suo favore. Il primo testimone, Ernesto Paleni, abita a Bergamo in viale Roma 88 e sostiene che don Consonni è antifascista e che “è uno sporcaccione specie quando va in riviera vestito da borghese ne fa di tutti i colori con delle donne di tutte le specie. Più dice che ha saputo che quando vanno le madri degli alunni per domandare informazioni dei loro figli, vuole che vanno a casa, e non al Liceo, allo scopo di fare su di queste i suoi veri e propri comodi, insomma è una persona immorale, ammette anche che se suo figlio quest’anno dovesse andare sotto al Professore Consonni egli per tanti e tanti motivi non lo lasciava più andare a scuola”. Lo stesso giorno Bruno interroga anche Carlo Schweiger, ex-allievo e figlio del capo-stazione della ferrovia della Valle Seriana. Il giovane Schweiger riferisce di essere stato costretto a togliersi dall’occhiello il distintivo fascista, da don Consonni definito un fascio d’asparagi, dichiarandosi apertamente ostile al regime fascista e vantandosi anche dei suoi successi con le donne. Dal canto suo, il brigadiere Guidolotti riferisce del colloquio con la signora Paola Crivelli, abitante in via San Giacomo 36 a Bergamo, madre di Amedeo Crivelli, il quale due anni prima aveva avuto don Consonni come insegnante. Crivelli, balilla, era stato redarguito dal sacerdote, che avrebbe definito il distintivo fascista che il giovane portava all’occhiello della giacca come il distintivo della delinquenza. In un’altra circostanza, sapendo che Crivelli avrebbe partecipato ad una festa goliardica, il sacerdote gli avrebbe chiesto: “ma cosa fanno quelle troie delle vostre madri a mandarvi a simile festa?”. Inoltre, stando alla testimonianza della signora Crivelli riferita da Guidolotti, l’insegnante non mancava di vantarsi di andare d’estate in vacanza al mare a Rapallo in abito borghese e di avere molto successo presso le donne. Il 30.9.1926 Guidolotti riassume per il questore tutte le informazioni su don Consonni qui sopra citate, soffermandosi in conclusione, più che sull’antifascismo del sacerdote, sulla sua figura morale, a proposito della quale da un lato rileva l’assenza di prove effettive circa l’attendibilità delle accuse, ma dall’altro, nonostante questo, non sembra avere dubbi sulla loro fondatezza, basandosi per questo sulla ‘voce pubblica’: “non è stato possibile individuare qualche donna oppure amante che possa asserire la verità. Sta di fatto però, che egli, nei primi tempi della Sua occupazione in qualità di Prof. presso il R. Liceo, dalla voce pubblica sembra che abbia avute delle relazioni con donne di Nembro ma che non si puole precisare il nome di alcuna. Come pure non è da escludere che il Consonni abbia delle relazioni in riviera (Rapallo) ove tutti gli anni in tempo di vacanze soglia recare in abito borghese”. Contro Consonni viene subito preso il provvedimento del trasferimento per servizio a Nuore, a decorrere formalmente già dall’1.10.1926. Contro il provvedimento, tuttavia, don Consonni presenta ricorso, che però viene preso in considerazione dall’apposita Commissione consultiva presso il Ministero della Pubblica Istruzione solo nell’adunanza del 23.4.1927. In tale circostanza, la Commissione constata che gli addebiti di natura politica a don Consonni formulati dal preside Manaira non sembrano corrispondere alle altre informazioni trasmesse, pertanto ritiene di sospendere la propria decisione sul ricorso, in attesa di ulteriori informazioni. Tali informazioni, tuttavia, non vengono più richieste alla Prefettura di Bergamo, perché il Ministero della Pubblica istruzione delibera comunque il trasferimento. Così, all’inizio dell’anno scolastico 1927-1928 don Consonni deve lasciare Bergamo per trasferirsi in Sardegna. La mattina dell’1.10.1927 alle ore 4.55 parte in treno per Milano, da dove poi deve raggiungere Macomer (Nu), dove trova alloggio. La sua nuova destinazione come insegnante è il ginnasio ‘Giorgio Asproni’ di Nuoro, sorto nel 1861, mentre il liceo viene introdotto solo nel 1929. La provincia di Nuoro viene costituita proprio nel 1927, l’anno dell’arrivo di don Consonni, e il primo prefetto che vi viene nominato è Ottavio Dinale, ex-socialista, ex-sindacalista, collaboratore e amico di Mussolini al «Popolo d’Italia» e, dopo la marcia su Roma, fascista a pieno titolo. Consonni, appena giunto nella sua nuova sede, si mette in relazione con tutte le autorità locali, compreso il vescovo, il piemontese Maurilio Fossati, a Nuoro dal 1924 al 1929. Così, il 10.11.1927, cioè dopo 40 giorni dal suo arrivo, Consonni scrive una lettera al questore di Bergamo che gli aveva dimostrato cordialità, Ernesto Menna, può elencare per il destinatario questa rete di relazioni con persone influenti che mostrano di stimarlo, per sostenere la propria volontà di difendersi dalle accuse che lo hanno portato al trasferimento e per chiedere aiuto a questo scopo, rivendicando il fatto di avere subìto un’ingiustizia. La lettera del sacerdote è molto lunga e molto interessante. In essa Consonni osserva di aver fatto male a non rivolgersi prima al questore Menna e allo stesso prefetto, e si giustifica dicendo che “sono discendente da una famiglia, religiosa si, ma garibaldina e l’orgoglio non mi manca! Venire semplicemente a raccomandarmi, mi sembrava riconoscermi colpevole, mentre avevo ed ho la coscienza di non esserlo”. Sottolinea poi la pretestuosità e l’unilateralità delle accuse che gli sono state rivolte, lamentando il fatto che “fu un subalterno di codesta Questura che organizzò un’inchiesta a mio carico, scorretta, unilaterale, incontestata e condotta in modo che chi mi voleva colpire avesse modo di farlo”. Ipotizza che una delle ragioni nascoste delle accuse che gli sono state rivolte, essendo egli presidente di una cooperativa edilizia, sia l’invidia nei suoi confronti, suscitata “con la costruzione della mia villetta, sebbene richiesta entro l’orbita delle leggi allora vigenti, e tutti i soci impiegati a me dovessero la loro casa”. Cita anche le accuse degli studenti Schweiger e Crivelli, dei quali dice che “erano i peggiori alunni che avessi in classe quell’anno, e purtroppo gli unici dei miei che indossassero la camicia nera!”. Quest’ultima frase potrebbe sembrare un’opportunistica professione di fede fascista, considerato il destinatario. Tuttavia, proprio riguardo ad una delle accuse a lui rivolte, quella di essere un antifascista, Consonni adotta abilmente l’artificio retorico di usare un discorso di Mussolini come l’esposizione degli ideali sostenuti dallo stesso Consonni già prima che il fascismo sorgesse, identificando l’amore per la religione cattolica con l’amore per la Patria e svuotando in tal modo l’accusa di essere un antifascista. Scrive infatti che può “provare d’aver fatto scuola sempre fascisticamente, prima ancora dell’avvento fascista; se, come ho udito dalla bocca stessa del Duce, nel Congresso del dicembre del 1924 a Roma, ciò significhi: infondere negli scolari il culto delle idealità religiose e morali, eccitare nel loro cuore un amore fervido ed operoso verso la Patria; addestrarli al compimento del loro dovere, anche se faticoso e non immediatamente remunerativo; educarli alla lealtà, al dominio di sé, alla generosità, al disprezzo d’ogni bassezza; assuefarli ad osservare e gustare le infinite bellezze naturali ed artistiche che ci circondano; sdegnare favoritismi e protezioni di qualunque sorta; unire tutta la scolaresca in un vincolo di rispettoso amore vicendevole”. Il soggiorno a Nuoro dura poco e don Consonni da Nuoro viene trasferito al ginnasio ‘Paola Dionisio’ di Fossano (Cn), dove è presente ancora nel 1931. Nel 1930, intanto, chiede formalmente alla Commissione ministeriale di pronunciarsi definitivamente sul suo ricorso del 1926. Per questo, con una nota ‘Riservatissima’ del 22.11.1930, il prefetto Terzi di Bergamo si rivolge al questore per “avere un particolareggiato rapporto sulla condotta politica del Prof. Consonni con speciale riferimento alle manifestazioni più recenti, dato che egli, per avere in Bergamo interessi patrimoniali, non ha abbandonato del tutto questa Città”. Com’è evidente dal testo, ciò che interessa al prefetto sono le informazioni sul comportamento politico di Consonni, mentre non c’è alcun riferimento alle vicende legate alle accuse di immoralità. Il questore di Bergamo si attiva subito presso i Cc per ottenere le informazioni richieste dalla Prefettura. Il 28.11.1930 il maresciallo di prima classe dei Cc Giovanni Sini risponde molto brevemente al questore di Bergamo, ma lo fa solo a proposito del comportamento morale, scrivendo che don Consonni “era conosciutissimo per la fama che godeva di donnaiuolo ed un suo trasferimento a Bergamo sarebbe ben poco accetto dalla popolazione e persino dalla Curia Vescovile”. Il questore risponde l’11.12.1930, anche lui riservatamente, alla richiesta di informazioni avanzata dal prefetto. Di tale risposta è conservata la minuta autografa. In mancanza di informazioni relative a don Consonni sul periodo intercorso tra il 1926 e il 1930, il questore ancora una volta si basa sulla documentazione presente nel fascicolo del sacerdote e già utilizzata per giustificarne l’allontanamento da Bergamo. Così infatti esordisce: “A distanza di tanto tempo non mi rimane che confermare, in massima, ciò che questo ufficio riferiva il 14 settembre 1926 e il 6 ottobre successivo”. Fatta questa premessa, la risposta prosegue elencando per punti le ragioni per la contrarietà all’eventuale ritorno di don Consonni a Bergamo, sia per le accuse sul piano morale che per quelle sul piano politico: “1° Vere o false le accuse di leggerezza e peggio in fatto di donne sta di fatto che esse sono anche ora universalmente credute e quindi ne è scossa la sua autorità di insegnante e di sacerdote. 2° Vere o false le accuse di antifascismo esso è nell’ambiente fascista ritenuto contrario al regime e nessuno gli affiderebbe volentieri i propri figli, e difficilmente riuscirebbe a tenere la disciplina. 3° Ho ragione di ritenere che la Curia stessa sia contraria a un suo ritorno a Bergamo perché anche nel clero le accuse che hanno serpeggiato contro di lui hanno fatto forte impressione”. La risposta prosegue osservando che don Consonni frequenta Bergamo solo in occasione delle vacanze scolastiche, senza aver mai dato luogo a rilievi sul suo comportamento. In città non ha interessi patrimoniali, ma è concessionario di una casa della cooperativa di edilizia popolare fra impiegati ‘Domus Nostra’ (già citata in precedenza), che viene definita un’altra “causa di inimicizie per Consonni”, aggiungendo che “fu presidente di detta cooperativa e ne fu veramente benemerito per l’opera intelligente datavi. Ma è accusato, e a me pare sia in torto, di avere approfittato della sua carica per autorizzarsi la costruzione di una casa di oltre 10 vani, mentre essendo sacerdote gliene sarebbe bastata una ben più piccola. Altri soci, e veramente bisognosi, rimasero privi della casa perché la sovvenzione dello Stato non bastò anche per loro e quindi vedono di malocchio che per la spesa eccessiva di un celibe essi e i loro figli non abbiano potuto avvantaggiarsi della previdenza governativa. Concludo dicendo che il trasferimento del Prof. Consonni fu pienamente giustificato e un suo eventuale ritorno sarebbe per le ragioni suesposte dannoso anche a lui”. Dopo essere stato a Fossano, don Consonni viene trasferito al ginnasio di Lecco. Nel fascicolo non sono presenti documenti sulla conclusione della vicenda relativa al ricorso avanzato da don Consonni nel 1926. Nella «Rivista di diritto pubblico e della pubblica amministrazione» del 1932, alla p. 590 è citato il fatto che il 26.7.1932 si è discussa una causa civile che vedeva contrapposti don Gaetano Consonni e il Ministero dei Lavori Pubblici a proposito della cooperativa ‘Domus Nostra’. In risposta alla richiesta di un parere sulla sua eventuale radiazione dallo schedario dei sovversivi, una nota interna alla Questura di Bergamo del 12.11.1934 redatta della guardia scelta Sante Jacobazzi, componente della squadra politica, rileva che il domicilio del sacerdote è in via Brigata Lupi 8, continua a tenere regolare condotta morale e politica ma “tuttora conserva la sua avversità per il fascismo”, non è iscritto al Pnf “e non ha dato prove di ravvedimento. Pertanto non si propone per la radiazione dallo schedario dei sovversivi”. Nel corso del 1936 insegna ancora nel ginnasio di Lecco, mentre nel luglio 1938 gli viene concesso il passaporto. Il 22.2.1939 una nota della Questura di Bergamo rileva che don Consonni insegna ancora a Lecco e “non da luogo a rilievi in linea politica”. E’ appunto a Lecco che conclude la sua carriera di insegnante nel 1941, quando viene collocato in pensione e torna definitivamente a Bergamo. Il 17.5.1942 il maresciallo di Ps Tito Calanca della squadra politica comunica al questore che don Consonni “durante la sua permanenza fuori di Bergamo non consta abbia mai dimostrato tendenze politiche avverse al regime tanto che a suo carico non sono venute lagnanze”, pertanto ne viene proposta la radiazione dall’elenco dei sovversivi, che viene accolta. Morto nel 1958. (L. Citerio, G. Mangini, R. Vittori)
Familiari
Consonni Romualdo (padre)
Nato nel 1840, impiegato.
Giudici Maria Annetta (madre)
Consonni Giuseppe (fratello)
Nato morto a Bergamo il 31.8.1876, gemello di Carlo.
Consonni Carlo (fratello)
Nato morto a Bergamo il 31.8.1876, gemello di Giuseppe.
Consonni Anna Maria (sorella)
Nata a Bergamo l’11.9.1877.
Consonni Leone Benedetto (fratello)
Nato a Bergamo il 22.8.1879.
Consonni Virginia Carolina Maria (sorella)
Nata a Bergamo il 2.9.1881.
Consonni Benedetto Carlo Alessandro (fratello)
Nato a Bergamo il 18.11.1882.
Consonni Maria (sorella)
Nata morta a Bergamo l’8.11.1884.
Consonni Maria Lucia Cristina (sorella)
Nata a Bergamo il 24.7.1886.
Consonni Carlo Leone Francesco. (fratello)
Nato a Bergamo il 3.11.1887.
Luoghi di residenza
Bergamo Lombardia Italia (1874/08/03 - 1927/10/01) Ravenna Romagna Italia (1909 - ) Milano Lombardia Italia Bergamo Lombardia Italia Macomer Sardegna Italia (1927 - ) Fossano Piemonte Italia Lecco Lombardia Italia ( - 1941)
Fatti notevoli
1927/10/01 - 1927/10/01
Denunciato come responsabile di affermazioni antifasciste a scuola e di vantarsi dei suoi successi con le donne, viene trasferito in Sardegna.
In rubrica di frontiera
no
In bollettino ricerche
no
Esclusione dallo schedario
Data di esclusione
1942
Documentazione allegata
(corrispondenza del 27.7.1926 tra prefetto e questore di Bergamo) (corrispondenza del 14.8.1926 tra questore e prefetto di Bergamo) (corrispondenza del 4.9.1926 tra prefetto di Bergamo a questore di Bergamo) (verbale del 27.9.1926 del vice-brigadiere Bruno, testimonianza della signora Paola Crivelli e testimonianza di Ernesto Paleni) (riassunto delle accuse a don Consonni del 30.9.1926) (notazione del 1.10.1927 sulla partenza di don Consonni da Bergamo) (lettera del 10.11.1927 di don Consonni dal R. Ginnasio di Nuoro a Ernesto Menna, questore di Bergamo ) (nota riservatissima del Prefetto al Questore di Bergamo e minuta del 11.12.1930 del Prefetto al Questore di Bergamo) (nullaosta del 22.7.1938 per la concessione del passaporto)
Riferimenti bibliografici
Curtarelli 2018
riferimento p. 74.