Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Dossena (Bg) il 21.3.1902, minatore, antifascista. Nel giugno 1929 viene condannato a 2 mesi di reclusione per violenza e resistenza a pubblico ufficiale. La sera del 25.12.1930 i fascisti di Dossena verso le 21 si riuniscono presso l’Albergo ‘Mirasole’ per festeggiare il Natale. Dopo il brindisi al duce e il canto di ‘Giovinezza’, Bianzina si rivolge al fascista Evaristo Zani, fu Antonio, invitandolo a cantare anche altre canzoni, “e senz’altro intonò l’inno dei lavoratori e Bandiera rossa.” Interviene subito il proprietario dell’albergo, Felice Zani, a sua volta fascista, che “prese per lo stomaco il Bianzina per metterlo fuori dall’esercizio”, ma Bianzina, più robusto, reagisce con uno spintone a Zani, che cade. A questo punto interviene un cugino di Bianzina, Felice Bianzina, che butta fuori dal locale il cugino, il quale si nasconde nei pressi di casa sua e mentre passa una delle persone presenti poco prima nell’albergo, la aggredisce. Si tratta di Angelo Tessadri di Bortolo, di 50 anni, che non è fascista e che nel locale aveva fatto da paciere. Il giorno dopo i Cc arrestano Bianzina, il quale conferma il suo antifascismo in modo spavaldo. Il 27.12.1930 i Cc di Bergamo informano la Questura dell’accaduto. Nel paese gli animi sono molto accesi e il segretario fascista locale teme che al ritorno di Bianzina, dopo l’arresto e l’eventuale condanna, si possano verificare altri incidenti e i fascisti di Dossena temono per la loro incolumità. Per questo motivo il segretario politico fascista di Dossena, Antonio Bonzi, scrive una lettera all’avvocato Giuseppe Steiner, ispettore-commissario della Federazione provinciale di Bergamo del Pnf, con sede in via Scotti, segnalando l’episodio e presentando Bianzina come un attaccabrighe che ha aggredito il fascista Vincenzo Sandri, che è incensurato ma è un “cattivo soggetto”, già processato per caccia di frodo. Steiner a sua volta il 10.1.1931 trasmette al prefetto di Bergamo la copia della lettera del segretario Bonzi per dar luogo ad un’inchiesta, pregando il prefetto, “se la verità corrisponde all’esposto, di voler intervenire per togliere dalla circolazione questo anacronistico individuo” e proponendo di sottoporre Bianzina, dopo il processo, a misure restrittive, senza escludere il confino. Subito incaricati di ricostruire i fatti, già il 12.1.1931 i Cc di Zogno confermano l’accaduto al loro comando provinciale di Bergamo, informando che Bianzina è ritenuto comunista e alla domenica porta la cravatta rossa. Processato, viene condannato dal pretore di Zogno al pagamento delle spese processuali e a 10 giorni di arresto, al termine dei quali, il 7.2.1931, viene diffidato. Il 16.6.1933 i Cc di Zogno informano la Questura di Bergamo che dopo la diffida Bianzina ha condotto una vita laboriosa, mostrandosi ossequiente e ‘ravveduto’. L’1.7.1933 il Ministero dell’Interno autorizza la sua radiazione dall’elenco dei sovversivi, che avviene il 7.7.1933. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia. Cpc, b. 631, 1931-1933. (R. Vittori)