Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Bergamo il 5.8.1905, dove risiede in via Broseta 91, vive con il padre, con la madre casalinga, un fratello e una sorella. Celibe, antifascista, non è iscritto al Pnf e lavora come operaio presso gli ‘Stabilimenti Dalmine’, che fanno parte delle industrie essenziali per le fabbricazioni di guerra. Il 29.10.1938, mentre si trova al lavoro, Citerio è coinvolto in una discussione con un collega fascista, nel corso della quale esprime valutazioni che il suo interlocutore non gradisce, denunciandolo alla direzione dello stabilimento, che per questo intende licenziarlo. Tuttavia, per poter procedere in tal senso deve rivolgersi al ‘Commissariato Generale per le fabbricazioni di guerra - IIa Delegazione Interprovinciale - Milano’, che ha la facoltà decisionale in proposito. Il 10.11.1938, a firma del Colonnello Capo Delegazione, ingegner Alessandro Giannelli, il Commissariato indirizza alla Questura di Bergamo una lettera riservata con la quale richiede i precedenti (politici e penali) di Citerio e un parere sull’eventualità del suo licenziamento, inoltre viene fornita una breve ricostruzione delle ragioni della richiesta: “parlando dentro lo Stabilimento dell’annuale della Marcia su Roma in mezzo ad un gruppo di operai, avrebbe espresso apprezzamenti di carattere antifascista. Erano presenti gli operai Boschetti Domenico, Carboni Luigi, Carrara Alessio e Ferrari Giacomo, che denunziavano il fatto alla Direzione”. Nel fascicolo è presente anche il verbale d’interrogatorio di Citerio presso il Commissariato di Ps di Dalmine, avvenuto il 18.11.1938, nel quale Citerio fornisce la sua versione, qui di seguito integralmente riportata:
“É vero che il giorno 29 ottobre u.s., nell’interno dello Stabilimento di Dalmine ebbi una vivace discussione con gli operai Ferrari Giacomo e Carboni Luigi, discussione alla quale erano presenti Carrara Alessio e Boschetti Domenico. Il Ferrari diceva di avere inteso un discorso del tenente Bergonzo, ad Osio Sotto, il giorno precedente, 28, e magnificava l’oratore. Io dissi che Bergonzo diceva sempre le stesse cose, perché lo avevo inteso altre volte. Non dissi che gli oratori fascisti dicono sempre le stesse fandonie. Quanto al monumento dei martiri fascisti, la cui inaugurazione non mi importava nulla o m’importava quanto quella del ‘Giopì’ in senso offensivo alla memoria dei martiri fascisti, nego di aver detto la frase come la riferiscono i miei accusatori, e invece affermo di aver detto che a me la domenica piace di dormire, perché lavoro durante la settimana e che per me l’inaugurazione di un monumento o di una latrina mi lascia indifferente. Nego di aver detto la frase che il Duce farebbe bene ad espellere i fascisti anziché gli ebrei. La discussione vivace è sorta dal fatto che io ho contraddetto il Ferrari quando affermava essere il Bergonzo un grande oratore. Il Ferrari ha creduto la mia contraddizione un’offesa rivolta alla sua persona e certamente si è voluto vendicare affermando cose inesatte; del resto nel corso della discussione non ha mancato di dirmi: ‘Te la farò pagare cara’. I miei sentimenti sono favorevoli al Regime. Frequento il Dopolavoro e gli ambienti fascisti. Conosco Ravasio Isacco, che abita a Bergamo, Borgo Palazzo. Letto e confermato. Citerio Romeo, Luigi Rota Commiss. PS”. Il 26.11.1938 il Ministero dell’Interno con un telegramma concede alla Questura di Bergamo il permesso di diffidare Citerio, il che avviene il 29.11.1938 in Questura a Bergamo. Licenziato dalla Dalmine, si impiega subito presso i Cantieri Aeronautici di Ponte San Pietro fino al giugno 1940, mentre dal luglio 1940 lavora a Bergamo presso le fonderie Rumi di via Moroni 56. (L. Citerio, G. Mangini, R. Vittori)
Documentazione allegata
Corrispondenza
(comunicazione del 10.11.1938 del ‘Commissariato Generale per le fabbricazioni di guerra - IIa delegazione Interprovinciale - Milano’ alla questura di Bergamo, n. 178 Segreto D, oggetto: Operaio Citerio Romeo della Ditta ‘Stabilimenti di Dalmine’: “La Ditta in oggetto ha proposto il licenziamento dell’operaio Citerio Romeo perché, parlando dentro lo Stabilimento dell’annuale della Marcia su Roma in mezzo ad un gruppo di operai, avrebbe espresso apprezzamenti di carattere antifascista. Erano presenti gli operai Boschetti Domenico, Carboni Luigi, Carrara Alessio e Ferrari Giacomo, che denunziavano il fatto alla Direzione. Per avere maggiori elementi di giudizio prego voler informare sui precedenti politici e penali dell’operaio e sugli accertamenti che eventualmente saranno praticati, esprimendo esplicito parere sul proposto licenziamento. Il Colonnello Capo Delegazione Ing. Alessandro Giannelli”)
corrispondenza
(telegramma ministeriale del 26.11.1938)