Profilo sintetico riassuntivo
Nata a Ponte Nossa (Bg) il 4.10.1892, operaia tessile, antifascista. Va osservato che all’anagrafe di Ponte Nossa risulta registrata con il cognome di Bissotto, ma è lo stesso podestà locale che, a fronte della richiesta del certificato di nascita da parte della Questura di Bergamo in vista della radiazione dall’elenco dei sovversivi, il 12.5.1942 rileva che la firma del padre sul certificato di nascita della figlia riporta il cognome Bizzotto. Dopo la sua nascita, la famiglia si sposta prima a Vertova (Bg) e poi a Nembro (Bg), dove nascono i suoi fratelli e sorelle. Il 6.5.1915 si sposa con Giuseppe Rinaldo Marchesi, operaio di prestineria, con il quale vive prima a Nembro e poi, dal 1924, a Gazzaniga (Bg). I due hanno 5 figli: Giacinto, Cesare, Maria Carla, Lucia, detta Licia, e Ianna Rosa. La Bissotto lavora come operaia filatrice presso il cotonificio Valle Seriana. Dopo la morte del marito, avvenuta nell’agosto 1932 a Gazzaniga, nel luglio 1933 emigra in Francia e nel settembre 1934 viene raggiunta a Montreuil, rue E. Marcel 199, un sobborgo di Parigi, dai figli Cesare, Lucia e Ianna Rosa.
Il 26.5.1936 da Montreuil scrive una lettera alla sorella Adele, sposata a Gazzaniga con Andrea Gandossi e residente in via Gelmi, nella quale espone considerazioni critiche nei confronti del fascismo, a cui aggiunge i ritagli di alcuni trafiletti tratti dal giornale «Il grido del popolo», insieme ad un manifestino chiaramente antifascista intitolato 'Vittoria Fascista?'. La lettera viene intercettata dalla Polizia Postale e affidata alla Prefettura di Milano, che il 29.5.1936 ne trasmette la trascrizione dattiloscritta al Ministero dell’Interno, a quello degli Esteri e al prefetto di Bergamo, al quale viene affidato il compito di svolgere ulteriori indagini. Il suo nominativo viene inserito in RF il 17.2.1937 per “perquisire e segnalare”, iscrizione ribadita il 30.4.1939. Rientra definitivamente in Italia il 3.9.1939, stabilendosi a Bergamo, prima in piazza Mercato del Fieno 7 in Città Alta, poi dall’1.7.1941 in via della Milizia 26. Il 7.3.1940 ottiene l’iscrizione nel Pnf, ma l’anno dopo perde l’iscrizione perché non è in grado di pagare il rinnovo della tessera. Le sue condizioni economiche vengono definite ‘misere’ dallo stesso prefetto di Bergamo in una sua relazione al Cpc del 15.5.1942, in cui aggiunge che in quel momento due dei figli della Bizzotto sono sotto le armi. Già il giorno precedente, il 14.5.1942, la Questura di Bergamo aveva inoltrato al Ministero dell’Interno la richiesta di revoca dell’iscrizione della Bizzotto in RF per “rimpatrio definitivo”. Radiata nel giugno 1942. La Questura di Bergamo il 9.4.1947 scrive all’APPIA – Associazione Perseguitati Politici Italiani Antifascisti di Bergamo la seguente nota: “A richiesta dell’interessata Vi comunichiamo che la Signora Bizzotto Teresa Italia fu Riccardo fino al 4 giugno 1942 era iscritta nel novero degli antifascisti. In detta epoca fu radiata dallo schedario, ma non risulta che abbia aderito comunque al fascismo o che abbia simpatizzato per il medesimo”. Cpc, b. 668, 1937-1942. (G. Mangini, R. Vittori)