Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Trieste il 16.3.1902, domiciliato a Gandino (Bg), antifascista. Il Consolato Generale d’Italia di Francoforte sul Meno spedisce una propria memoria su Biziak alla Questura di Bergamo e per conoscenza al Ministero dell’Interno e degli Esteri e alla Prefettura di Bergamo, a firma del console G.B. Serra di Cassano. Lo stesso Consolato scrive di nuovo agli stessi destinatari il 27.5.1942, allegando copie dattiloscritte delle dichiarazioni di Luigi Pasquetto, fiduciario fascista del campo di lavoro per italiani di Enschel&Sohn di Kassel e la dichiarazione di Sebastiano Grundelfo, dello stesso campo, che si firma Lager Strubacherstr. Stube 25 Kassel. Fermato a Gandino il 10.8.1942, lo stesso giorno il carabiniere Attilio Aiolfi lo accompagna in Questura a Bergamo, dove viene interrogato. Nel fascicolo è conservata copia del verbale del suo interrogatorio: “Non è vero che sono stato indisciplinato nei riguardi del nostro console di Francoforte, dal quale non sono mai stato invitato a presentarmi. Solamente nel dicembre 1941 il Console a mezzo del Sig. Sari, fiduciario del fascio di Kassel, m’invitò a consegnare il passaporto. Non lo consegnai, ma promisi di recarmi io stesso a Francoforte il 30 novembre per consegnare il passaporto io stesso, senonché per motivi d’ufficio non potendo allontanarmi dal campo scrissi una lettera di scusa al Console, dicendo che mi sarei recato da lui dopo le feste di capo d’anno. Ma nel frattempo, e ciò il 7 gennaio 1942, il Console mandò un suo delegato presso la ditta a chiedere il mio passaporto, ma n’ebbe un rifiuto. Appena saputo questo fatto telefonai alla delegazione italiana per chiarire la cosa ed assicurare che avrei portato io stesso il passaporto il lunedì successivo, ma dal Cav. Amadisi, delegato italiano presso il fronte tedesco a Kassel, mi fu risposto che era ormai troppo tardi; successivamente consegnai il documento alla polizia tedesca, su invito di questa ultima. Non ho mai incitato la ditta Henschel&Sohn a non lasciarmi libero, ho anzi io stesso chiesto il mio licenziamento parecchie volte, ed in ultimo con raccomandata del 7 febbraio 1942, ed è stata sempre respinta la mia richiesta, tanto vero che sono venuto via senza essere liquidato. Non ho mai svolto opera antifascista, ma ho sempre fatto opera d’assistenza verso gli operai italiani, cercando prudentemente di riprendere i mormoratori, dai quali forse mi vengono le accuse di antifascismo ed anti-italiano. Conosco il Pasquetto Luigi, fiduciario del campo, il quale volendo fermarsi poco in ufficio, pretendeva ch’io facessi il suo lavoro, cosa ch’io non potevo fare e perciò si lamenta ch’io non collaboravo. Il Pasquetto era un donnaiolo, tanto da essere stato richiamato ed allontanato da altro campo, quello di Eschenstruth, dove subì anche un procedimento penale per irregolarità nel vettovagliamento degli operai. Per quanto si riferisce all’episodio del rifugio, ricordo d’aver ripreso energicamente un operaio italiano, il quale in istato di ubbriachezza fumava in un rifugio durante un’incursione aerea, contrariamente alle vigenti disposizioni. Nel rifugio io mi trovavo di servizio. Nego che parlando con un tedesco in presenza dell’italiano Gandolfo Sebastiano, meridionale, io abbia pronunciato la frase ‘ritorna in Germania perché in Italia si muore di fame’. E che il Gandolfo riferisce il falso può essere comprovato dal fatto che egli non sa una parola di tedesco”. Il 26.8.1942 il Cpc approva la proposta della Prefettura di Bergamo di far diffidare Biziak, il che avviene ‘severamente’ il 18.9.1942 presso la Questura di Bergamo. Nel fascicolo è conservata la “Tessera Passaporto per i lavoratori italiani in Germania” di Biziak, n° 6281, con il timbro di uscita da Como San Giovanni dell’11.5.1941. Muore a Gandino il 4.8.1961. Cpc, b. 670, 1942-1942. (G. Mangini, R. Vittori)