Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Bergamo il 3.12.1902, bracciante, segnalato come sospetto anarchico. Ha un fratello, Luigi, e due sorelle, Maria Carolina e Albina. A Bergamo non ha mai svolto opera di propaganda. La sua famiglia abita a Valtesse in via Crocefisso 48. Nel 1924 emigra in Argentina, a Buenos Aires. Nel maggio 1928 è tra i numerosi sospettati per l’attentato compiuto contro il Consolato Generale italiano di Buenos Aires. Secondo una nota del 24.8.1929 del Ministero dell’Interno indirizzata alla Prefettura di Bergamo, Bonacina vive a Buenos Ayres in Calle Egmont 1690 insieme a Nicola Spinelli di Fortunato (Cpc, b. 4916, fasc. 028936, nato nel 1899 a Mesoraca in provincia di Catanzaro, tranviere, panettiere, anarchico), al bergamasco Egidio Ermenegildo Lazzari di Enrico e a Giuseppe Belotti, di Gabriele. Quest’ultimo nominativo, in realtà, è il frutto di un piccolo ma determinante errore nella scrittura del cognome. Tra i sovversivi bergamaschi, infatti, non c’è il nominativo di Giuseppe Belotti, figlio di Gabriele, emigrato in Argentina. Il nome corrisponde invece a quello di Giuseppe Bellotti: si tratta di un pittore e decoratore anarchico nato nel 1895 a Riva di Trento e trasferitosi in Argentina, iscritto in RF e schedato al Cpc (b. 467, 1936-1942). Nel febbraio 1930 Bonacina si fa recapitare la posta a Buenos Aires all’indirizzo di Calle Nero 1060, ma nel luglio dello stesso anno dall’Argentina arriva la precisazione che Calle Nero non esiste. Per l’apparato poliziesco e diplomatico fascista si tratta quindi di individuare l’indirizzo esatto. Una nota dell’1.8.1930 dei Cc di Bergamo indirizzata alla Questura rileva che da oltre 3 mesi Bonacina non fornisce più sue notizie né alla famiglia d’origine e nemmeno alla moglie, le quali inviano la corrispondenza all’indirizzo di Calle Franelpiù n. 1764 a Buenos Aires, senza però averne risposta, quasi certamente perché l’indirizzo è sbagliato, dato che anche la via in questione, come nel caso della calle Nero, già segnalato in precedenza, non esiste.
Nel 1931 risulta risiedere in Calle Junin n. 531. Una nota del Cpc del 2.10.1933 indirizzata alla Prefettura di Bergamo informa che, su segnalazione dell’Ambasciata italiana a Buenos Aires del 26.8.1933, Bonacina ha lasciato Calle Mendez des Andes 2173, dove ha vissuto fino al 1932 presso un compaesano, per trasferirsi nel comune di Moron, compreso nella Grande Buenos Aires, dove lavorerebbe come fornaio e anche come mosaicista, senza mostrare alcun tipo di impegno politico. Nel 1935 risulta risiedere ancora a Buenos Aires in Calle Thompson, 772. Alla fine di novembre 1938 lascia l’abitazione di Calle Thompson per trasferirsi in Calle Italia 175 nella città di Castelar, anche questa compresa nella Grande Buenos Aires. Secondo un’informativa dell’11.4.1940 proveniente dal Ministero dell’Interno, Bonacina risiede ancora a Castelar, calle Italia 175, “si tratta di una buona persona e da alcuni anni lavora presso la ‘Serica Platense’ in Ciudadela della quale è proprietario il connazionale Mollica Michele. Il Bonacina non si è mai occupato di politica e possibilmente il dubbio suscitato nei suoi riguardi si deve al fatto che quando giunse in Argentina andò a vivere assieme ad alcuni connazionali, tutti di Bergamo, residenti in Buenos Ayres, Calle Monte Egmont 1160 e tra i quali vi era il noto Bellotti Giuseppe di Gabriele. Nella settimana dell’attentato (maggio 1928, n.d.r.) al Regio Consolato Generale di Buenos Ayres, il Bonacina assieme ad altri fu detenuto e poscia lasciato in libertà dopo due giorni di indagini della Polizia della Capitale”. A proposito di Giuseppe Bellotti di Gabriele, qui citato, il richiamo è ancora alla già citata nota del 24.8.1929 indirizzata alla Prefettura di Bergamo dal Ministero dell’Interno e sulla quale valgono le precisazioni fatte a quel riguardo, con la differenza che nell’informativa del 1940 il cognome, Bellotti, è citato correttamente. (G. Mangini, R. Vittori)