Profilo sintetico riassuntivo
Nato il 9.6.1910 a Clusone (Bg), dove risiede in Cascina Pezzola, contadino, sovversivo, celibe, coltiva una proprietà di circa 15 pertiche bergamasche di terreno seminativo di proprietà della sua famiglia, ha due sorelle, Marianna (n. 1902) e Pierina (n. 1904). Il 22.1.1933 Giovanni Botosso, agente della brigata di Clusone della Guardia di Finanza, mentre transita sulla provinciale Clusone-Rovetta, all’esterno della trattoria ‘Giardinetto’ sente cantare ‘Bandiera rossa’, ma al buio non riesce a identificare chi sta cantando. Botosso entra nel locale ma poco dopo entrano tre persone, che si siedono e iniziano a cantare canzoni dialettali. Poco dopo entrano nel locale Umberto Lavaccaro, agente della Guardia di Finanza della brigata di Clusone, insieme alle guardie forestali Alfredo Vercelin e Rino De Zorsi, del distaccamento di Clusone. Questi si avvicinano a Botosso e gli chiedono se anche lui ha sentito cantare ‘Bandiera rossa’. Alla risposta affermativa, la guardia forestale Vercelin fa chiamare in una saletta separata del locale uno dei tre giovani, Antonio Savoldelli (di Giovanni e Giovannina Tognetti, contadino, nato il 22.11.1907 a Clusone, dove risiede). Alla domanda diretta se era stato lui con i suoi amici a cantare ‘Bandiera rossa’, Savoldelli ammette subito l’accaduto. Vengono chiamati nella stanza anche gli altri due, che dichiarano di essere l’uno Angelo Benzoni (di Luigi e Angelina Savoldelli, nato a Clusone il 5.7.1910) e l’altro Ernesto Barzasi (di Giuseppe e Angela Savoldi, nato a Clusone nel 1908), entrambi contadini, che a loro volta ammettono di essere autori del canto insieme a Savoldelli. I tre vengono arrestati e portati nelle carceri di Clusone, dove emerge il fatto che il sedicente Barzasi in realtà è Bonaventura Bonadei. Interrogato sul perché avesse fornito false generalità, risponde dicendo di averlo fatto per timore delle conseguenze per aver cantato ‘Bandiera rossa’ ed essere stato scoperto. Nella conclusione del suo rapporto alla Prefettura di Bergamo, il capitano Cosimo Stellato dei Cc di Clusone, riferendosi ai tre giovani clusonesi scrive che “il loro atto si ritiene dovuto esclusivamente ad inconsideratezza. Costoro sono celibi e di mediocri condizioni economiche”. Il 18.2.1933 la Pretura di Clusone diffida Bonadei, che viene anche condannato a 8 giorni di arresto e multato di 100 lire per aver fornito false generalità. Il 22.11.1938 i Cc di Clusone informano la Sotto-prefettura di Clusone che Bonadei non è iscritto al Pnf ma si dimostra favorevole al regime fascista e ne propongono la radiazione, ma su di lui ci sono documenti fino al 1940. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia in triplice posa. Cpc, b. 709, 1940-1941. (R. Vittori)