Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Zanica (BG) il 12.4.1888, contadino, antifascista, disfattista, mutilato nella prima guerra mondiale, ammonito, sposato con Luigia Caterina Pesenti e padre di 11 figli: Anna, Maria Teresa, Angelo, Pietro, Santo, Lucia, Francesco, Maria Pierina, Paolo, Giovanna, Luigia. Presidente della sezione di Zanica dei combattenti e reduci. Iscritto al Pnf dal 1940 con anzianità retroattiva al 1925. Un suo figlio, ferito sul fronte russo, è stato trasportato in Italia e ricoverato all’ospedale militare di Roma, ma il padre non è in grado di andare a visitarlo e questo lo porta a lamentarsi pubblicamente del fatto che il Comune di Zanica non abbia provveduto in proposito. La sera del 5.12.1941, dopo aver ascoltato in un locale pubblico di Zanica la trasmissione radio ‘Commento ai fatti del giorno’, commenta: “Cosa hanno fatto durante questa guerra! L’Impero lo abbiamo perduto; la Libia lo stesso e, poi, vedremo in seguito!”. Benché inviato a smettere, Caroli, ubriaco, prosegue fino a quando un figlio lo accompagna fuori dal locale. Il segretario politico fascista di Zanica, informato del fatto da alcuni fascisti del paese (Giovanni Bolis, Luigi Previtali ed Enrico Poma), il giorno successivo denuncia Caroli ai Cc, che lo arrestano e lo associano alle carceri giudiziarie di Sant’Agata a Bergamo. Inoltre, il segretario federale fascista di Bergamo, Gino Gallarini, revoca l’iscrizione al partito fascista di Caroli e lo sostituisce nella carica di fiduciario comunale dell’Associazione Mutilati di Zanica, informandone il questore Pumo il 9.12.1941. Il 12.1.1942 viene ammonito dalla Commissione Provinciale per il confino di polizia di Bergamo, dalla quale viene prosciolto il 30.10.1942 in occasione del ventennale della marcia su Roma. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia. Nel fascicolo è anche presente un documento estraneo alla vicenda di Caroli e relativo ad un altro mutilato, Angelo Amadei (di Giuseppe e Giuseppa Bassis, n. l’8.2.1917 a Stezzano, dove risiede e lavora come contadino) accompagnato da un biglietto di Gallarini che si rivolge ai propri genitori segnalando la vicenda di Amadei come un caso ‘pietoso’. Cpc, b. 1102, 1942-1942. (L. Citerio, G. Mangini, R. Vittori)