Carlessi Francesco Pietro Angelo

n. busta
26
n. fascicolo
777
Primo estremo
1938
Secondo estremo
1941
Cognome
Carlessi
Nome
Francesco
Altri nomi
Pietro Angelo
Presenza scheda biografica
no
Luogo di nascita
Data di nascita
1899/10/15
Livello di istruzione
terza elementare
Professione
contadino
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Urgnano (Bg) il 15.10.1899, terza elementare, contadino, sovversivo. Il padre, infermo, è a suo carico. Sposato ad Urgnano il 18.9.1921, ha 4 figli. Partecipa alla prima guerra mondiale con 42 mesi di ferma. La guerra lascia su di lui tracce vistose di sofferenza psicologica. Ubriaco, la sera del 15.8.1938 perde il controllo di sé e si lascia andare ad insulti contro Mussolini. Fermato dai Cc di Urgnano (brigadiere Lelio Tesi e carabiniere Andrea Ghidinelli) il 16.8.1938 e il giorno dopo, 17.8.1938, è tradotto in carcere a Bergamo. Alla stessa data del 17 agosto risale la dichiarazione di alcuni testimoni presenti al fatto, in particolare quella di Ettore Dolazza (nato a lecco il 10.2.1901 ma residente a Urgnano, operaio) e quella di Angelo Capitoli (nato nel 1890 a Urgnano, dove lavora come bidello nelle scuole statali), i quali affermano che Carlessi, uscito ubriaco dalla trattoria dell’Elefante, “gridava al alta voce varie frasi sconnesse riguardanti tasse ed altre cose private pronunziando, fra l’altro, a distanza di qualche minuto l’una dall’altra le seguenti parole pure ad alta voce «L’Italia di Mussolini – lazzarone – avanti pop-ol-o alla riscossa – tutti in c-hiesa». (..) Soggiungiamo che la frase ‘lazzarone’ non sappiamo fosse diretta contro S.E. Mussolini oppure contro altre persone che lo invitavano a fare silenzio”. Carlessi viene difeso dall’avvocato Giuseppe Pezzotta di Bergamo, che teme una possibile condanna al confino per il suo assistito e che scrive al questore: “E’ un uomo di 39 anni (classe 1899) che ha fatto 42 mesi di guerra, ammogliato, padre di 4 bambini, e che ha, per di più, il padre infermo a proprio carico. Egli è un povero minorato dalla guerra, dalla quale ha riportato uno stato di squilibrio nervoso tale per cui gli basta un bicchiere di vino per soggiacere ad un repentino sconvolgimento delle sue facoltà con perdita quasi totale di qualsiasi controllo su sé stesso. Egli, che possiede un po’ di campagna propria, lavora come un mulo per tutta la settimana senza mai abbandonare la casa per l’osteria, ad eccezione di qualche domenica che egli trascorre coi compagni. E allora basta, come ho detto, un bicchiere di vino perché egli non sappia più quel che si dice”. A riprova del fatto che Carlessi non ha alcuna istanza politica nel proprio animo, l’avvocato Pezzotta cita il fatto che lo stesso segretario politico fascista di Urgnano in precedenza non ne aveva mai sentito parlare. Inoltre, prosegue Pezzotta, “io l’ho anche visitato in carcere e mi ha fatto una penosa impressione: egli vive in uno stato di depressione e insieme di eccitazione preoccupanti. E’ ossessionato continuamente dall’idea di immaginari pericoli dei quali non si riesce a liberare la sua immaginazione nemmeno coi più evidenti e convincenti mezzi di persuasione”. L’avvocato Pezzotta, pertanto, suggerisce al questore di infliggere a Carlessi una semplice diffida, appunto perché si tratta di un uomo che lavora molto ed è depresso, ma non di un antagonista politico. Sul testo della lettera di Pezzotta c’è un appunto manoscritto, che si riferisce evidentemente alla risposta da preparare alla lettera di Pezzotta: “Riferito con il sig.r Questore. Non può prendersi però condannato al confino, ma rimane nelle carceri giudiziarie di Bergamo per circa due mesi, fino a quando viene visitato dal dr. Gualteroni, che è appunto il medico delle carceri giudiziarie centrali di Bergamo. Dopo la sua visita del 12.10.1938, il medico redige il seguente certificato: “Carlessi Giuseppe di Pietro è affetto da grave deperimento organico, che dal periodo della sua entrata in carcere è andato progressivamente aumentando, così da compromettere le sue condizioni fisiche e psichiche. Da qualche giorno rifiuta il cibo e perciò è necessario avvisare l’autorità competente peri provvedimenti necessari al suo caso”. Così, dopo due mesi di carcere, il 14.10.1938 viene liberato dopo essere stato diffidato dal commissario di Ps di Bergamo, Francesco Giongo. Tuttavia, 3 giorni dopo, il 17.10.1938, su prescrizione del medico condotto di Urgnano viene ricoverato nel manicomio di Bergamo “avendo dato segni evidenti di anormalità mentale, tentando di suicidarsi mediante impiccagione”. Viene dimesso il 14.1.1939. Nel fascicolo sono conservate, oltre a quella citata di Ettore Dolazza e Angelo Capitoli, anche le testimonianze di Luigi Scarpellini, Alessandro Benedetti, Carlo Longo e dello stesso Carlessi. Radiato nel maggio 1941. (L. Citerio, G. Mangini, R. Vittori)
Familiari
Carlessi Pietro (padre)
Nato nel 1870, contadino.
Togni Rosa (madre)
Filatrice.
Luoghi di residenza
Urgnano Lombardia Italia (1899/10/15 - )
Fatti notevoli
Partecipa alla prima guerra mondiale con 42 mesi di ferma.
1938/08/15
Ubriaco, pronuncia frasi offensive nei confronti del capo del Governo e intona canti sediziosi.
Sanzioni subite
arresto (1938/08/16 - )
diffida (1938/10/14 - )
In rubrica di frontiera
no
In bollettino ricerche
no
Esclusione dallo schedario
Data di esclusione
1941