Profilo sintetico riassuntivo
Nato a San Gervasio d’Adda (Bg) il 28.7.1876, sacerdote. Parroco di Stezzano (Bg), segnalato quale oppositore antifascista. Il 16.3.1927 la Prefettura di Bergamo chiede si Cc un rapporto sulla figura di don Carminati. I Cc di Bergamo il 2.4.1927 inoltrano al prefetto una dettagliata relazione, firmata dal maggiore Pietro Testani, che nel concludere il rapporto “riterrebbe salutare ed esemplare un energico provvedimento di polizia”. Scrive il maggiore Testani:
“Il Sacerdote Don Giuseppe Carminati, Parroco di Stezzano, si è sempre mostrato palesemente ostile al fascismo e al Governo Nazionale, non solo, ma la sua condotta in genere, e alcuni suoi atti in ispecie, lo fanno addirittura ritenere dotato di sentimenti anti Italiani. Buon Ministro del Culto, è ben visto solamente da coloro che antepongono il bene spirituale ad ogni questione terrena, sia essa politica o di puro patriottismo. La maggioranza della popolazione invece – quella fascista o non fascista ma patriottica – critica acerbamente la sua pessima condotta e male tollera, tanto che si deve all’intervento dell’Arma, del Sindaco e della gerarchia fascista se, qualche tempo fa, non furono condotte a fine ‘spedizioni punitive’ di rappresaglia contro tanta avversione al fascismo. Ma anche in fatto di religione, e soprattutto di morale, il Carminati ha lasciato alquanto a desiderare se si pensi che tra il 1919 e il 1921 ha consentito ad unire in matrimonio, col solo vincolo religioso, affinché non perdessero la pensione, ben cinque vedove di Guerra. Questo fatto, benché apparentemente meditato da una pretesa cauzione restituibile solo a compimento del rito civile, dimostra vieppiù la sua riluttanza per le Leggi Italiane, riluttanza che non recede neppure di fronte a una complicità immorale e dannosa all’Erario. Le cauzioni infatti sono rimaste nelle sue mani e i matrimoni civili non hanno avuto più luogo. Per meglio lumeggiare la figura morale e politica di questo prete, lo scrivente citerà qui di seguito alcuni fatti i quali, inconfutabilmente, lo porranno nella giusta luce e forniranno alla competente Commissione provinciale gli elementi più certi di giudizio. Quando non ancora si parlava di fascismo, ma pure un’ondata di entusiasmo e di italianità scuoteva ogni Italiano, il 4 Novembre 1918, mentre tutte le campane dell’Italia suonavano a festa e tutti i partiti si fondevano in uno solo, festeggiante ed entusiasta, il Carminati, con atto inqualificabile, negò che le sue campane suonassero e tacciò di ‘Violatori della Chiesa’ i pochi animosi che proruppero nel campanile e infransero il veto. Più tardi, quando le orde comuniste, che sembravano travolgere in un caos il nostro paese, vennero fiaccate dalla gioventù fascista e in tutta Italia si fondarono Sezioni e si inaugurarono gagliardetti, il Carminati, nonostante la presenza a Stezzano delle LL.EE. gli Onorevoli Suardo e Bonardi si rifiutò di benedire quello del Fascio della sua parrocchia, adducendo impedimenti liturgici. E ancora. Richiesto dall’attuale Podestà di collaborare con lui in un programma di riorganizzazione del corpo musicale di Stezzano onde conciliare meglio le diverse tendenze paesane, non fu possibile addivenire ad un accordo completo perché il prete si ritirò quando vide nel programma gli inni patriottici tra cui quello di Mameli. Né recedè quando gli si fece osservare che questo inno era insegnato e cantato nelle scuole, ed anzi obiettò che nelle scuole si insegnavano tante e tante cose che non si dovrebbero insegnare. Quando, sempre in Stezzano, si inaugurò il Parco della Rimembranza, il Carminati pronunciò un discorso tronfio di spiritualità religiosa e tanto vuoto di patriottismo e di gloria ai caduti per la santa causa, che il Sig. Prefetto, presente e non intenzionato a parlare, espresse al Sindaco il bisogno di prendere la parola affinché la bella cerimonia non terminasse così male. Vietò che il suo oratorio fosse frequentato da giovani inscritti all’associazione ‘Balilla’ o all’Avanguardia e infine, nel Luglio 1925 il suo contegno raggiunse il colmo dell’avversione al Fascismo, giungendo egli, con inaudita animosità, a vietare che sul feretro del fascista Nozza Luigi, fosse deposto il drappo tricolore. Per questo fatto con verbale n° 93 del 15 Luglio stesso, il Comandante la Stazione dei Carabinieri Reali di Stezzano, lo deferì all’Autorità Giudiziaria per il reato di offesa alla bandiera (Art. 115 C.P.C.) da cui più tardi venne assolto per insufficienza di prove. Lo scrivente ritiene che i fatti suesposti e l’atteggiamento in genere del Carminati, siano bastevoli a definirlo assolutamente avverso alle istituzioni che ci reggono e in special modo al Regime Fascista. E poiché, per quanto non eserciti una vera e propria propaganda, le sue idee non possono non avere una deleteria ripercussione sull’animo dei religiosi, degli incerti e degli avversi al regime, questo Comando riterrebbe salutare ed esemplare un energico provvedimento di polizia”.
Don Carminati viene diffidato in Questura il 19.7.1927. In un foglio dattiloscritto senza data ma successivo alla diffida e scritto integralmente a macchina, intestato congiuntamente ‘Regia Prefettura di Bergamo e Diocesi di Bergamo’ e con la scritta ‘Riservatissima’ al centro del foglio, a cui segue la doppia scritta ‘Vicaria di Lallio’ e ‘Pretura di Bergamo’, compaiono alcune voci tematiche seguite da bevi risposte definitorie. Così, alla voce ‘Titolare’ seguono le indicazioni biografiche del sacerdote (nome dei genitori, luogo e data di nascita, luogo di residenza); alla voce ‘Precedenti morali e politici’ corrisponde la seguente scritta: “Immune da precedenti morali. Politicamente fu irriducibile avversario del Regime, così che, proposto nel 1927 per provvedimenti di polizia, venne diffidato a’ sensi dell’Art. 166 Legge di P.S. Da qualche tempo però sembra abbia mutato opinioni nei riguardi del Fascismo; comunque tiene contegno più riservato e benevolo verso i suoi rappresentanti”; alla voce ‘Attività che svolge’, corrisponde la scritta “Religiosa ed attinente al suo ministero”; alla voce ‘Atteggiamento nei riguardi del Regime’, corrisponde la scritta “Riservato, ma non contrario”; alla voce ‘Rapporti fra lo stesso e Autorità locali, corrisponde la scritta “Buoni” e, infine, alla scritta ‘Favore che gode nella popolazione’, corrisponde la scritta “Gode consenso e stima”. Il 14.12.1927 il podestà di Stezzano trasmette alla Questura di Bergamo un giudizio molto positivo su don Carminati. Una successiva segnalazione dei Cc del 18.3.1933 alla Questura, firmata dal tenente Eusilde Merello, rileva che don Carminati “in questi ultimi tempi non ha dato luogo a rimarchi di sorta”, pertanto se ne propone la radiazione dall’elenco dei sovversivi, il che avviene il 20.6.1933. Nel fascicolo sono conservate tre copie di una sua fotografia. (L. Citerio, G. Mangini, R. Vittori)