Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Curdomo (Bg) il 12.7.1907, operaio, socialista, arrestato e detenuto due volte, il 5.10.1931 e il 17.7.1942, diffidato e ammonito. Ha un fratello, Silvio, e una sorella, Carola. Facendo seguito ad un telegramma del 5.10.1931, il 13.10.1931 il prefetto di Bergamo informa quello di Milano su un episodio avvenuto il 4.10.1931, quando il fascista Giuseppe Cattaneo, aiutante di battaglia degli alpini in congedo e reduce dal raduno degli alpini a Bergamo, rientrando a casa verso mezzanotte incontra Bonati e Giuseppe Angelo Mosca, che stanno acquistando caramelle dal rivenditore ambulante Giuseppe Rota. Bonati prende la cravatta rossa di Mosca e cerca di metterla al collo di Cattaneo, che fa resistenza, mentre Mosca incita il compagno dicendogli “devi fargliela baciare”. Dopo essersi allontanato, Cattaneo viene nuovamente raggiunto dai due giovani che lo minacciano dicendogli: “Guarda che siamo stanchi, è ora di finirla, ricordati che se ritorna ancora il tempo della bandiera rossa ti facciamo la pelle. Se sei di pura fede nostra devi baciare questo emblema rosso. Quando regnava la bandiera rossa si guadagnava 30 lire al giorno, ora ci fanno morire di fame”. Alla resistenza del Cattaneo, i due lo colpiscono con pugni e calci gettandolo a terra, causando lesioni multiple guaribili in 10 giorni. Richiamati dalle grida del Cattaneo intervengono alcuni giovani fascisti e il rivenditore Rota, che fermano il Mosca mentre Bonati, fuggito, viene arrestato il mattino dopo. Mosca, che viene definito un “cattivo soggetto” ed è già stato denunciato per grida sediziose ed amnistiato, dichiara di aver portato la cravatta rossa su istigazione di Bonati, il quale però nega. Il Tribunale di Bergamo il 9.12.1931 condanna Bonati con la condizionale a 8 mesi 8 di reclusione e 2 mesi di arresto per violenza privata e manifestazioni sovversive. Dopo la condanna del 1931 venne radiato dai ruoli dei Cc, presso i quali aveva prestato servizio per 3 anni. La sua condanna viene amnistiata il 5.11.1932 in occasione del decennale della marcia su Roma. Il 17.6.1939 i Cc di Bergamo propongono di radiarlo dall’elenco dei sovversivi per la sua buona condotta: è iscritto al Dopolavoro di Mozzo (Bg) e partecipa manifestazioni del regime. Radiato nel giugno 1939. All’inizio della seconda guerra mondiale risiede a Mozzo in piazza Trento e Trieste, è celibe, vive con i genitori e lavora a Bergamo presso l’azienda ‘Reggiani’, stabilimento ausiliario per la produzione di guerra e per questo è tra gli esonerati dal servizio militare con il n° di matricola 11217. Il 24.4.1942 viene denunciato dal capo-ufficio della ‘Reggiani’, che lo accusa di insubordinazione, di atteggiamenti ostili e di azione sobillatrice tra le maestranze. Bonati viene licenziato, ma trova lavoro come operaio tintore presso la S.A. Linificio e Canapificio Nazionale di Ponte San Pietro Il segretario federale del Pnf di Bergamo, Gino Gallarini, il 24.5.1942 scrive al prefetto chiedendo provvedimenti contro Bonati, noto sovversivo e già condannato nel 1931. L’11.7.1942 il questore di Bergamo propone al prefetto l’ammonizione per Bonati. Il 12.7.1942 cinque operai della Reggiani scrivono una lettera in favore di Bonati, definendolo un buon lavoratore che non si è mai lamentato dell’azienda presso cui lavora. Nel frattempo la proposta dell’ammonizione viene approvata dal Ministero dell’Interno e Bonati viene sia ammonito che diffidato nella stessa data del 17.7.1942. Tre giorni dopo il capitano Alberto Lanoce dei Cc scrive alla Questura di Bergamo chiarendo i motivi del licenziamento. L’accusa di insubordinazione è connessa alla trasgressione di una norma di disciplina interna alla fabbrica, dato che Bonati aveva tentato di uscire dallo stabilimento con una tenuta da lavoro di un parente per farla lavare, fatto vietato. L’accusa di sobillazione è dovuta al fatto che aveva definito i superiori tecnici degli ignoranti, che dovevano essere bastonati perché non capivano niente e perché lamentava come inadeguata la retribuzione giornaliera degli operai della sua categoria. Inoltre avrebbe gettato a terra il distintivo della ‘Dante Alighieri’ in occasione della ‘Giornata degli italiani nel mondo’. Le accuse, però, secondo il capitano Lanoce “non sono state suffragate da prove testimoniali inconfutabili o da concrete prove di fatto”, pertanto pare eccessivo il provvedimento dell’ammonizione, viene quindi proposta la sola diffida. Inn realtà, Bonati viene prosciolto dall’ammonizione ancora una volta per l’anniversario della marcia su Roma, stavolta il ventesimo. Il 29.10.1942, infatti, il questore Pumo con un telegramma inviato al podestà di Curdomo e ai Cc di Ponte San Pietro comunica che “n. 010345 ordine duce provvedimento ammonizione motivi politici carico Bonati Rinaldo [..] est revocato. Pregasi dare comunicazione interessato assicurando”. Il 30.10.1942 viene revocata l’ammonizione. L’APPIA – Associazione Perseguitati Politici Italiani Antifascisti di Bergamo, a firma di Emilio Rivellini, l’8.10.1945 scrive alla Questura di Bergamo per ricevere copia degli atti del processo di Bonati. Nel fascicolo sono conservate due copie di una sua fotografia in triplice posa, certamente del 1932, e tre copie di una sua fotografia del 1942. Cpc, b. 714, 1931-1942. (R. Vittori)