Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Bergamo il 15.6.1897, fabbro, antifascista, ha la mano destra atrofizzata e la gamba sinistra raccorciata di 17 centimetri. Residente in Città Alta in via Fara n. 5, è sposato con Giuseppina Marziali, dalla quale ha un figlio, Mario che lavora come operaio meccanico presso gli stabilimenti di Dalmine ma che nel 1941 si trova sotto le armi nell’8° Reggimento d’Artiglieria. Un’altra figlia, Olga, muore nel 1937. Il 7.3.1941 la Commissione Provinciale di Bergamo lo ammonisce perché “pericoloso per l’ordine nazionale”. La ragione dell’ammonizione sta nel fatto che il 23.2.1941, mentre era in piazza Vittorio Veneto e ascoltava la radiotrasmissione del discorso di Mussolini sulla situazione internazionale, riferendosi ai rovesci militari nell’Africa Orientale Italiana, Carera così commenta ad alta voce: “l’Impero el va a fass ciavà”. Alcuni fascisti che sentono la frase gli mettono le mani addosso e lo denunciano alla Questura: si tratta di Antonio Moretti (di Sperandio e Elisabetta Fiammarelli, nato a Bergamo il 21.1.1912 e residente in via Tasso 38, iscritto al Pnf dal 1933), Plinio Brignoli (di Luigi ed Emma Frassi, nato a Nossa il 23.10.1909, residente a Bergamo in via Maffei 8, rappresentante, iscritto al Pnf dal 1925) e Giovanni Roviglio Acquaroli (di Ignazio e Giuseppa Angioletti, nato a Colognola al Piano il 29.4.1912, impiegato residente a Bergamo in via Regina Elena 2, iscritto al Pnf dal 1934). Come lo stesso Carera rileva nella sua supplica, “alle ore 17.50 mi sentii immediatamente percosso e contemporaneamente venivo preso in consegna dagli Agenti della Forza Pubblica e inviato al carcere di S. Agata”. Il giorno dopo, 24.2.1941, viene portato in Questura e interrogato dal funzionario di Ps Francesco Giongo. Il verbale dell’interrogatorio è conservato nel fascicolo. In conseguenza dell’ammonizione, viene diffidato in Questura e obbligato a presentarsi tutte le domeniche in Questura e ad ogni richiesta, rientrando a casa tutte le sere prima delle ore 20 e non uscendo di casa prima dell’alba. In seguito all’ammonizione, il 5.5.1941 Carera invia al prefetto di Bergamo una supplica per essere sollevato dai vincoli dell’ammonizione, soprattutto dalle restrizioni orarie che questa comporta e che gli impediscono di poter effettuare il suo lavoro, che richiede di spostarsi sul territorio e oltre gli orari prescritti, ma anche per la difficoltà di trovare lavoro, fatto già difficile per le sue minorazioni fisiche. A proposito della frase che gli ha causato l’ammonizione, Carera osserva “che a mio avviso non era che una semplice mia allusione e che credevo non avesse carattere di gravità o potesse influire sulle menti delle persone circostanti presenti alla adunata”. Dal canto loro, i Cc di Bergamo il successivo 7.6.1941 così definiscono la frase di Carera: “detta con tono ironico e si direbbe quasi come espressione di contento, è anche di cattiva condotta morale”. Quest’ultimo commento è del capitano Alvaro Bosetti, che di seguito riassume per la Questura di Bergamo i precedenti di Carera, sei episodi dal 1919 al 1940: 1. per ricettazione la Corte d’Appello di Brescia il 30.5.1919 lo condanna a 1 anno di reclusione; 2. per furto il Pretore di Bergamo lo condanna l’1.5.1934 a 30 giorni di reclusione e 500 lire di multa; 3. per ricettazione il Tribunale di Bergamo lo condanna il 9.4.1938 a 20 giorni di reclusione e a 50 lire di multa; 4. perché di notte viaggiava su una bicicletta senza fanale acceso il Pretore di Bergamo il 20.4.1940 lo condanna a 50 lire di multa; 5. perché viaggiava con una bicicletta senza campanello il Pretore di Milano il 15.9.1940 lo condanna a 25 lire di ammenda; 6. Per non aver applicato il catarifrangente al fanale della bicicletta lo stesso Pretore di Milano il 15.9.1940 lo condanna a 50 lire di ammenda. Subito dopo l’elencazione delle imputazioni e delle relative condanne, il capitano dei Cc Bosetti, in una sorta di giustificazione che deve aver sentito necessaria, aggiunge: “Le ultime 3 condanne, lievi in sé stesse, ma tutte per il medesimo motivo, dimostrano il Carera ostinato contravventore alle disposizioni in vigore”. Coerentemente con tale valutazione, il capitano Bosetti si dichiara contrario ad un provvedimento di clemenza verso Carera con queste argomentazioni: “dati i precedenti del suddetto individuo che lo rivelano cittadino tutt’altro che esemplare, dato il breve tempo dal quale decorre l’ammonizione ed in considerazione che un annullamento della stessa non sarebbe commentato in senso favorevole dalla parte sana della popolazione del rione, questo comando è del parere che un atto di clemenza sia prematuro”. Il 5.7.1942 Carera inoltra un esposto con la richiesta di revoca dell’ammonizione ribadendo gli stessi motivi già esposti in quella precedente. L’ammonizione viene condonata il 30.10.1942 in occasione del ventennale della marcia su Roma. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia in triplice posa. (L. Citerio, G. Mangini, R. Vittori)