Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Castione della Presolana (Bg) il 22.2.1894, dove risiede. Sposato con Clelia Ferrari, senza figli, è esercente di un’osteria con annessa rivendita e privativa, antifascista. Iscritto al Pnf di Castione, nel 1926 ne viene espulso: secondo una versione ‘per scarsa fede fascista’, secondo un’altra ‘per la sua cattiva condotta morale’. Nel 1927 canta pubblicamente ‘Bandiera rossa’; denunciato per questo dal segretario del fascio di Castione, che in quel momento è Bortolo Sozzi, si rende irreperibile per 20 giorni, ma per questa vicenda non sono documentati eventuali provvedimenti nei suoi confronti. La sera del 26.8.1939 si trova a bere in compagnia di altre persone, tutte nate e residenti a Castione: Giovanni Angelo Sozzi, Giuseppe Antonio Ferrari, Costantino Ferrari e Tommaso Medici. Verso le 23 il gruppo di amici viene a sapere che poco prima, verso le 22, il segretario del fascio locale nonché segretario comunale dott. Paolo Canu, aveva vietato a Bortolo Canova (26 anni, di Castione) l’ingresso nello stesso Dopolavoro dove si stava svolgendo una festa danzante ad inviti, riservata solo ai villeggianti e organizzata appunto da Canu, e che alle insistenze di Canova il segretario fascista lo aveva spinto fuori dal Dopolavoro. Dopo essersi spostati a bere in un altro locale del dopolavoro, verso le 2 del nuovo giorno il gruppo di amici si porta davanti all’abitazione di Canu gridando ‘Abbasso il segretario del fascio’ e insulti al suo indirizzo e dove Giovanni Angelo Sozzi, mentre si sta allontanando con gli altri, grida ‘Viva Lenin’. Canu sporge denuncia per l’accaduto, individua in Sozzi la persona che ha inneggiato a Lenin e afferma che sono state tirate pietre contro la sua casa. I Cc individuano presto tutti i componenti del gruppo, i quali ammettono le grida, smentiscono il lancio di pietre, mentre Sozzi nega di aver gridato ‘Viva Lenin’, ma viene smentito da due abitanti della frazione Rusio, che stavano passando proprio nel momento del fatto mentre rientravano a casa, Paolo Maurizio Armanni e Pietro Prospero Armanni, i quali confermano quanto gridato da Sozzi mentre smentiscono il lancio di pietre. Leone Canova viene arrestato il 23.9.1939 e tradotto nelle carceri giudiziarie di Bergamo. Nella sua relazione di sintesi inviata l’8.10.1939 al prefetto in quanto presidente della Commissione Provinciale per il confino di polizia, il questore, dopo aver ricostruito la vicenda, propone il confino di polizia per Sozzi, ritenuto il vero organizzatore del fatto, mentre per gli altri indica l’ammonizione come il provvedimento adeguato, ad eccezione di Medici perché in quel momento è richiamato alle armi. Dal carcere Leone Canova inoltra al prefetto di Bergamo un esposto nel quale chiede un supplemento di indagine sul suo caso, perché non ritiene accertata la verità dei fatti che lo hanno portato in prigione. Non avendo avuto risposta e temendo una possibile condanna da parte della Commissione Provinciale, la cui riunione per il giudizio del caso è prevista per il 23.10.1939, sempre dal carcere il 17.10.1939 Canova scrive direttamente al Prefetto: “Il sottoscritto Canova Leone in aggiunta all’esposto già presentato all’Ecc.za Vos. con l’unico scopo di informare l’autorità di come stanno le cose nella loro realtà e verità, si permette rinnovare l’istanza che voglia essere fatto un supplemento di istruttoria ed in special modo vengano sentiti i testi indicati nel suddetto esposto oltre i Sigg.i Scandelli Fermo, membro del Direttorio; Sozzi Giovanni di Angelo, Capo squadra G.F.; Ferrari Giovanni fu Mario; Canova Emilio di Luigi; Ferrari Bortolo di Gian Antonio di Castione. L’audizione di detti testi prima del giorno 23 ottobre 1939 XVII° giorno in cui il sottoscritto è chiamato avanti questa Comm.ne provinciale del confino si rende assolutamente indispensabile all’unico scopo dell’accertamento della verità”. Nel corso della seduta del 23.10.1939 della Commissione, Canova viene diffidato, lo stesso provvedimento viene preso per Costantino Ferrari, invece Giuseppe Antonio Ferrari viene ammonito per via dei suoi precedenti penali, mentre per Sozzi la Commissione propone al Ministero dell’Interno il confino in un comune di terraferma. Per il giovane Medici il giudizio è sospeso perché è un richiamato militare. Nel maggio 1940 Canova chiede di essere riammesso nel Pnf. Il 27.11.1940, sollecitato dalla Questura di Bergamo ad esprimere un parere sull’opportunità o meno di radiare Canova dal novero dei sovversivi, Giovanni Pontoglio, comandante dei Cc di Bergamo, si dichiara contrario per il comportamento di Canova, al quale viene imputato di dedicarsi all’alcool e alle donne, e perché “nell’ambiente fascista è poco ben visto”. Nel fascicolo è conservata una fotografia in doppia posa scattata il 23.9.1939. (L. Citerio, G. Mangini, R. Vittori)