Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Chiuduno (Bg) il 22.5.1896, dove risiede, muratore, facchino, sovversivo. Il padre, rimasto vedovo, il 23.8.1900 si risposa con Pasqualina Angela Baroni (di Battista, nata il 15.1.1873), legittimando con il matrimonio il figlio naturale Carlo Alessandro, nato 8 giorni prima. Ha frequentato le scuole tecniche inferiori. Partecipa alla prima guerra mondiale come “caporale nell’artiglieria da fortezza”. In un rapporto riservato stilato il 4.1.1936 da Luigi Mapelli, capitano dei Cc della Compagnia di Bergamo Esterna e indirizzato alla Questura, viene scritto che Callioni “sin dal dopoguerra, ha sempre girovagato per la Lombardia, poche volte faceva capo in famiglia e per solo qualche giorno (..) la sua famiglia possiede casa di abitazione, poche pertiche di terreno e gestisce rivendita generi di privativa, versa in discrete condizioni economiche (..) In Chiuduno è ritenuto di carattere leggero e non completamente padrone delle sue facoltà mentali. E’ in disaccordo col proprio genitore e specialmente con la sua madrigna, ragioni principali della sua vita irregolare e vagabondo. Ha poca voglia di lavorare e indifferente rimane ai buoni consigli del proprio genitore a ritornare a vita regolata”. Il 10.11.1935 viene consegnato alla Questura di Brescia perché, avendo bevuto, sul treno Brescia-Parma parla con un occasionale compagno di viaggio e dice che “queste sanzioni finiranno per farci andare tutti senza scarpe e senza giacca”. Nello stesso scompartimento di terza classe, di fronte a lui siede Angelo Paolo Cibolla, agricoltore, che lo rimprovera per le parole dette. In quel momento entra nello scompartimento il maresciallo d’alloggio a piedi dei Cc Vincenzo Pieri, presente sul treno per ragioni di servizio. Questi, dopo essere stato informato di quanto appena avvenuto, impone il silenzio a Callioni e alla fermata di Ghedi (Bs) lo arresta. Callioni in quel periodo è domiciliato presso il dormitorio di Brescia, dove lavora come facchino. Interrogato in Questura a Brescia, Callioni si giustifica dicendo di aver detto solo per scherzo la frase che gli viene rimproverata. Il 15.11.1935 la Questura di Brescia lo rimpatria a Chiuduno con foglio di via obbligatorio. Il 19.12.1935, informato della vicenda, il Ministero dell’Interno invia un telegramma alla Prefettura di Brescia prescrivendo di ammonire Callioni e, il giorno dopo, il prefetto di Brescia trasmette tale indicazione alla Prefettura di Bergamo per competenza territoriale. Nel frattempo Callioni, dopo la morte del padre vive a Chiuduno con la matrigna. Alcuni giorni dopo, il 19.11.1935, nella Questura di Brescia viene interrogato anche il testimone Cibolla, il quale dichiara di avere sentito Callioni affermare che “l’Inghilterra ci avrebbe affamati e che di conseguenza avremmo dovuto stringere la cintola”. Il 18.5.1936 la Prefettura di Bergamo invia a Callioni l’intimazione di presentarsi il successivo 22.5.1936 davanti alla Commissione Provinciale per il confino di polizia di Bergamo “alle ore 11 nei locali della Regia Prefettura per presentare le sue discolpe”. I Cc di Grumello del Monte (Bg) gli presentano la notifica il 19.5.1936, che Callioni firma per ricevuta, ma il giorno dopo Mussolini, per festeggiare la vittoria militare nella guerra d’Etiopia, concede il proscioglimento dalle ammonizioni politiche fin lì impartite dal regime fascista, comunicando il provvedimento a tutte le Prefetture con un telegramma di Stato. Pertanto, il questore di Bergamo, Monarca, telegrafa a sua volta ai Cc di Grumello del Monte scrivendo che “l’ammonendo Callioni Achille” è dispensato dal presentarsi davanti alla Commissione Provinciale. Si sposa con Maria Mondini il 26.10.1937 a Brescia, dove vive e dove trasferisce anche formalmente il suo domicilio a partire dal 4.1.1938. (G. Mangini, R. Vittori)