Giupponi Giovanni


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n. busta
55
n. fascicolo
1653
Primo estremo
1939
Secondo estremo
1942
Cognome
Giupponi
Nome
Giovanni
Presenza scheda biografica
no
Luogo di nascita
Data di nascita
1885/10/06
Livello di istruzione
licenza elementare
Professione
minatore muratore
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato Poscante (Bg) il 6.10.1885, 4a elementare, nullatenente, minatore e muratore, “razza ariana e religione cattolica”, “antifascista”, pregiudicato per una serie di reati (sentenza 15.7.1903 del Tribunale di Bergamo, 32 giorni di carcere per furto; sentenza 23.1.1906 del Tribunale di Como, 6 mesi e 10 giorni di carcere per furto; sentenza 24.11.1906 della Pretura di Zogno, 30 lire di multa per ubriachezza; sentenza 16.3.1920 della Corte d’Appello di Genova, 1 anno e 6 mesi per furto; sentenza 9.12.1931 della Pretura di Zogno, 4 mesi di arresto per ubriachezza). Dal 16.3.1916 al 25.5.1919 prende parte alla prima guerra mondiale nel 5° Reggimento Alpini a Tirano. É sposato con Armida Prevostini, che i Cc di Zogno, nel loro rapporto del 3.5.1939 definiscono “deficiente”, ma in realtà sofferente di cuore, vera causa delle sue difficoltà, e vive del sostegno dell’ Eca di Zogno e dell’elemosina che va raccogliendo nei vari paesi. E’ padre di due figli, Angelo e Adolfo. Non è iscritto al Pnf, non ha precedenti politici ed è ritenuto non pericoloso in linea politica, come afferma la nota del 12.7.1942 del questore di Bergamo indirizzata a quello di Sondrio. La sera del 30.4.1939, presso la ‘Trattoria Moderna’ di Poscante gestita da Caterina Calvi vedova Pacchiana, mentre conversa con gli avventori Alessandro Carminati (fu Francesco, residente a Zogno via Cavagnis 7, impiegato comunale), Giovanni Carminati (di Pietro, residente a Poscante, manovale) e Giovanni Bosio (fu Giovanni, residente a Poscante, contadino), fascisti, ad un certo punto pronuncia la frase “Mussolini l’ha fatta nelle braghe”. Redarguito dai presenti, viene costretto ad andarsene e spinto fuori dal locale da Alessandro Carminati. Recatosi nella sua abitazione, impugna una scure e torna verso la trattoria, ma viene affrontato e disarmato da Alessandro Busi, di Carlo, residente a Zogno, e da Dante Pacchiana, fu Giacomo. Avvertiti i Cc, questi lo cercano per arrestarlo, ma Giupponi fugge. Il 2.5.1939, nella caserma dei Cc di Zogno viene raccolta la deposizione di Alessandro Carminati, Giovanni Carminati e Giovanni Bosio, che rilasciano identiche dichiarazioni sullo svolgimento dei fatti del 30 aprile. Giupponi viene ricercato dopo il fatto e il 4.5.1939 i Cc di Zogno diramano richiesta di arresto, oltre che alla Questura di Bergamo, a tutti i comandi Cc della provincia di Bergamo (Bergamo Compagnia Interna, Bergamo Compagnia Esterna, tenenza di Bergamo, tenenza di Treviglio, sezione di Clusone, Comando gruppo di Bergamo). Giupponi si costituisce l’11.5.1939 ai Cc di Bergamo Alta. Subito arrestato, dichiara di non ricordare nulla dell’accaduto perché ubriaco. Il 12.5.1939 il prefetto di Bergamo scrive al Ministero dell’Interno dell’avvenuto arresto, ma il 16.5.1939 il Ministero, che evidentemente non ha ancora ricevuto la notizia dell’avvenuto arresto, avvenuto 5 giorni prima, invia al prefetto di Bergamo il seguente telegramma: “Qualora Giupponi Giovanni fu Angelo venga rintracciato pregasi farlo assegnare confino”. Così, il 21.5.1939 il questore di Bergamo scrive al direttore delle carceri Giudiziarie di Bergamo: “Vi prego far sottoporre a visita medica dal sanitario di codeste carceri il detenuto, a disposizione della Questura, Giupponi Giovanni, per accertare se costui si trovi in condizioni fisicamente idonee al regime confinario. Resto in attesa del relativo referto”. Nella stessa data del 21.5.1939 la Questura di Bergamo si rivolge al Comando della Compagnia Interna Cc di Bergamo, alla R. Procura di Bergamo e al Podestà di Zogno, per avere, rispettivamente: a. “Con riferimento a Vostra segnalazione con foglio N. 73/3 di prot. Ris. del 3 andante, prego farmi tenere motivata proposta di assegnazione al confino del soprascritto individuo, in conformità a disposizione dell’on. Ministero dell’Interno. Resto in attesa di cortese sollecito riscontro”; b. due copie del certificato delle iscrizioni dl casellario giudiziale; c. certificato di nascita e stato di famiglia di Giupponi. Il 24.5.1939 Giupponi viene visitato in carcere dall’ufficiale sanitario e, al termine della visita, rilascia un referto che ne attesta l'idoneità al regime confinario. Il 29.5.1939, nella sua relazione al prefetto, dopo aver ricordato l’accaduto il questore scrive che Giupponi “è individuo prepotente dedito al vino ed all’ozio ed ha riportato diverse condanne per furto ed ubriachezza; con l’episodio di cui trattasi si è dimostrato anche ostile al Regime ed irriverente al suo Grande Capo. Devesi quindi considerare elemento socialmente pericoloso anche sotto tale riguardo e pertanto lo denuncio a codesta on.le Commissione a mente dell’art. 181 del T.U. delle Leggi di P.S. per l’assegnazione al confino di polizia. Allego gli atti di rito”. Il 5.6.1939 Giupponi compare davanti alla Commissione Provinciale per il confino di polizia di Bergamo (istituita nell’ambito del Testo Unico Leggi di PS approvato con R.D. 18.6.1931), composta dal Gr. Uff. avv. Giuseppe Toffano, prefetto e presidente della Commissione; dal Comm. Dr. Francesco Calcaterra, procuratore del Re; dal Comm. Giuseppe Pumo, Questore; dal cav. Giovanni Gallo, console della Mvsn e dal Cav. Uff. Nino Bixio, Comandante del Gruppo dei Cc di Bergamo. Nella circostanza Giupponi dichiara di non ricordare nulla di quanto gli viene addebitato perché ubriaco, ricorda solo di essere stato provocato da qualcuno, forse un milite fascista che lo ha dileggiato, e lui ha reagito, pronunciando frasi ingiuriose contro il duce. Proprio per questo, in quanto “pericoloso per l’ordine nazionale”, la Commissione gli infligge 2 anni di confino. Il 10.6.1939 con telegramma il Ministero dell’Interno comunica al prefetto di Bergamo che la destinazione per il confino è quella di Cetraro (Cs). Il 10.7.1939 Giupponi viene prelevato dalle carceri giudiziarie di Bergamo dai Cc per essere tradotto a Cetraro, dove giunge l’11.7.1939. Il 28.8.1939 chiede che moglie e figli possano raggiungerlo a spese dell’Erario Pubblico con i relativi bagagli. La richiesta, indirizzata al Ministero degli Interni, è accompagnata dal parere favorevole del prefetto di Cosenza. Nel frattempo, la moglie di Giupponi alla fine di luglio 1939 chiede la concessione di un sussidio per la sua famiglia. Il 12.9.1939 il Ministero accoglie la richiesta avanzata da Giupponi al Ministero dell’Interno di finanziare il trasferimento a Cetraro della famiglia, concedendo di pagare il trasporto di moglie, figli e di tre quintali di masserizie. Tuttavia, il 24.9.1939 il Podestà del Comune di Zogno informa la Questura di Bergamo che la moglie di Giupponi, Armida Prevostini, vuol rimanere a Poscante e non intende raggiungere il marito a Cetraro, tanto più che, nel frattempo, nello stesso mese di settembre 1939, il Ministero concede il sussidio richiesto dalla moglie. Questa ripete la stessa richiesta nel gennaio 1940 e il 27.1.1940 i Cc di Zogno esprimono parere favorevole a tale concessione, date le condizioni della famiglia. Il 10.3.1940 il Ministero con suo telegramma chiede al Prefetto di Cosenza che, se Giupponi è in condizioni idonee, può essere accompagnato alla colonia di Pisticci per fare il muratore. Il 16.3.1940 il prefetto di Cosenza scrive a quello di Bergamo e di Matera che Giupponi, essendo affetto da flebite alla gamba sinistra, non è fisicamente idoneo al lavoro di muratore e pertanto non sarà accompagnato alla colonia di Pisticci. Il 6.5.1940 con un telegramma il questore di Cosenza informa quello di Bergamo che durante il periodo di confino in svolgimento a Cetraro Giupponi ha mantenuto buona condotta. Nel luglio 1940 i due figli di Giupponi vengono affidati alla zia Giovanna Giupponi (nata a Poscante il 20.12.1880, dove risiede, donna di casa, nubile), in seguito al ricovero della sorella e madre dei due bambini, avvenuto il 3.7.1940 con prognosi di lunga degenza. In seguito alla notizia del ricovero, il 9.7.1940 Giupponi scrive al Ministero degli Interni - Sezione Confinati Politici, chiedendo una breve licenza per poter sistemare i figli piccoli, ma la licenza non viene concessa. Tuttavia, Giovanna Giupponi percepisce dall’Ente Comunale di Assistenza - Eca di Zogno una piccola pensione di invalidità e vecchiaia di 2 lire al giorno, con cui deve provvedere a sé e ai due nipotini a lei affidati. Il 9.8.1940 il prefetto di Bergamo scrive al podestà di Zogno, cavalier Carlo Trezzi, che è anche Presidente dell’Eca locale, esortandolo a provvedere all’assistenza nei confronti della famiglia di Giupponi, soprattutto a favore dei due figli. Lo stesso giorno il questore di Bergamo scrive a quello di Cosenza informandolo della penosa situazione dei figli di Giupponi e del fatto che il Prefetto di Bergamo ha scritto al Ministero dell’Interno, sempre il 9.8.1940, proponendo che il restante periodo di confino di Giupponi venga commutato in ammonizione. L’Eca di Zogno, inoltre, in una propria nota alla Prefettura del 20.8.1940 firmata dal podestà, fa presente che alla famiglia di Giupponi venivano già passate due razioni di viveri prima del ricovero manicomiale e ora, in seguito a questo, ne verranno passate tre (per i due ragazzi e per la zia che li custodisce), inoltre i due ragazzi frequentano la colonia elioterapica locale. Il 20.9.1940 il Ministero dell’Interno da Roma trasmette alla Questura di Bergamo un assegno di 300 lire della Banca Nazionale del Lavoro intestato alla moglie di Giupponi. La famiglia ha evidentemente necessità di sussidio e anche il maresciallo maggiore Giovanni Sarti dei Cc di Zogno è favorevole alla concessione di un sussidio, come scrive alla Questura il 24.9.1940, ma ritiene che il sussidio sia da assegnarsi appunto alla sorella di Giupponi e non alla moglie. Così, il 26.9.1940 il questore di Bergamo si rivolge al Ministero dell’Interno - Direzione Generale di PSs - Divisione Affari Generali Riservati - Sezione Ia Confino Politico, restituendo l’assegno bancario erogato a favore della signora Giupponi perché questa è ricoverata dal 3.7.1940 in casa di cura a Bergamo dove si trova “con scarsissima probabilità di guarigione. La donna non è in grado di apporre la firma per la riscossione dell’assegno bancario di lire trecento del sussidio concessole”, ed essendo i figli affidati alla zia, il questore chiede che il Ministero giri l’assegno a favore di questa. Nel frattempo, tre giorni prima, con una nota del 23.9.1940 del Ministero dell’Interno – Direzione Generale di Ps – Divisione Affari Generali Riservati - Sezione 1a Confinati politici, inviata alle Prefetture di Cosenza e Bergamo, viene comunicato che Giupponi, con atto di clemenza del duce, viene prosciolto dal confino e sottoposto ai vincoli dell’ammonizione per il residuale periodo di confino. Il 26.9.1940 Giupponi lascia Cetraro con l’obbligo di presentarsi alla Questura di Bergamo entro 3 giorni, ma riesce a rientrare a Bergamo già il 27.9.1940, giorno in cui in Questura viene sottoposto all’ammonizione, che scade il 10.5.1941. Giupponi ha l’obbligo di presentarsi all’autorità di Ps locale tutte le domeniche e ad ogni richiesta, e “di vivere onestamente, di rispettare le persone e le proprietà, di non dar ragione a sospetti e di non abbandonare il luogo di sua dimora senza preavviso all’autorità di PS. Lo si diffida inoltre a non associarsi a persone pregiudicate, di non ritirarsi la sera più tardi delle ore Venti e di non uscire al mattino più presto dell’alba, di non portare armi e di non trattenersi abitualmente nelle osterie, bettole, o case di prostituzione. Lo abbiamo inoltre avvertito che, contravvenendo a qualunque delle suddette prescrizioni, sarà arrestato e deferito all’Autorità Giudiziaria pel procedimento relativo”. Il 15.10.1940 i Cc di Zogno comunicano alla Questura che Giupponi ha trovato stabile lavoro alle dipendenze della Ditta Bozzan per l’impianto di una linea elettrica nella giurisdizione dei Cc di Piazza Brembana, che ne vengono informati per la conseguente sorveglianza. Due giorni dopo, il 17.10.1940, il Ministero dell’Interno - Direzione Generale di Ps – Affari Generali Riservati - Sezione Ia Confinati politici, trasmette alla Questura di Bergamo un assegno di 300 lire emesso dalla Banca Nazionale del Lavoro, inteso come sussidio “a famiglie di confinati politici ex combattenti” e stavolta intestato alla sorella di Giupponi, Giovanna. Per la famiglia i problemi non sono finiti, perché dal 25.11.1940 Giupponi si trova ricoverato all’ospedale ‘Principessa di Piemonte’ di Bergamo. Il 27.11.1940 il questore chiede alla direzione dell’ospedale la segnalazione dell’avvenuta dimissione quando questa avverrà. Lo stesso questore, con la nota n° 011665 del 17.12.1940, per informazioni su Giupponi si rivolge ai Cc di Zogno, che il 19.12.1940 rispondono: “L’ammonito in oggetto è troppo breve tempo ch’è stato liberato dal confino politico e conseguentemente sottoposto a provvedimenti di polizia. La sua famiglia è stata veramente disgraziata (...). Tutte le Autorità di Zogno conoscono la sventurata condizione in cui egli si trova: ma ciò nonostante il provvedimento della ammonizione a suo carico è stato da tutti approvato. Quest’Arma, per tale fatto, ebbe un particolare riguardo, senza mai applicare alla lettera il provvedimento di polizia adottato nei riguardi del Giupponi, che fu sempre trattato con spirito umanitario e di giustizia insieme. Per quanto sopra, si esprime parere contrario alla revoca del provvedimento, perché il Giupponi è dedito alle bevande alcooliche e quando si trova sotto l’azione dell’alcool diventa importuno e talvolta anche insolente, per quanto si ricordi di non toccare il tasto politico. Quando egli sarà guarito, dimesso dall’ospedale, abbia ripreso le sue ordinarie occupazioni, ed avrà dato prove sicure di ravvedimento, lo scrivente sarà il primo a proporlo per la revoca dell’ammonizione. Il Maresciallo capo a piedi comandante della stazione Secondo Sarti”. Il 6.7.1942 il questore di Sondrio informa quello di Bergamo che Giupponi è a Gerola Alta (So), in Valtellina, dove lavora per l’Impresa Lodigiani S.A. Cantiere Bitto, ma chiede di avere notizie su di lui e sulla sua eventuale pericolosità. Alla richiesta il questore di Bergamo risponde il 12.7.1942 riassumendo in sintesi le vicende di Giupponi. Questi, dopo la fine della seconda guerra mondiale, con la qualifica di “apolitico” il 12.8.1947 viene incluso nell’elenco dei confinati politici durante l’ex regime fascista trasmesso al Ministero dell’Interno -Direzione Generale della P. S. - Divisione S. I. S. - Sezione 1a, in ottemperanza alla circolare n. 232/326 del 21 giugno 1947. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia in doppio scatto eseguita il 17.6.1939 nello Stabilimento Fotografico ‘Alessandro Terzi’ già premiata Fotografia Ogliari, via Guido Paglia 27 Bergamo (già via Zambonate)..Cpc, b. 2460, 1939-1940. (L. Citerio, G. Mangini, R. Vittori)
Familiari
Giupponi Angelo (padre)
Nato nel 1844, contadino, morto il 27.12.1891.
Lazzaroni Caterina (madre)
Nata nel 1851, contadina.
Prevostini Armida (moglie)
di Erminio, nata a Nese di Sondrio il 15.6.1899.
Giupponi Angelo (figlio)
Nato a Zogno il 25.10.1927.
Giupponi Adolfo (figlio)
Nato a Zogno il 3.10.1931.
Giupponi Giovanna (sorella)
Nata a Poscante il 20.12.1880. Negli anni Quaranta si prende cura dei figli del fratello Giovanni.
Giupponi Giovanni (fratello)
Nato a Poscante il 9.7.1883, morto prematuramemte.
Giupponi Maria Oliva (sorella)
Nata a Poscante il 3.4.1887.
Giupponi Carlo (fratello)
Nato morto a Poscante il 3.2.1889.
Giupponi Carlo Giovanni Battista (fratello)
Nato a Poscante il 21.4.1890.
Luoghi di residenza
Zogno Lombardia Italia frazione Poscante (1885 - )
Fatti notevoli
1939/04/30
La sera del 30.4.1939, presso la ‘Trattoria Moderna’ di Poscante, mentre conversa con alcuni avventori fascisti pronuncia la frase “Mussolini l’ha fatta nelle braghe”; redarguito dai presenti, viene spinto fuori dal locale. Recatosi nella sua abitazione, impugna una scure e torna verso la trattoria, ma viene affrontato e disarmato.
Sanzioni subite
carcere (1903/07/15 - )
32 gg. di carcere per furto
carcere (1906/01/23 - )
6 mesi e 10 gg. di carcere per furto
ammenda (1906/11/24 - )
30 lire di multa per ubriachezza
carcere (1920/03/16 - )
1 anno e 6 mesi per furto
carcere (1931/12/09 - )
4 mesi di arresto per ubriachezza
arresto (1939/05/11 - )
Arrestato dai Cc di Bergamo per l'episodio del 30.4.1939 presso la ‘Trattoria Moderna’ di Poscante
confino politico (1939/07/10 - 1940/09/23)
il 5.6.1939 viene condannato 2 anni di confino a Cetraro dalla Commissione Provinciale perché “pericoloso per l’ordine nazionale”.
ammonizione (1940/09/23 - 1941/05/10)
Per atto di clemenza del duce, Giupponi viene prosciolto dal confino e sottoposto ai vincoli dell’ammonizione per il residuale periodo di confino
In rubrica di frontiera
no
In bollettino ricerche
no
Esclusione dallo schedario
no
Documentazione allegata
Duplice scatto fotografico eseguito il 17.6.1939 nello Stabilimento Fotografico ‘Alessandro Terzi’ già premiata Fotografia OGLIARI, via Guido Paglia 27 Bergamo (già via Zambonate);per conto della Questura di Bergamo
Altre fonti archivistiche
(ACS, C) Archivio centrale dello Stato (Roma), Confino politico
Busta 492, Fascicolo 7441
(ACS-CPC) Archivio centrale dello Stato (Roma), Casellario Politico Centrale
Busta 2460, Fascicolo
Riferimenti bibliografici
Antifascisti Cpc 1998, vol. 9
riferimento p. 366