Profilo sintetico riassuntivo
Nato il 28.5.1901 a Brignano Gera d’Adda (Bg), dove risiede in via Adua 4, comunista, d’inverno lavora come norcino e d’estate come contadino. Sposato con una Ricci. Viene arrestato nel luglio 1931 con alcuni operai della Pirelli di Milano per la scoperta di una cellula comunista in formazione tra i lavoratori della fabbrica, ma viene scarcerato per insufficienza di indizi. In realtà, il 7.8.1931 il prefetto di Bergamo invia un rapporto alla Direzione Generale della Ps del Ministero dell’Interno a proposito di Galimberti, sul quale “nel corso delle indagini sulla attività comunista in Provincia di Bergamo si sono raccolti elementi di certa gravità (..) la cui azione però si svolse indipendentemente da quella degli arrestati di cui a rapporto N. 2435 P.S. del 29 luglio u.s.”. Gli “elementi di certa gravità” citati dal prefetto vengono così esplicitati: “Secondo le disposizioni avute il Galimberti riuniva negli ultimi tempi intorno a sé parecchi giovani del paese intrattenendoli con letture e commenti che talora rivelarono abbastanza chiaramente tendenza comunista e contraria al Regime a fini di propaganda. Prima d’ora egli non aveva mai dato motivo a rilievi con la condotta in genere e col suo contegno politico, per quanto fosse conosciuto come appassionato studioso e autodidatta”. Nella conclusione del suo rapporto, il prefetto rileva che nella vicenda si possono ravvisare elementi che potrebbero giustificare la denuncia al Tribunale Speciale, “non senza far rilevare tuttavia che l’attività del Galimberti sembra più quella di uno squilibrato che di un propagandista cosciente, come emerge anche dalla contraddizione delle teorie comuniste con i sentimenti contenuti nella lettera al Monsignore che non venne dal Galimberti spedita”. Diffidato il 20.8.1931. La ‘lettera al Monsignore’, probabilmente il parroco di Brignano mons. Cesare Donini citata qui sopra, non è conservata nel fascicolo. Dal 1936 da operai del paese che lavorano a Milano fa acquistare giornali francesi, come «L’Intransigeant» e «La Petite Soirée», benché conosca solo approssimativamente la lingua. Il 25.4.1937 il comandante della stazione Cc di Brignano, brigadiere a piedi Piero D’Angelo, chiede l’autorizzazione alla Questura di Bergamo all’arresto di Galimberti in occasione dell’1.5.1937 perché, in base alle indagini in corso “sembra che egli esplichi propaganda sovversiva fra i contadini di questa zona, e pare che sindachi l’operato dell’Italia nella questione Spagnola”. La proposta di arresto, però, non viene accolta dal tenente Mario Fantini dei Cc di Treviglio. Questi infatti, in un rapporto su Galimberti contenuto nell’informativa inviata il 30.4.1937 alla Questura e al comando territoriale di Bergamo dei Cc, così lo presenta: “E’ persona intelligente, di varia coltura letteraria, versato specialmente alla conoscenza dei problemi sociali, politici ed economici”. Dopo la vicenda del 1931, prosegue l’informativa, per qualche tempo è sembrato dare “effettivamente prova di ravvedimento, tanto che quest’arma con foglio 81/66 Riser. Del 26/7/1933 lo propose per la radiazione dal novero dei sovversivi”. Tuttavia, nel 1936 riprende “a svolgere saltuariamente una attività sovversiva”, leggendo giornali francesi ed esprimendo simpatia per la causa repubblicana spagnola. In conclusione, “l’attività svolta fino ad ora dal Galimberti Mosé non si può ascrivere a vero e proprio sovversivismo, ma la sua larvata propaganda turba i concetti politici della popolazione, in maggior parte agricola e facile a farsi influenzare”. Per questo, il tenente Fantini, pur negando il consenso all’arresto per l’assenza di “fatti specifici a carico del suddetto”, ordina al brigadiere Pietro D’Angelo dei Cc di Brignano di effettuare un’attenta vigilanza perché, “qualora l’attività del Galimberti si facesse in avvenire più decisa, si proporranno a di lui carico adatte misure di sicurezza”. Il brigadiere D’Angelo prosegue dunque l’indagine su Galimberti e, per poter formulare il giudizio di sovversivo e antifascista su di lui, si basa anche sulle confidenze fatte al commissario straordinario del fascio di Brignano, Maurizio Ambiveri, da alcuni abitanti di Brignano Gera d’Adda: Carlo Angelo Soliveri, Giacomo Ferla, Antonio Bugini, Gerolamo Castelli, Pietro Conti, Angelo Fortis, Giovanni Ambrosioni e Giovanni Pala. Il commissario Ambiveri, a sua volta, riferisce tali informazioni al commissario prefettizio del comune di Brignano, Diego Bonomi, e questi le riferisce poi ai Cc tramite un rapporto, conservato nel fascicolo, in cui vengono sintetizzate le informazioni raccolte fino a quel momento. In particolare, c’è un episodio avvenuto in un locale pubblico di Brignano, una trattoria gestita da Maria Cremona, dove Galimberti avrebbe parlato a favore delle Brigate Internazionali, ma il fatto viene confermato solo dal testimone Pietro Conti, mentre gli altri affermano, pur essendo presenti, di non aver sentito. Il commissario prefettizio Bonomi rileva in proposito che “ciò dimostra una reticenza da parte di amici di Galimberti al quale non intendono fare del male. Qualsiasi persona che interrogo mi definiscono il Galimberti come persona sovversiva, ma nessuno mi ha mai voluto deporre e firmare quanto possono avere udito sulla propaganda del Galimberti”. Bonomi inoltra ai Cc anche un breve rapporto su Glicerio Ferri: “E’ un povero disgraziato costretto per la sua infermità a girare colla carrozzella. Intimo amico del Galimberti Mosé. In seguito alla precisa denunzia fatta dal Commissario Straordinario del Fascio dott. Ambiveri che il Ferri Glicerio in paese e specialmente nei cascinali va svolgendo opera di propaganda sovversiva ho disposto una stretta sorveglianza d’accordo col comandante la stazione RR.CC. di Brignano. Il Ferri godeva di una concessione provvisoria di vendita di giornali e di pubblica affissione rilasciatagli dal Podestà Alberto Ferri. In considerazione che non è munito della prescritta licenza, e che va svolgendo opera contraria al Partito ho revocato tale concessione. A mio parere, una volta liquidato l’amico suo Galimberti Mosé il Ferri non sarà più pericoloso”. Il brigadiere D’Angelo, comunque, ottenuti dal fascista Ambiveri i nomi dei testimoni, decide di interrogarli di persona e li convoca il 17.7.1937: nel fascicolo sono conservati i relativi verbali. Antonio Bugini (di Paolo e Giuseppa Imeri, nato a Brignano il 3.2.1903, dove risiede, daziere a Treviglio) afferma di avere visto e sentito più volte Galimberti, tra l’ottobre 1936 e il febbraio 1937, nel locale pubblico gestito da Carlo Angelo Soliveri, mostrare, leggere e commentare giornali francesi come «L’Intransigeant» e giudicare “poco favorevolmente le azioni dei nazionalisti spagnoli contro i rossi; e, fra l’altro, asseriva che le verità potevansi riscontrare in detti giornali francesi e non in quelli italiani”, inoltre Galimberti avrebbe aggiunto che “i rossi spagnoli non erano così cattivi e crudeli come volevano fare apparire in Italia”. Per questo, Bugini esorta l’esercente Soliveri ad allontanare Galimberti dal locale e a non permettere più che vi si parlasse di politica e si commentassero giornali stranieri”. Da parte sua, l’esercente Soliveri (nato a Caravaggio il 6.8.1896 e residente a Brignano), ribadisce le stesse cose di Bugini e, riguardo all’episodio citato da quest’ultimo, aggiunge di aver invitato “categoricamente il Galimberti Mosé di non parlare di politica nel mio esercizio e di non leggere – soprattutto – giornali stranieri in detto mio esercizio. Non è più venuto nel mio esercizio, d’allora in poi”. Considerazioni analoghe sono contenute nel verbale di Giacomo Ferla (di Carlo e Innocenta Capelli, nato a Soresina il 22.7.1905, residente a Brignano Gera d’Adda, ricevitore del dazio), che conclude la sua deposizione affermando che “spesse volte, nel sentire le affermazioni del Galimberti Mosé, lo deridevo perché, per me, era un esaltato ed uno scemo”. Dalla deposizione di Giovanni Pala (di Tommaso e Giuseppa Nossa, nato a Brignano il 28.11.1908, falegname) emerge che i citati giornali francesi citati venivano forniti a Galimberti da un cognato soprannominato ‘Peder de’ Piani’. Il risultato delle indagini intraprese è sintetizzato nel rapporto inviato il 24.7.1937 dal tenente Fantini alla Questura di Bergamo. Richiamando la precedente informativa del 30.4.1937, che viene confermata, il nuovo rapporto rileva che, più che unirsi a “persone dal passato sovversivo”, Galimberti preferisce “la compagnia di lavoratori, di persone credulone e di facile convincimento”. Vengono così citati i nomi di Glicerio Ferri (di Giacomo e Lucia Bettinelli, nato a Brignano il 24.3.1912, paralitico da entrambe le gambe, detto 'Carusìna'); Ambrogio Nossa (di Pietro e Carolina Nisoli, nato a Brignano il 15.1.1902, cognato di Galimberti, operaio); Giovanni Lanzeni (di Giovanni, nato a Brignano il 25.11.1904, materassaio). Di questi nominativi, qualche riga del rapporto viene dedicata a Glicerio Ferri, del quale si scrive che “è in relazione di amicizia col detto Galimberti. Egli, di frequente, si trascina col suo triciclo – perché paralitico – per le campagne vicine e per varie cascine, e ciò sebbene nessun personale interesse ve lo spinga. Non si ritiene però il Ferri persona pericolosa in linea politica”. Informati sulla possibilità che Galimberti tenesse riunioni a casa sua con i contadini della zona, i Cc di Brignano ne sorvegliano l’abitazione, ma “non è stato possibile stabilire lo scopo di tali riunioni e se effettivamente queste abbiano avuto luogo. Perquisizioni domiciliari passate nella casa del Galimberti hanno dato esito negativo”. Il 10.8.1939 il nuovo comandante della stazione dei Cc di Brignano, brigadiere Adamo Farinelli, comunica alla Questura di Bergamo che da qualche anno Galimberti non si interessa di politica ed è meritevole di essere radiato dall’elenco dei sovversivi. Il 14.8.1941 i Cc di Treviglio riferiscono alla Questura di Bergamo che Galimberti è di buona condotta morale, non ha precedenti né pendenze penali, è cattolico, non è iscritto al Pnf, non interviene alle riunioni del Pnf e nemmeno a quelle patriottiche, è ritenuto un sospetto di idee sovversive sul quale però non si sono mai raccolti sufficienti elementi di prova, inoltre “in pubblico gode di poca stima ed è mal visto dai fascisti e dalle Autorità del luogo”. Oltre alle informazioni tratte dai documenti conservati nel fascicolo, va aggiunto che Galimberti dopo l'8.9.1943 a Brignano partecipa attivamente all Resistenza, viene nominato sindaco della Liberazione ma esautorato dopo poche settimane dagli Alleati e dalla Prefettura. Su di lui si può leggere il bel saggio di Sem Galimberti, Il capanno dello zio Tom, pubblicato nel giugno 2016 sulla rivista dell'Isrec di Bergamo, «Studi e ricerche di storia contemporanea», poi ripubblicato nel libro dello stesso Sem Galimberti, 'Noè Mosè e altri abitanti dell'Arca'. (L. Citerio, G. Mangini, R. Vittori)