Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Bergamo il 27.10.1887, operaio, antifascista, riformato al servizio di leva. Si trasferisce in data imprecisata a Roma, nella borgata Primavalle, svolge anche attività di facchino ambulante. Vive in misere condizioni con l'aiuto dell'ente di assistenza, si sposa nel 1933 e ha tre figli. Alla fine degli anni Trenta viene ammonito più volte dalla Commissione Provinciale di Roma per aver pronunciato frasi ingiuriose all'indirizzo di Mussolini. La prima ammonizione è del 19.12.1938. Come riferisce il 5.12.1938 il questore di Roma al prefetto, viene fermato da agenti di Ps perché sulla piattaforma della circolare esterna destra grida “Viva il direttore dell’Avanti” e altre parole incomprensibili. Dopo la perquisizione della sua abitazione viene trovata una lettera di sua moglie, Tullia Turchetti (di Tolomeo di anni 43, lavandaia), datata 3.10.1938 e indirizzata al fiduciario del gruppo fascista 'Madonna del Riposo', in cui accusa il marito di aver rivolto in casa parole oltraggiose al duce. Interrogata, la moglie conferma che dal giorno del matrimonio il marito ha sempre manifestato sentimenti di avversione nei riguardi del duce. Inoltre, numerose volte, rincasando ubriaco, pronuncia parole ingiuriose e sputa sul ritratto di Mussolini. La subinquilina Desolina Picco (di Antonio, 36 anni, nata a Povaleto in provincia di Udine), conferma di aver sentito alcune frasi pronunciate dal Bonzanni: “Al Re mi levo il cappello, mentre al Duce ci sputo” e “Cosa ci hanno fatto gli ebrei a Mussolini che li scaccia via: questa è una cosa come nel 1914”. Interrogato, Bonzanni nega di aver pronunciato simili cose e di non ricordare le cose dette in stato di ubriachezza. Disoccupato, poco amante del lavoro, non ha precedenti politici, ma per lesioni e ubriachezza. Il 20.12.1938, in occasione delle festività natalizie, viene prosciolto dai vincoli dell'ammonizione. Qualche tempo dopo, il 30.9.1939, da un controllore dell'azienda tranviaria e da un carabiniere viene udito gridare: “Viva casa Savoia, Abbasso Mussolini” e per questo portato al Commissariato di Ps. Arrestato il 21.10.1939 per ubriachezza, viene nuovamente ammonito e condannato a 7 giorni di arresto con sentenza della Pretura di Roma del 6.11.1939. Un episodio simile si verifica la sera del 17.5.1941, quando viene fermato da un seniore della Milizia, Giulio Mastrofrancesco, e dalla guardia di Ps Giuseppe Benedetti, perché sorpreso ancora una volta su una vettura tranviaria a dire: "Ricordiamo che Austro-ungarici, le 5 giornate di Milano, le dieci giornate di Brescia, Zagabria, Mussolini alle giornate di Ancona, i vili sono sempre vili." Dopo questa ulteriore manifestazione sovversiva, nei suoi confronti il 28.5.1941 viene disposto l'internamento nel comune di Lacedonia (Av), fino al 6.11.1941. Cpc, b. 744, 1938-1942. (R. Vittori)