Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Bergamo il 15.11.1872, si trasferisce a Milano fin dal 1878. A momento dei fatti qui riportati risiede in via Saffi 11, perito agrario, mediatore di cereali; sposato con Laura Martani, ha tre figli: Enrico, Anna e Mariuccia. Incarcerato dal 27.12.1939 al 10.1.1940 e dopo la scarcerazione ammonito il 31.1.1940 dalla Commissione Provinciale di Milano per la durata di due anni perché il 23.121939, pronunziò davanti alla sig.ra Enrichetta Giovannini detta Annita (in Bianchetti, nata a Milano il 3.2.1893, abitante in via G. Crespi 12) la seguente frase: "Le tradizioni non contano più. Ora portano via anche il rame alle nostre vecchie nonne. Sai che sono degli schifosi? Hanno portato via l’oro alle nostre donne, adesso tolgono anche l’orgoglio di possedere il rame che si tramandava di generazione in generazione. Dove non c’è il fornello a gas la polenta si fa ancora nel ‘perol’ come dicono nel bergamasco. E ci sono ancora i secchi per il latte in rame. Da San Vigilio alto a Paladina le donne attraversano tutta la città e vengono a vendere il latte nei secchi di rame. Questa brutta gente vuol portare via anche quello. Poi in un terzo tempo porteranno via anche l’orpello. Vadano pure avanti questi superboni che muovono il mondo; verrà il giorno che il Signore si deciderà". Il 16.6.1940 presenta una supplica di clemenza al duce perché il provvedimento adottato nei suoi confronti limita gli spostamenti necessari allo svolgimento della sua attività professionale. In tale supplica dice di aver confidato alla figlia per telefono il rimpianto per la contadine che, scendendo dal colle di San Vigilio (Bergamo Alta) coi loro recipienti di rame istoriati, portavano il latte in città, fenomeno scomparso dopo la requisizione rame. In seguito presenta un'altra istanza di condono, ma il 9.8.1941 il prefetto di Milano esprime parere contrario. Nel maggio 1941 ritorna a Bergamo, in via Cavagnis 4. Presenta una seconda istanza di condono il 14.11.1942. (R. Vittori)