Profilo sintetico riassuntivo
Nato il 23.4.1908 a Zogno (Bg), bracciante, antifascista. Emigra in Francia agli inizi degli anni Trenta con il fratello Davide (n. Piazzo Alto di San Pellegrino il 28.5.1903, sposato con Antonietta Salvi, b. 5). Sposato con Assunta Grando (n. Arsiè, Belluno, il 4.10.1921), ha un figlio nato nel 1937. Il 31.10.1938 il Consolato italiano di Chambéry segnala Avogadro come uno dei partecipanti ad una manifestazione dai forti toni antifascisti contro tre operai fascisti di Brembilla (Bg) occupati nel cantiere dell’impresa Chaumeton e Guyonnet di Scionzier (dipartimento Alta Savoia, regione Alvernia-Rodano-Alpi), cioè Francesco Sonzogni (n. a Brembilla il 15.8.1906, padre di due figli, iscritto alla sezione del Pnf di Annecy), Battista Carminati (n. a Brembilla il 15.10.1905) e Giovanni Battista Sonzogni (n. a Brembilla il 5.5.1891, padre di 6 figli, iscritto alla sezione del Pnf di Annecy). I tre fascisti citati si presentano insieme all’agenzia consolare di Modane per sporgere denuncia contro Avogadro e il fratello Davide. Nel citato rapporto del 31.1.1938 del Consolato di Chambéry viene delineata la ricostruzione dei fatti sulla base delle dichiarazioni dei tre operai fascisti, i quali “il giorno 27 settembre u.s. in seguito a gravi e ripetute minacce da parte di connazionali antifascisti occupati nella medesima impresa, furono costretti a fuggire di notte e a rimpatriare. Rientrati in Francia il 12 ottobre scorso e presentatisi la sera dello stesso giorno alla direzione dell’Impresa, furono riassunti al lavoro. Senonché il mattino seguente, appena presentatisi sul cantiere, furono accolti con gravi insulti all’indirizzo dell’Italia, del Fascismo e del Duce, ed ancora seriamente minacciati. Mentre alcuni, fra i più scalmanati, stavano per passare a vie di fatto, intervenne il padrone che colla sua presenza e con opportuni consigli alla calma, valse a ricondurre una apparente calma ed a indurli a riprendere ciascuno il proprio posto sul lavoro. Non erano ancora trascorsi 10 minuti che tutto il cantiere fu di nuovo in agitazione e mentre alcuni lanciavano grida di ‘Via i fascisti’ e pietre contro i malcapitati (senza per fortuna colpirli in modo grave) altri gridavano di voler abbandonare il lavoro finché i tre predetti non fossero stati espulsi dal cantiere. A questo punto intervenne nuovamente il padrone, ma questa volta per consigliare i tre perseguitati ad abbandonare il cantiere. Questi di fronte all’incalzare delle minacce sempre più gravi e al consiglio del padrone, lasciavano il cantiere e il giorno stesso abbandonavano Scionzier”. Il mattino del 14.10.1938 i tre denunciano l’accaduto all’agenzia consolare di Modane. Tra i nomi degli operai più attivi nelle grida antifasciste, oltre Giuseppe Avogadro, vengono segnalati alcuni operai originari di Sernaglia della Battaglia (Tv). Avogadro è inserito in RF dal 25.5.1939. In seguito alle vicende legate alla seconda guerra mondiale, i fratelli Avogadro rimpatriano definitivamente dalla Francia con le loro famiglie, dopo avere effettuato l’apposita domanda tramite la Commissione Italiana di Armistizio di Annecy, presso la quale gli italiani che intendono rientrare in patria devono denunciare i propri risparmi. Il 19.12.1940 passano la frontiera a Modane, giungono a Bardonecchia e depositano il denaro denunciato in precedenza recandosi presso la casa degli emigranti, dove però arrivano i Cc e i due Avogadro vengono fermati e rinchiusi nel carcere di Susa. Il 31.12.1940 le mogli dei fratelli Avogadro presentano un esposto al podestà e al segretario politico del Pnf di Zogno, ai quali chiedono aiuto per favorire il rilascio dei loro mariti. Nel loro esposto le due mogli negano qualunque impegno antifascista da parte dei loro mariti e negano che questi, negli anni precedenti, abbiano fatto domanda di arruolarsi con le truppe anti-franchiste. Inoltre, aggiungono di aver sentito dire in paese che “un muratore di Sant’Antonio Abbandonato (frazione del comune di Brembilla) rimpatriato circa due anni fa avrebbe detto parole di minaccia contro i nostri mariti ed altri muratori italiani residenti in Scionzier, coi quali aveva avuto dei contrasti per ragioni di concorrenza di lavoro e si sarebbe vantato di averli denunciati come anti-italiani allo scopo di vendicarsi dei contrasti avuti, che a suo dire lo avevano obbligato a rimpatriare”. Il 16.1.1941 i due Avogadro sono ancora rinchiusi nel carcere di Susa e sollecitano, tramite le loro mogli, le autorità fasciste di Zogno per ottenere il trasferimento a Bergamo per chiarire la loro posizione. Il fascio di Zogno si attiva in tal senso e il risultato dell’inchiesta condotta in sede locale è contenuto in una lettera del 19.1.1941 scritta dall’ingegnere Mario Carobbio, componente del direttorio del Pnf di Zogno, al segretario politico fascista di Zogno, Giovanni Dolci e alla Questura di Bergamo. Con la sua lettera Carobbio informa che, per avere informazioni sui due Avogadro, ha interrogato alcuni lavoratori della zona rientrati dalla Francia (Giovanni Pesenti, di Endenna, rientrato dalla Francia col fratello Battista il 10.9.1940; Matteo Vitali, di Romacolo, rientrato dalla Francia il 10.9.1939; Francesco Candidi, di Zogno, rientrato dalla Francia nel dicembre 1939). Tutti gli interpellati hanno conosciuto in Francia i due fratelli Avogadro, “coi quali hanno anche avuto cordiali rapporti di amicizia e di lavoro. Mi hanno pure dichiarato nel modo più esplicito che gli Avogadro si sono sempre comportati come ottimi lavoratori italiani ed escludono che abbiano comunque appartenuto e simpatizzato con partiti sovversivi ed anti-italiani. L’Avogadro Davide era poi iscritto anche ai sindacati cattolici. Le note accuse a carico degli Avogadro, secondo gli interrogati, sarebbero dovute a ragioni personali di invidia e di rivalità. Non ho potuto interrogare il sig. Sonzogni Francesco di S. Antonio che sarebbe indiziato come uno dei denunciatori degli Avogadro”. Nel frattempo i fratelli Avogadro vengono finalmente trasferiti da Susa a Bergamo e Giuseppe Avogadro viene sentito in Questura il 22.1.1941 dal commissario di Ps Francesco Giongo, che due giorni dopo, il 24.1.1941, interroga anche Giovanni Battista Sonzogni, uno degli accusatori, mentre gli altri due accusatori sono fuori provincia per lavoro. Anche dagli interrogatori emerge l’infondatezza delle accuse. Con il consenso ricevuto dal Ministero dell’Interno ma con l’indicazione della diffida, i due vengono rilasciati dal carcere l’1.2.1941. Il 18.2.1941 viene revocata l’iscrizione in RF “per cessati motivi”. Come riporta un’informativa della Questura alla segreteria politica del Pnf di Bergamo del 15.4.1941, richiesto di giustificare le ragioni della sua denuncia ai danni degli Avogadro, Giovanni Battista Sonzogni “ha asserito che ebbe a denunciare il comportamento dei fratelli Avogadro al R. Agente Consolare in Modane, non perché li abbia veduti fra i dimostranti che si opponevano alla presenza di esso Sonzogni, del fratello Francesco e del Carminati Battista nel cantiere di Scionzier, ma perché i loro nomi gli vennero indicati da operai francesi”. Il 2.2.1941 viene diffidato in Questura dallo stesso commissario di Ps Francesco Giongo che lo aveva interrogato il 22 gennaio precedente. Ottenuto il passaporto nel marzo successivo, nell’aprile 1941 emigra per lavoro in Germania, da dove il 6.11.1941 rientra a casa sua a Zogno, in via Cavour 10, a causa di un infortunio. Nel fascicolo sono conservate due copie di una sua fotografia giovanile tratta dal passaporto o dalla carta d’identità. Cpc, b. 220, 1938-1941. (G. Mangini, R. Vittori)