Profilo sintetico riassuntivo
Nato il 5.1.1901 a Urgnano, nella frazione Basella di Urgnano (Bg), antifascista, orfano di padre, risiede a Nembro (Bg), ha prestato servizio di leva per 18 mesi nel IX° Reggimento Artiglieria da campagna, gruppo someggiato, congedandosi nel giugno 1922. Manovale, celibe, emigra in Francia il 26.9.1924 verso Parigi in cerca di lavoro. Per due anni non fornisce notizie di sé alla famiglia (madre, fratello e sorella, entrambi occupati a Nembro nello stabilimento di filatura Crespi). Dal 1924 al 1932 lavora nella capitale francese come manovale, mentre dal 1932 al 1936 si trasferisce in provincia, a Troyes (dipartimento dell’Aube, regione Grand Est) per lavorare come bracciante. Dal giugno 1936 rimane disoccupato e nel dicembre 1936 si arruola come volontario in Spagna nelle Brigate Internazionali. Viene mandato nella zona di Madrid, incorporato nella Brigata Garibaldi e assegnato a un reparto di artiglieria, partecipando a vari combattimenti. Nel gennaio 1939 rientra in Francia, dove riprende il lavoro precedente. L’1.9.1939 la polizia francese gli propone l’arruolamento nella Legione Straniera, che lui rifiuta. Viene arrestato nell’ottobre 1939 e trasferito nel campo di internamento di Vernet, da dove viene liberato il 19.7.1941 per il tramite della Commissione italiana di Armistizio e rimpatriato su propria richiesta. Il 20.7.1941 viene arrestato al confine di Mentone dalla guardia di Ps Raffaele Bonacci e da Antonio Pietrolati, vice-brigadiere di Ps. Nei giorni successivi viene tradotto a Bergamo, dove viene interrogato il 22.8.1941 dal commissario di Ps Francesco Giongo. Questi gli chiede della sua esperienza spagnola, ma su questo punto Azzola è abile a non rivelare nomi o circostanze specifiche, limitandosi a dire che il comandante della sua batteria “era tale Boccia, non meglio da me conosciuto, di Roma o di quella provincia. Anche per il tempo trascorso non ricordo altri nominativi”. Inoltre, sempre rispondendo ad un’altra domanda sulla sua esperienza spagnola, aggiunge che “non ho mantenuto alcuna relazione con i connazionali conosciuti in Spagna, quando feci ritorno in Francia, né ebbi occasione di vederli, quando dopo la disfatta delle milizie rosse, si ritirarono in Francia e vennero ivi internate. Non ho altro da aggiungere”. Pochi giorni dopo, il 26.8.1941, il fotografo Alessandro Terzi di Bergamo (già Premiata Fotografia Ogliari di via Guido Paglia 27 a Bergamo), esegue la riproduzione del ritratto fotografico di Azzola. L’1.9.1941 la Questura di Bergamo inoltra una relazione al prefetto, che è anche il presidente della Commissione Provinciale per il confino di polizia, alla quale Azzola viene denunciato: “Il connazionale in oggetto generalizzate, rimpatriato dalla Francia per intervento della Commissione italiana di armistizio, giunse all’Ufficio di P.S. di confine di Mentone sprovvisto di documenti di identificazione e pertanto se ne richiese la traduzione a Bergamo allo scopo di accertare le sue identità. Qui l’Azzola Pietro, opportunamente interrogato dichiarò di aver partecipato quale miliziano rosso alla guerra di Spagna, indicando i particolari riferiti nell’unito verbale di interrogatorio. Il predetto anteriormente all’espatrio in Francia non aveva dato luogo a rilievi di sorta con la sua condotta politica; pur essendo iscritto al partito popolare italiano, non vi esplicava alcuna speciale attività. Anche durante il soggiorno in Francia egli non ebbe a farsi notare per atteggiamento ostile all’Italia e al Fascismo, né era giunto sentore del suo arruolamento nelle milizie nelle milizie rosse. Il ripetuto Azzola ha prestato servizio militare di leva nell’Arma di artiglieria ma non ha benemerenze di guerra. Pure essendo immune di pregiudizi politici da far precedere e spiegare l’avvenuto arruolamento nelle milizie comuniste, la repentina decisione dimostra i suoi veri sentimenti politici ed attesta la sua pericolosità, specialmente nelle attuali contingenze. Pertanto lo si denuncia a codesta Commissione per l’assegnazione al confino. Si uniscono i documenti di rito”. La Commissione Provinciale di Bergamo, con una nota del 6.9.1941, intima ad Azzola di presentarsi alla 9 di mattina del successivo giorno 9 settembre davanti alla Commissione stessa per i provvedimenti di polizia perché ritenuto “pericoloso per l’Ordine Nazionale”. La Commissione Provinciale che si riunisce il 9.9.1941 per giudicare il suo caso è così composta: presidente, il prefetto Ballero Gr. Uff. Avv. Francesco; Calcaterra comm. dr. Francesco, procuratore del Re; Pumo comm. Giuseppe, questore; De Vecchis cav. Ennio, Console Mvsn; Marchetti cav. Ugo, maggiore Cc. Nel verbale della seduta sono riportate poche righe della sua dichiarazione davanti alla Commissione: “Mentre mi trovavo in Francia, essendo disoccupato fui arruolato nelle milizie rosse ed inviato in Spagna ove presi parte a parecchi combattimenti. Fui costretto a combattere”. Al termine della seduta Azzola viene condannato al confino di polizia per 4 anni. La destinazione, Ventotene, viene comunicata alla Prefettura di Bergamo dal Ministero dell’Interno – Direzione Generale di Pubblica Sicurezza tramite un telegramma del 5.10.1941. Nel frattempo Azzola è detenuto nelle carceri giudiziarie di Bergamo e quindi è sottoposto anche alla giurisdizione del Ministero di Grazie e Giustizia. E’ per questo che, con una sua nota del 28.10.1941, la direzione delle Carceri Giudiziarie Centrali di Bergamo accusa ricevuta della comunicazione proveniente dal Ministero di Grazia e Giustizia, e cioè che Azzola dev’essere trasferito al confino di Ventotene, dove giunge il 14.11.1941, mentre al 3.11.1941 risalgono le sue fotografie scattate in Questura a Bergamo in triplice posa e presenti nel fascicolo. Queste stampe fotografiche, tuttavia, veicolano un errore: chi le ha realizzate, infatti, ha scritto sull’immagine, con inchiostro bianco, che si tratta di ‘Giacomo Azzola fu Michele”, mentre si tratta appunto di Pietro. Può essere successo che, sulla base del foglio con lo ‘Stato di famiglia’ di Michele Azzola e dei figli, si sia verificata la confusione tra Pietro e il fratello più giovane Giacomo Pietro. Il 18.11.1941 Pietro Azzola chiede di poter corrispondere con la madre e i fratelli, residenti a Nembro in via Manzoni. La direzione della colonia richiede allora informazioni sui suoi parenti alla Questura di Bergamo, questa a sua volta si rivolge ai Cc di Alzano Lombardo, i quali il 5.12.1941 comunicano che i famigliari di Azzola “risultano di buona condotta politica in genere, senza precedenti o pendenze penali” e, trattandosi di scambio di notizie di famiglia, sono favorevoli alla concessione del permesso. Il 9.12.1941 anche il questore di Bergamo è favorevole a concedere ad Azzola il permesso di corrispondere con i famigliari. Il 7.11.1942 Marcello Guida, direttore della colonia di Ventotene, chiede istruzioni sul da farsi per la richiesta presentata da Azzola di un sussidio a favore della madre Marta Gabbiadini, domiciliata a Nembro via Manzoni 8 e in cattive condizioni economiche. Il 16.11.1942 la Questura di Bergamo trasmette alla Direzione Generale di Ps - AGR del Ministero degli Interni e alla direzione della colonia di Ventotene lo stato di famiglia di Azzola, composto dalla madre Marta Gabbiadini vedova Azzola, casalinga di 70 anni; dalla sorella Lucia (nata a Nembro il 21.6.1907, nubile, convivente con la madre, lavora saltuariamente come domestica), dal fratello Lorenzo (nato a Bergamo il 13.11.1898, domiciliato a Nembro, filatore, coniugato con figli, in quel momento in Germania per lavoro). La madre di Azzola, commenta il questore, effettivamente è in cattive condizioni economiche perché è nullatenente, pertanto si dichiara favorevole all’accogliere la domanda di sussidio avanzata dal figlio. Nonostante il parere favorevole della Questura di Bergamo, il Ministero degli Interni prende un’altra decisione, che viene comunicata alla Prefettura di Bergamo il 29.11.1942: “Si prega di comunicare al confinato in oggetto che è stata presa nota della sua istanza di sussidio alla madre e che sarà provveduto quando verrà il suo turno, non avendo questo Ufficio fondi stanziati per erogazioni di sussidi alla famiglia dei confinati non ex combattenti. La Prefettura di Bergamo è pregata intanto di segnalare la madre del confinato alle locali opere assistenziali”. Azzola, tuttavia, richiede ancora il sussidio per la madre anziana, e il 26.12.1942 la direzione della colonia di Ventotene ne scrive di nuovo alla Questura di Bergamo. Dopo la caduta del fascismo in seguito al 25.7.1943, il governo Badoglio procede lentamente alla liberazione di molti, anche se non tutti, confinati politici. Azzola deve aspettare fino al 22.8.1943, quando riceve dalla direzione della colonia di Ventotene il foglio di via obbligatorio con il quale deve presentarsi alla Questura di Bergamo entro 4 giorni passando per Gaeta, il cui ufficio deve provvedere agli ulteriori mezzi di viaggio verso Bergamo. Giunto a Bergamo già il 24.8.1943, Azzola viene indirizzato a Nembro, anche se la sorveglianza nei suoi confronti prosegue, come si può notare dall’informativa che il 31.8.1943 la Questura di Bergamo invia alla direzione della colonia di Ventotene, alla Questura di Littoria (oggi Latina, da cui dipende Ventotene), alla Direzione Generale di Ps del Ministero degli Interni, oltre che al Cpc: “In relazione al dispaccio telegrafico del 21 corrente n. 21 si comunica che l’individuo in oggetto, prosciolto dal Confino in seguito alle recenti disposizioni ministeriali, si è qui regolarmente presentato. Ripristinata vigilanza”. La vigilanza è affidata ai Cc di Alzano Lombardo (Bg). Si sposa il 6.9.1947 con Erminia Angela Zini e si stabilisce a Nembro, dove risiedono i suoi famigliari e dove muore il 23.1.1966. Cpc, b. 225, 1941-1943.
Per un profilo complessivo e un approfondimento sulla vita e sull’attività politica di Azzola, rimando all’importante contributo di Giampiero Valoti, ‘Pietro Azzola "Basèla", un comunista a Nembro’, «Araberara», nn. 33 e 34, 20 ottobre e 3 novembre 2006. Oltre al libro di Matteo Cefis, ‘É andato coi rossi. Volontari bergamaschi nella guerra civile spagnola’, Il filo di Arianna, Bergamo 2013, pp. 96-97, si può consultare anche la voce ‘Pietro Azzola’ nel data-base curato dall’Aicvas all’indirizzo https://www.antifascistispagna.it/?page_id=758&ricerca=157, con ulteriori indicazioni bibliografiche e archivistiche. (G. Mangini. R. Vittori)