Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Mornico al Serio (Bg) il 17.8.1895, fratello di Angelo, Carlo, Santo Luigi e Vittorio, tutti inclusi nell'elenco dei sovversivi, tornitore meccanico, sospetto comunista, ex combattente della prima guerra mondiale. Sposato con Giuseppa Trapletti, ha due figli, Mario e Livia Antonietta, risiede a Bergamo in via Moroni 6. Ha dimorato in Francia dal 1923 al 1927, risulta iscritto ai sindacati fascisti e lavora preso la ditta Rumi. In una relazione dell’Upi - Ufficio Politico Investigativo della Mvsn di Bergamo del 14.1.1938, è scritto che Bressanini è schedato dalla Milizia come comunista. Si tratta un dato interessante, che documenta l'esistenza di una schedatura dei sovversivi anche da parte della Mvsn. Lo stesso Upi - Ufficio Politico Investigazioni della 14^ Legione della Mvsn di Bergamo, con una relazione alla Questura del 19.1.1938, riepiloga le vicende che hanno portato alla diffida di Bressanini. L’Upi, venuta a conoscenza che in una stanza dell’Ospedale Maggiore di Bergamo si trovava un apparecchio radio col quale si captavano trasmissioni dalla Spagna repubblicana e da Mosca, dispone "accurati accertamenti a mezzo fiduciario". La stanza viene individuata nella camera n. 1 della divisione Medicina 2^, dove è ricoverato Bressanini, al quale era stato concesso dalla direzione dell'ospedale di introdurre una radio di sua proprietà. La sera del 13.1.1938 il centurione Trotta, con un sottufficiale di Ps e il capo infermiere del reparto, alle 21 sorprendono Bressanini mentre ascolta una trasmissione da Barcellona. Bressanini viene accusato di fare propaganda verso altri degenti. Di seguito viene perquisita la sua abitazione, senza esito. In una lettera del 18.1.1938 indirizzata al comando della Mvsn, il questore di Bergamo si complimenta per la brillante operazione. Dal canto suo, Bressanini redige una supplica a Mussolini, in cui dichiara che l'accusa nei suoi confronti è inverosimile, originata dalla delazione di una persona malevola nei suoi confronti, motivando l’uso della radio con la sua passione per la musica, dichiara inoltre che, pur trovandosi in Francia nel 1925 alla nascita del figlio Mario, ha voluto che il figlio venisse dichiararlo cittadino italiano. Il figlio in quel momento è iscritto nei Balilla, mentre la figlia Livia Antonietta nelle Piccole Italiane. Nel fascicolo sono conservate anche le lettere indirizzate da Bressanini al questore di Bergamo per alleggerire la sua posizione e per ottenere la restituzione della radio. Nella lettera del 26.2.1938 scrive che la lancetta che indica la frequenza sulla quale la radio è sintonizzata, era ferma sulla stazione di Barcellona perché rotta e non per altri motivi. Alla fine, Bressanini viene diffidato nel febbraio 1938. Al termine della guerra di Spagna, come gli era stato promesso, scrive alla Questura chiedendo la restituzione della radio, ma sul testo dattiloscritto della lettera è presente un appunto, scritto dal questore, secondo il quale l'apparecchio di Bressanini, su ordine del Ministero dell'Interno, è stato “definitivamente sequestrato e dato a una organizzazione del regime”. In effetti l'apparecchio radio, un Magnadyne SV 10, con l'autorizzazione del Ministero dell'Interno del 23.2.1939, nel marzo 1939 viene assegnato alla scuola statale di Lonno-Nembro (Bg). Il 6.3.1939 il Provveditorato agli studi di Bergamo scrive una lettera di ringraziamento e la radio viene ritirata il 14.3.1939 dalla maestra Anna Maria Buttini. Nel 1940 Bressanini chiede l'iscrizione al Pnf e l'agente Calanca propone la radiazione per ravvedimento. Nel corso della guerra Bressanini muore, ma la vedova, ignorando l'assegnazione alla scuola di Lonno della radio, il 13.8.1943 cerca di ottenerne la restituzione, contando sulle nuove possibilità offerte dalla caduta del fascismo e presentando istanza di restituzione, a cui allega il certificato di garanzia dell'apparecchio, per dimostrare la legittimità della proprietà. Radiato nel 1943. (R. Vittori)