Brioli Giovanni


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n. busta
20
n. fascicolo
617
Primo estremo
1942
Secondo estremo
1943
Cognome
Brioli
Nome
Giovanni
Presenza scheda biografica
no
Luogo di nascita
Data di nascita
1887/01/21
Livello di istruzione
licenza elementare
Professione
commerciante
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Nembro (Bg) il 21.1.1887, residente ad Albino (Bg) in via Umberto I, n. 63, combattente nella prima guerra mondiale e mutilato, commerciante, iscritto al Pnf dal 1925 e successivamente espulso. Viene denunciato alla Prefettura di Bergamo dal segretario federale del Pnf di Bergamo, Gino Gallarini, con una lettera dell' 11.11.1942. Ricordando che Brioli aveva subito un'espulsione "dal partito per reati annonari" e che era "tuttora sottoposto all’autorità giudiziaria per altri reati del genere", comunica che il 2.10.1942 Brioli, all’Ufficio imposte e consumo di Albino, "aveva pronunciato gravi offese nei riguardi del partito e dei suoi componenti ed espressioni disfattiste auspicanti la vittoria dei nemici della Patria”. Secondo le accuse che gli vengono rivolte, Brioli si era presentato all’Ufficio Imposte e Consumo del comune di Albino per chiedere di annullare un verbale redatto a suo carico per frode alimentare, ragione per la quale gli era stata ritirata la tessera del fascio, oltre ad essere stato trattato “villanamente dai componenti il Direttorio”. Di fronte al rifiuto dell'annullamento della denuncia, Brioli dice che “alla sede del fascio non ci sono che delinquenti capaci di ogni brutta azione, rovinano questa povera gente che porta a casa qualcosa da mangiare e fanno questo per il loro interesse. Vinceranno i rossi, allora sarà finita con questi burattini, così almeno si potranno far valere le proprie ragioni, mentre oggi ci tengono schiavi in tutti i modi e non si può mai parlare”. La signora Fongaro lo rimprovera, dicendogli che doveva vergognarsi per le sue parole e che non era degno del distintivo del partito, a cui non era degno di appartenere. Brioli avrebbe risposto ridendo "che quello serve a nascondere il suo ideale che un giorno si riaccenderà e poi, signora, gli disse, voi siete troppo giovane per sapere quale differenza c’è tra l’uno e l’altro partito". Invitato ad uscire dall’ufficio ed a finirla con i suoi discorsi da spostato, uscendo Brioli aggiungeva: “Vedremo a guerra finita chi avrà ragione, certo più io che voi e di questo sono sicuro”. Alla lettera di Gallarini al prefetto sono allegati tre documenti: 1. la denuncia a carico di Brioli scritta da Albino il 29.10.1942 e inviata al locale segretario del fascio da parte di Luigi Ferrarotti, Rino Fongaro, Bianca Fongaro e Luigi Grigollo; 2. ls copia di una lettera dei Fasci di combattimento di Albino alla federazione fascista Bergamo del 9.11.1942, nella quale, richiamando precedenti segnalazioni, si denuncia Brioli per aver commerciato clandestinamente una partita di formaggio tipo “Sbrinz” sequestrata dall’Ufficio Imposte consumo locale; 3. copia della relazione di 3 pagine dattiloscritte del Comune di Albino sul sequestro dei formaggi di Brioli firmata dal podestà di Albino Giuseppe Acerboni. Dopo la denuncia, Brioli viene arrestato dai Cc il 9.12.1942 con l'accusa di denigrazione del regime fascista. A suo sfavore ci sono i suoi precedenti: la condanna del 27.11.1906 a 10 giorni di per oltraggio ai Cc; la condanna del 12.9.1932 a pagare 100 lire di ammenda per disturbo alle persone e altre ammende e multe per frode, per omesso pagamento dell'imposta di consumo e per aumento illecito dei prezzi al consumo. Il Questore e i Cc lo propongono alla Commissione Provinciale per un provvedimento amministrativo di polizia, proposta approvata dal Ministero degli Interni con telegramma del 27.12.1942. Così, il 18.1.1943 Brioli viene condannato dalla Commissione Provinciale per il confino di polizia di Bergamo a 2 anni di confino politico a Castelli (Te). La Commissione è composta da prefetto Luigi Giannitrapani, dal federale fascista Gino Gallarini, dal procuratore del Re Angelo Sigurani, dal questore Giuseppe Pumo, dal seniore della Mvsn Giovanni Ridolfi e dal tenente colonnello dei Cc Ugo Marchetti. Tuttavia, il 2.3.1943 il Ministero degli Interni scrive al prefetto di Bergamo il seguente telegramma: "Duce dispone liberazione condizionale confinato Brioli Giovanni fu Giovanni". Nel fascicolo è conservato un memoriale di autodifesa, redatto da Brioli e indirizzato alla Prefettura e alla Questura, che reca il timbro d'ingresso in Questura dell'1.8.1943 ma che è stato redatto subito dopo il 25.7.1943, per potersi avvalere della caduta del fascismo, nel quale Brioli dichiara che la sua condanna si basava su false accuse, tese a metterlo in cattiva luce. A riprova della sua 'italianità' ricorda la partecipazione alla prima guerra mondiale, la mutilazione che ne è derivata, la non partecipazione ad attività 'sovversive' dal 1921 al 1924 e la sua iscrizione al Pnf. Per le accuse di ubriachezza che gli sono state rivolte, Brioli cita a suo discarico il vice-podestà e il maresciallo dei Cc di Albino, il vice segretario politico e il vice podestà di Nembro (Bg). I Cc di Albino, ai quali viene trasmessa copia del memoriale di Brioli, il 30.7.1942 confermano la verità di quanto esposto: “Il medesimo era di mira dai componenti il Direttorio del PNF, ora disciolto, anche per rancori personali, venendo bersagliato su tutto”. Pertanto, le autorità di polizia esprimono parere favorevole alla revisione della sanzione contro Brioli, poi ratificata dal Ministero degli Interni. Cpc, b. 843, 1943-1943. (R. Vittori)
Familiari
Brioli Giovanni (padre)
Nato nel 1849, casellante.
Pievani Gemma (madre)
Luoghi di residenza
Albino Lombardia Italia via Umberto I, n. 63
Fatti notevoli
1942/10/29 - 1942/10/29
Il 29.10.1942 dice frasi molto critiche nei confronti dei dirigenti fascisti di Albino e dello stesso Pnf.
Sanzioni subite
confino politico (1943/01/18 - 1943/02/02)
In rubrica di frontiera
no
In bollettino ricerche
no
Esclusione dallo schedario
Data di esclusione
1943
Documentazione allegata
foto segnaletica polizia (In quattro copie (triplice foto del soggetto)) corrispondenza (Lettera del segretario del PNF di Bergamo, Gino Gallarini dell' 11.11.1942, a cui sono allegati altri tre documenti: 1. denuncia a carico di Brioli, inoltrata da tre cittadini di Albino, datata 29-10-1942; 2. copia di lettera dei Fasci di combattimento di Albino alla federazione fascista di Bergamo del 9.11.1942 con accuse a Brioli; 3. copia della relazione del podestà di Albino Giuseppe Acerboni, su due presunte frodi di formaggi commesse dal Brioli (3 pagine dattiloscritte). ) memoriale autografo manoscritto/dattiloscritto (Memoriale dattiloscritto autografo di Brioli presentato al Prefetto di Bergamo, privo di data, ma con timbro della questura di Bergamo dell'1.8.1943, in cui dichiara di temere malevolenze nei suo confronti e la costruzione di false accuse tese a metterlo in cattiva luce.)
Altre fonti archivistiche
(ACS-CPC) Archivio centrale dello Stato (Roma), Casellario Politico Centrale
Busta 843, Fascicolo
Riferimenti bibliografici
Dal Pont, Carolini, vol. 1, 1983
riferimento p. 173
Antifascisti Coc 1998, vol. 4
riferimento p. 275