Baggi Giovanni Battista

n. busta
7
n. fascicolo
173
Primo estremo
1927
Secondo estremo
1933
Cognome
Baggi
Nome
Giovanni
Altri nomi
Battista
Presenza scheda biografica
no
Luogo di nascita
Data di nascita
1882/01/30
Data di morte
1935
Livello di istruzione
laurea
Professione
sacerdote
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Ponteranica (Bg) il 30.1.1882, sacerdote. Sul registro comunale delle nascite di Ponteranica il suo nome figura come Vincenzo Giacomo Battista. Parroco di Vertova (Bg), è ostile alle attività del dopolavoro fascista di Vertova, che agli inizi del 1927 ha aperto una propria sala teatrale e cinematografica. Di questa attività di don Baggi si lamenta vivacemente il segretario politico della federazione provinciale fascista di Bergamo, Capoferri, che il 22.12.1927 scrive al prefetto in questi termini: “l’ostilità, non solo, ma la più aperta e provocante propaganda avversa, continua da parte del parroco di Vertova contro il Dopolavoro locale e i trattenimenti cinematografici che vi si svolgono. Prima che le cose abbiano ad entrare in una fase acuta e critica, sarei d’avviso che occorra dare una lezione al prete in parola, ordinando la chiusura del cinematografo e teatro da lui condotto, che naturalmente teme la concorrenza del Dopolavoro”. Alla segnalazione di Capoferri segue quella dei Cc di Clusone, che il 9.1.1928 ricostruiscono per la Questura di Bergamo la situazione di tensione che esiste a Vertova tra il Dopolavoro locale e don Baggi, il quale agisce sulla base di “sorda ostilità che si manifesta in subdola campagna denigratrice in danno degli organizzatori e dei lavori teatrali del dopolavoro. L’acredine del parroco è basata su considerazioni di meschino interesse in quanto, in seguito alla concorrenza del teatro del dopolavoro, il proprio teatrino è reso completamente passivo. Il D. Baggi, svolge palese propaganda fra i fedeli per osteggiare non solo le produzioni teatrali del dopolavoro locale ma anche quella dell’Ente nazionale del dopolavoro. Ai componenti del dopolavoro in N° 220 tale agire ha, in certo qual modo, prodotto giusto risentimento. Non consta che il contegno dei dopolavoristi di Vertova, come pure in tutte le rappresentazioni teatrali e cinematografiche, si sia venuto meno alla moralità. L’ordine pubblico è normale dato il contegno corretto tenuto dai locali fascisti. Consta che diverse volte il parroco sia stato, dai dirigenti il fascio di Vertova, richiamato in merito, ma che ciò a nulla sia approdato”. Così, dopo aver raccolto segnalazioni in tal senso, il vice-questore di Bergamo l’1.2.1928 convoca don Baggi presso l’ufficio comunale di Vertova, minacciando sanzioni qualora proseguisse l’ostilità del sacerdote contro il dopolavoro fascista e le sue attività cinematografiche. Come scrive lo stesso vice-questore nel suo rapporto al questore del giorno successivo, “il predetto sacerdote ha recisamente negate le accuse che gli vengono mosse, e solo ha soggiunto di non essere favorevole alle persone che attualmente dirigono quell’istituzione, perché fra esse ve ne sono alcune di moralità equivoca”. Evidentemente don Baggi prosegue nella sua attività ostile alle iniziative dopolavoristiche, tanto che nel maggio 1928 il segretario politico fascista di Vertova ne informa la federazione provinciale fascista di Bergamo, che a sua volta ne informa il locale procuratore del Re, Vincenzo Zampelli. Questi incarica il pretore di Clusone di svolgere riservate indagini sulla fondatezza o meno delle accuse a don Baggi, e dall’inchiesta le accuse vengono sostanzialmente confermate. Così, il 10.7.1928, il Procuratore del Re scrive al prefetto di Bergamo per informarlo sugli esiti dell’inchiesta ma soprattutto per averne indicazioni operative. Il sacerdote viene diffidato in Questura a Bergamo il 23.7.1928. Dopo la diffida don Baggi fa un passo indietro sulla questione e con ciò cessano le lamentele nei suoi confronti. Proprio nel corso del 1928 don Baggi pubblica per la Società Editrice S. Alessandro di Bergamo un libro di 256 pagine intitolato ‘S. Patrizio Vescovo, apostolo taumaturgo dell’Irlanda, speciale protettore di Vertova’ Nel 1930 scrive a Tullia Franzi una lettera dettagliata sulle modalità della pratica devozionale della tradizionale processione del venerdì santo a Vertova, che la studiosa utilizza per due articoli sul medesimo tema apparsi nel 1931 sulla «Rivista di Bergamo» (n. 4, pp. 156-161) e su «Lares» (n. 2, pp. 46-47). Radiato il 6.6.1933. Morto nel 1935. (G. Mangini, R. Vittori)
Familiari
Baggi Giacomo (padre)
Nato nel 1843, calzolaio, morto il 17.2.1899.
Ruggeri Maria (madre)
Baggi Maria (sorella)
Nata morta a Ponteranica il 29.4.1877.
Baggi Rachele Leonina (sorella)
Nata a Ponteranica l’11.6.1878, morta l’11.1.1901.
Baggi Clotilde Maria Virginia (sorella)
Nata a Ponteranica il 21.7.1880.
Baggi Serena Virginia Maria (sorella)
Nata a Ponteranica il 26.2.1884, morta il 15.3.1886.
Baggi Regina Maria (sorella)
Nata morta a Ponteranica il 3.3.1888.
Baggi Virginia Maria (sorella)
Nata a Ponteranica il 15.10.1890.
Baggi Vincenzo Ermenegildo (fratello)
Nato a Ponteranica il 21.1.1893.
Luoghi di residenza
Ponteranica Lombardia Italia (1882 - ) Vertova Lombardia Italia
Fatti notevoli
1927 - 1928
Agli inizi del 1927 apre a Vertova una sala cinematografica parrocchiale, che entra in concorrenza con le iniziative del Dopolavoro, generando tensioni con le autorità fasciste locali.
Sanzioni subite
diffida (1928/07/23 - )
In seguito alla denuncia del Federale fascista di Bergamo Pietro Capoferri, il 2-2-1928 il questore di Bergamo redarguisce personalmente don Baggi invitandolo a un comportamento più corretto, pena sanzioni. Il sacerdote nega le accuse e aggiunge di essere sfavorevole alle persone che dirigono il Dopolavoro fascista di Vertova perché di dubbia moralità. Il 23.7.1928 viene diffidato.
Relaz. con altri soggetti
Franzi Tullia
In rubrica di frontiera
no
In bollettino ricerche
no
Esclusione dallo schedario
Data di esclusione
1933/06/06
Documentazione allegata
corrispondenza (Il 22.1.1927 il segretario federale del Pnf di Bergamo, Pietro Capoferri scrive al prefetto (n. prot 5691) lamentando la perseveranza del parroco don Baggi di Vertova nel mettere in atto una propaganda avversa al Dopolavoro locale, in specie dei suoi spettacoli cinematografici. Richiede pronto intervento da parte dell'autorità di polizia "prima che le cose abbiano ad entrare in una fase acuta e critica".)