Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Caprino Bergamasco (Bg) il 15.2.1892, dal 1928 risiede nella residente a frazione San Zeno di Olgiate Calco (Co), macellaio, antifascista. Partecipa alla prima guerra mondiale con il grado di sergente. Si sposa con Giuseppina Gilardi, dalla quale ha due figli, Dante e Beatrice. Nel 1924 è stato ricoverato per due mesi nel manicomio provinciale di Bergamo, mentre il 9.10.1924 il pretore di Lecco lo condanna a 20 giorni di carcere per minacce a mano armata e porto abusivo di rivoltella. Un suo fratello è volontario in Africa Orientale e un altro è iscritto al Pnf. Dal 17.11.1934 è disoccupato. La sera del 12.4.1936 si trova nella trattoria condotta da Virginia Menni a Caprino Bergamasco, dove beve vino in compagnia del fascista Rocco Brivio (di Alessandro e Clementina Desio, nato a Robbiate in provincia di Como il 15.1.1893), con il quale discute a proposito della prima guerra mondiale e della situazione politica del momento, esprimendo posizioni antitetiche. Come risulta dal rapporto dei Cc alla Questura di Bergamo del 7.4.1936, “mentre il Baio affermava che il popolo italiano viveva meglio quando esistevano i partiti sovversivi, il Brivio sosteneva tutto al contrario e cioè che sotto il regime fascista tutto procede nella massima legalità, venendo così a vivace discussione, nel corso della quale il Baio pronunciava la seguente frase: «S.M. il Re è un asino perché non sa comandare e lascia comandare i neri», alludendo alle camice nere. A questo punto il Brivio esortò il suo avversario di finirla e di andare a casa altrimenti mediante pugni gli avrebbe riscaldato la schiena ed il Baio allora presa una bottiglia di vetro di un quarto di litro la lanciò contro il Brivio senza colpirlo, terminando la questione per l’intromissione di alcuni presenti”. Brivio denuncia Bajo al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato e, in conseguenza di ciò, il giorno dopo viene fermato dai Cc e rinchiuso nelle carceri giudiziarie di Bergamo. Interrogato, Bajo riconosce di aver lanciato la bottiglia, ma nega di aver pronunciato la frase che gli viene attribuita. La stessa posizione di Bajo viene assunta dall’esercente del locale pubblico in cui si è svolta la discussione e dagli altri avventori presenti, i coniugi Caslini, Adele Locatelli e Giuseppe Alborghetti. Il 18.6.1936 Bajo viene scagionato dal Tribunale Speciale per infondatezza della denuncia, il 20.6.1936 liberato dal carcere e con foglio di via obbligatorio indirizzato al podestà del suo comune di residenza. Radiato nel 1938. (G. Mangini, R. Vittori)