Profilo sintetico riassuntivo
Nata ad Albino (Bg) il 18.12.1905, operaia tessitrice al cotonificio Honegger di Albino, tra le promotrici dello sciopero del 22 e 23.5.1931. Viene arrestata già la sera stessa del giorno dello sciopero dal brigadiere a piedi dei Cc Gaetano Rizzo (appartenente ai Cc di Bergamo Bassa, ad Albino come supporto operativo ai Cc locali) con l’accusa di essere la promotrice dell’astensione dal lavoro e istigatrice alla resistenza passiva. Secondo il vice-commissario di Ps nel suo rapporto al questore Guarducci, è “fra le più riottose e violente nell’opporsi allo sgombero dello Stabilimento ordinato dall’Autorità”. La mobilitazione delle operaie prosegue anche il giorno dopo, 23.5.1931, e porta all’arresto delle altre operaie implicate e ritenute, insieme alla Moroni, le vere responsabili dello sciopero: in primo luogo Angela Noris, tessitrice, ritenuta la promotrice del movimento, organizzato in seguito al suo licenziamento, poi Teresa Fogaccia, Ida Brugali, Ida Testa, Maria Cuter, Egidia Camozzi, Maria Belotti. Nel gruppo delle operaie coinvolte e individuate come le promotrici della protesta, sono soprattutto le prime cinque ad essere oggetto dell’attenzione della polizia fascista. La vicenda dalla stessa autorità di Ps è messa in relazione con “le manifestazioni di minore gravità avvenute prima o contemporaneamente in altri opifici di Albino di Gazzaniga e di Nembro”, il che, per la Ps, “dimostra l’esistenza di un movimento a carattere sedizioso e che, se non arginato in tempo con provvedimenti di rigore ed esemplari, può dar la sensazione alle masse che esse possano impunemente violare le leggi”. Già il 24.5.1931 la Moroni viene portata davanti alla Commissione Provinciale per il confino di polizia, composta dal prefetto Egisto Terzi, dal sostituto procuratore del Re Socrate Martucci, dal questore Giovanni Guarducci, dal tenente colonnello dei Cc Pietro Testani e da Ferruccio Gatti, console della XIV legione Mvsn. La Commissione condanna la Moroni ad un anno di confino con la seguente motivazione: “ha commesso atti e manifestazioni delittuose diretti a turbare l’ordinamento interno e la disciplina nello stabilimento nel quale lavora, recando così danno diretto alla produzione ed all’ordinamento economico”. La stessa condanna viene inflitta anche a Emma Barcella, filatrice; Ida Brugali, filatrice, Maria Cuter, filatrice. In seguito a ricorso, il 2.6.1931 il Tribunale di Bergamo converte la condanna al confino, sia per la Moroni che per le altre, in pene sostitutive. Per Moroni, Barcella e Cuter una multa di 100 lire e un’ammenda di 50 lire “per il reato previsto dall’art. 18 della Legge 3 aprile 1926 sulla disciplina giuridica dei rapporti collettivi in relazione all’art. 95 del regolamento ed agli art. 190 e 434 del Codice Penale”, mentre Ida Brugali viene condannata a 10 giorni di reclusione, a 100 lire di multa e a 50 lire di ammenda per i reati sopra citati e per quello previsto dall’art. 194 del Codice Penale. Il 15.6.1931 Moroni viene liberata con la condizionale, senza segnalazione al Cpc. Radiata nel 1933 insieme alle altre operaie coinvolte, in base alla seguente motivazione, formalizzata dal questore di Bergamo: “Visto che la denuncia alla Commissione del confino fu consigliata da motivi contingenti, tanto è vero che il provvedimento di polizia venne quasi subito revocato, mentre in linea politica le prevenute non diedero mai luogo a rilievi, e pertanto non si ritenne di segnalarle al Casellario centrale, si depennano”. Nel fascicolo sono conservate le fotografie segnaletiche in triplice posa realizzate dalla polizia fascista. ACS, Confino politico, b. 693, fasc. 10573. (G. Mangini, R. Vittori)