Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Milano il 17.1.1889, antifascista, secondo la Ps si tratta di un anarchico. Rimane a Milano fino al 1925, quando si trasferisce ad Alessandria. Secondo le informazioni che derivano dalle Questura di Alessandria prima e di Piacenza poi, ad Alessandria si occupa di reclutare prostitute per la casa di tolleranza di via Gamberina Vecchia e di smerciare stupefacenti, adottando come copertura l’attività di negoziante di cavalli, mentre a Piacenza, dove giunge nell’autunno 1929 e rimane circa 18 mesi, continua a convivere con Carolina Amalia Bottini, tenutaria di una casa di tolleranza in via Lampugnani 6, che fa passare per sua moglie. Durante il suo soggiorno a Piacenza la locale Questura lo segnala come ostile al fascismo, senza però indicare le motivazioni di tale giudizio. Il 29.4.1931 si trasferisce da Piacenza a Bergamo, dove i due alloggiano in via S. Lorenzo 20, dove al n° 18 gestiscono una casa di tolleranza. Dal marzo 1934, diffidato e costretto a lasciare la città dalla Questura di Bergamo, si trasferisce a Cisano Bergamasco, pur mantenendo la gestione della casa di tolleranza con la Bottini. Questa cede la sua attività ad altra tenutaria nel luglio 1936 e il 23.9.1936 i due lasciano Cisano, dove risiedono presso la trattoria ‘Vercelloni detto Quarantotto’ gestita da Francesco Ronzoni, per trasferirsi a Genova per aprire una casa di tolleranza in via S. Luca 2. Il 17.12.1936 la Prefettura di Piacenza informa il Cpc e le Prefetture di Bergamo, Milano e Alessandria che “Baioni è noto alla R. Questura di Roma come individuo diffamato per reati contro la proprietà e condannato per lesioni, oltraggio, renitenza alla leva, lenocinio e sfruttatore di donne. Durante la sua permanenza in questa città non diede luogo a rimarchi con la sua condotta in genere, ma era ritenuto elemento ostile al fascismo”.
Dal gennaio 1937 risiede a S. Maria Rossa, in via Vittorio Emanuele 44 della frazione Colombina di Garbagnate (Mi), dove vivono i suoi genitori. Nello stesso 1937 scrive direttamente a Mussolini una lettera per ottenere la sua ‘riabilitazione’ politica, dato che rifiuta per sé la definizione di anarchico; una copia dattiloscritta della quale è conservata le fascicolo:
“Duce!!! La bontà vorrà perdonare il mio ardire e ascoltare la mia supplica! Dal 1931 al 1934 ero in società in Bergamo in una casa di meretricio. Ammalato per diverso tempo non potevo certo uscire di casa, un bel giorno senza non aver avuto mai un arresto e non aver dato mai noi a nessuno, ancora in convalescenza della bronco-polmonite ricevo una chiamata dalla Questura di Bergamo e mi mandano a Milano col foglio di via e la diffida, senza spiegarmi il motivo. Ora rivolgo questa supplica a voi perché mi vedo perseguitato per una cosa che fa vergogna cioè come anarchico. Pur essendo aderente al partito e ammiratore vostro pur Eccellenza non mi sono mai iscritto dato il mestiere che facevo, tanto è vero che alla chiamata vostra del 2 ottobre 1935-XIII io risposi colla mia presenza a Pontida non potendo presentarmi a Bergamo e ne fa fede un biglietto rilasciatomi dall’ispettore di fasci di Pontida come pure mi trovai al 5 maggio u.s. e alla sera del 9 maggio alla proclamazione della presa di Addis Abeba perché anch’io combattente della. Lasse ’89 gioivo coi nostri prodi soldati. Ora però devo confessare un errore grandissimo che ho commesso quando nel 1934 ci sono state le elezioni. Come ogni buon cittadino mi presentai all’urna, ma feci l’errore madornale di sbagliare scheda, accortomi però subito mi recai alla sede del fascio di Bergamo Città Alta, per spiegare il mio sbaglio. Volendomi mettere in commercio prendere la licenza di un esercizio, pur di guadagnare il pane onestamente per aiutare anche mio padre di 75 anni mia madre di 68 feci domanda a Bergamo del certificato di buona condotta mi fu negato non solo, ma in ogni posto che vado le mie informazioni risultano che sono ‘anarchico’. Imploro la bontà Vostra affinché si voglia interessare per la mia completa riabilitazione politica, non avendo mai avuto un arresto per politica e ho sempre cercato fin dove ho potuto arrivare di fare delle opere buone sentendomi fiero d’essere Italiano con una guida salda e buona come la Vostra. Lusingato che la bontà Vostra prenda a cuore la mia situazione pregando il buon Dio che vi conservi a noi per molti anni. Baioni Mario, via Piave n. 2 – S. Maria Rossa Garbagnate Milanese”. Radiato nel 1937. (G. Mangini, R. Vittori)