Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Leffe (Bg) il 21.6.1901, soprannominato “Carelì de Lef”, prima bracciante, poi manovale e minatore, in seguito operaio tessitore, socialista unitario. La sua scheda biografica viene aperta dal 3.9.1925. Ha frequentato la 3a elementare, è sposato con Evelina Adele Pezzoli, ha una figlia, Teresa. Presta servizio militare per 20 mesi nel 35° Reggimento di Fanteria e si congeda nell’agosto 1922. Dopo la fine del servizio militare si iscrive al Psu e inizia a frequentare ‘elementi sovversivi’. Emigra a St. Etienne (Francia) dal giugno 1923 al febbraio 1925, quando rientra a Leffe, dove risiede in Contrada San Rocco e viene assunto come operaio tessitore presso il copertificio Zambaiti Benedetto. In quello stesso periodo legge i quotidiani socialisti «Avanti!» e «La Giustizia», che acquista regolarmente in edicola. Nell’aprile 1925 riceve da Milano, con l’invito a diffonderli, dei volantini stampati che incitano gli operai a lavorare nella giornata del 21 aprile e ad astenersi invece al lavoro il 1° maggio. I manifestini vengono rinvenuti in una via di Leffe nella notte del 30 aprile 1925. La perquisizione effettuata a casa sua dai Cc di Gandino (Bg), maresciallo Giroldi e appuntato Calca, porta al rinvenimento di alcune copie dei manifestini e a numerose copie di giornali dell’opposizione, oltre che di un pallone sferico di carta rossa, costruito dallo stesso Mosconi, che avrebbe dovuto essere lanciato il 1° maggio. Interrogato sulla provenienza dei manifestini, Mosconi afferma di aver ricevuto una cartolina postale da Milano, con stampigliatura dell’indirizzo mittente di via Panfilo Castaldi 4 di Milano, in cui gli si chiedeva di recarsi alla stazione ferroviaria di Gazzaniga per la consegna dei manifestini, avvenuta da parte di una persona che Mosconi afferma di non aver mai visto. L’8.5.1925 viene tradotto in Questura a Bergamo ma dalla vicenda non derivano condanne. Nello stesso periodo è in corrispondenza epistolare con Giovanni Giannini (n. 1902), ritenuto di Siena e conosciuto in Francia, a St. Etienne, dato che erano alloggiati nella stessa pensione e lavoravano per una miniera di carbone, Giannini come impiegato e Mosconi come minatore. Nel fascicolo è conservata una bella fotografia di Giannini, che però risulta del tutto sconosciuto alla Questura della città toscana, che ne restituisce la fotografia alla Sotto-prefettura di Clusone. Interrogato sul Giannini, Mosconi riferisce di averlo conosciuto solo nella circostanza della sua emigrazione in Francia. Nella loro relazione alla Sotto-prefettura di Clusone del 12.9.1925, i Cc dello stesso luogo credono alle parole di Mosconi. Il 27.6.1929 viene denunciato dai Cc di Gandino per istigazione a delinquere tramite “indebita affissione di un manifesto incitante lo sciopero e per contravvenzione alla legge sul bollo”, anonimo ma da lui compilato e dattiloscritto, ma il 16.10.1929 il giudice istruttore del Tribunale di Bergamo lo assolve dall’imputazione per non aver commesso il fatto. Lavora nel copertificio di Vito Servalli, dal dicembre 1934 rimane disoccupato ma dal marzo 1935 viene assunto ancora dal copertificio Servalli. Dal 1937 è invalido al lavoro e per questo riceve una pensione. Costantemente sorvegliato, non ci sono segnalazioni sul suo conto fino alla relazione del 6.10.1940 da parte dei Cc alla Questura di Bergamo, quando viene riferito che vive con una pensione di invalidità, che è molto malato di etisia e asma e costretto a letto, non ha fatto domanda d’iscrizione al Pnf e “non ha dato ancora alcuna prova di ravvedimento”. Il 22.11.1941 viene radiato dal novero dei sovversivi schedati ma mantenuto in quello dei sovversivi comuni per una generica vigilanza. Nel fascicolo sono conservate 2 foto, una di Mosconi scattata il 19.5.1925 a Gandino, l’altra di Giovanni Giannini. Cpc b. 3440, 1925-1941, scheda biografica. (G. Mangini, R. Vittori)