Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Vall'Alta (Bg) il 27.11.1893, contadino, sospetto politico. Nel 1914 svolge il servizio militare presso il 69° Reggimento Fanteria a Firenze. Durante le esercitazioni mostra segni di serio squilibrio psichico e spara alcuni colpi di moschetto contro i suoi commilitoni, tanto da dover essere ricoverato per 20 mesi nell’ospedale psichiatrico di Firenze e poi trasferito nel 1915 in quello di Bergamo, dove rimane altri 7 mesi. Emigra poi in Svizzera presso uno zio paterno, dove rimane per circa due anni lavorando come boscaiolo, rientrando a Vallalta verso la fine dl 1918. Nel 1920 emigra in America, nei pressi di Chicago, dove lavora presso un fratello emigrato in precedenza. Verso la fine del 1922 rientra in Italia e si sposa con Nina Belotti, dalla quale ha 5 figli. É proprietario di circa 90 pertiche di terreno. Viene considerato un sospetto politico perché nel gennaio 1941, dopo aver bevuto, dà in escandescenze e litiga con Pietro Bottagisi (di Pietro, 35 anni) impiegato comunale di Vallalta, sotto gli uffici del quale grida: “Vigliacchi di italiani. Governo di ladri è ora di finirla con le ingiustizie. Danno la minestra a chi non ne ha bisogno e lasciano morir di fame la povera gente. Ladri d’Italiani, vigliacchi, comunisti (ndr: termine con cui si riferisce all’amministrazione comunale). Farmi venir giù dalla valle a fare il bambo con delle carte di denunzia, non sono qui a farvi il buffone. Ladri di ladri”. Fermato dai Cc locali, viene portato nel carcere giudiziario di Bergamo. Nel fascicolo è conservata una memoria a suo favore, scritta il 24.1.1941 e indirizzata al questore da Pietro Nicoli, che intercede per il fratello Edoardo, del quale ricostruisce le vicende e conclude in questi termini: “La famiglia gli è allietata da ben cinque figli, sani e robusti. Il lavoro dei campi prospera e gli fa condurre una vita onesta e tranquilla. Il passato giovanile così burrascoso è pietosamente dimenticato e nascosto ai suoi figli, ed oramai tutto sembra filare in perfetto amore, senonché un banale, banalissimo incidente, sulle cui origini e modalità mio fratello stesso nulla ricorda, fa riaffiorare i moti impulsivi, bestiali, che erano assopiti in fondo al suo cuore. Ecco qui, sig. capo, la povera, dolorosa storia di mio fratello, che, lui incolpevole e incapace, l’ha trascinato in carcere”. Il 5.2.1941 Nicoli viene diffidato e poi liberato. (G. Mangini, R. Vittori)