Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Martinengo (Bg) il 17.2.1899, nel corso del 1929 si trasferisce a Savona lavora come demolitore al porto. Comunista, viene arrestato nel settembre 1929 perché sospettato di aver tentato di riorganizzare la struttura territoriale savonese del Pci insieme a Salvatore Gavino Cambiganu (n. 1882 a Pattada, Ss, comunista, residente a Savona, demolitore, condannato al confino). É la Questura di Savona ad avere individuato l’attività in questione, come emerge chiaramente dall’informativa indirizzata l’1.11.1929 dal questore di Savona Palma al prefetto locale:
“Era giunto a conoscenza dell’Ufficio Speciale di Polizia Politica presso il Ministero dell’Interno di una ripresa dell’attività comunista in Provincia, in connessione con analogo movimento a Genova ed in relazione con l’organo direttivo del Partito comunista Italiano a Parigi. Dopo laboriose investigazioni si giunse a stabilire che tale movimento faceva qui centro a tale Cambiganu Gavino Salvatore, noto comunista, già Guardia di Finanza ed in rapporto con l’altro sovversivo Soldani Antonio di Vado, già arrestato e denunziato al Tribunale Speciale, siccome responsabile di propaganda comunista in occasione della manifestazione internazionale, indetta dal partito comunista per il primo agosto scorso. Furono arrestati i maggiorenti sospetti di tale ripresa di attività e furono anche eseguite molte perquisizioni con scarso risultato, poiché l’arresto del Soldani, avvenuti poco tempo prima, aveva messo in all’Arme (sic) il campo sovversivo. Tra gli arrestati vi era anche l’individuo in oggetto, compagno indivisibile del Cambiganu. Gli agenti dell’Ufficio speciale che pedinavano il Cambiganu, il 4 giugno decorso notarono la seguente manovra svoltasi tra questi ed il Nozza; attraversata entrambi la Piazza Sisto IV° si recarono in via Pertinace e, giunti alla casa del Cambiganu, costui entrò nel portone, seguito dal Nozza, che frattanto aveva lasciato la bicicletta appoggiata al muro, all’esterno del portone stesso. Il primo degli agenti che seguiva più dappresso il Cambiganu, nel passare innanzi al portone, notò che costui consegnava all’altro un piccolo involto di carta. L’altro agente, invece, si trovava all’altezza del portone mentre ne usciva il Nozza, il quale stava ancora cacciando nella tasca dei pantaloni il pacchetto visto dall’altro agente. Il Nozza inforcò la bicicletta e si allontanò diretto a Lavagnola, ove venne seguito e riservatamente identificato. Il Cambiganu, al quale è stato contestato il fatto suesposto, esclude che il Nozza sia mai entrato nel portone di casa sua, pur ammettendo di essere stato accompagnato più volte a casa dal Nozza. Costui invece ammette di essere entrato nel portone, dopo di aver lasciato fuori di esso la bicicletta, ma nega, com’è naturale, di aver ritirato il pacchetto e vuol far credere di essere entrato nel portone soltanto per salutare l’amico. É superfluo far rilevare la inattendibilità della giustificazione e la corrispondente assoluta mancanza di verosimiglianza. Sta il fatto, anche se mancano elementi probatori atti a denunziare il prevenuto al Tribunale Speciale, che il Nozza era uno dei più fattivi coadiutori del Cambiganu nel lavoro di riorganizzazione del partito comunista, del quale era il fiduciario per Lavagnola. Ciò premesso lo denunzio all’E.V. per il provvedimento di ammonizione, ai sensi dell’articolo 166 della legge di P.S.”.
Tuttavia, appunto perché non emergono elementi probatori in tal senso, è scarcerato agli inizi di novembre 1929. Viene comunque denunciato alla Commissione Provinciale per il confino di polizia di Savona, che l’8.11.1929 procede alla sua ammonizione come “elemento pericoloso all’ordine nazionale dello Stato”. La sua scheda biografica, compilata dalla Prefettura di Savona a partire dal 16.1.1930, lo definisce ozioso e di carattere violento perché nel 1915 ha subito un procedimento giudiziario per lesioni prodotte con arma da taglio, ma viene assolto per insufficienza di prove. Prima del trasferimento a Savona frequenta elementi ‘sovversivi’ ed è quindi vigilato. A Savona abita in piazza Lavagnola 22/1, ma nel 1931 si trasferisce in via Nazionale del Piemonte 25. Oltre al suo lavoro al porto come demolitore alle dipendenze della ditta Ghigliazza, nelle ore libere lavora anche come contadino. Dal 1932 al 1942 continua ad essere attentamente vigilato ma non ci sono ulteriori annotazioni sul suo conto. Cpc, b. 3568, 1929-1942, scheda biografica. (G. Mangini, R. Vittori)