Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Bergamo il 1.11.1900. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia su carta d’identità obbligatoria, è affetto da strabismo all’occhio destro. Risiede in via Fara 9, è sposato con Carmela Perico, ha 2 figli, lavora come operaio fuochista al Setificio Capuani di via Borgo Palazzo. Secondo la Questura di Bergamo, prima dell’avvento fascista è iscritto al partito comunista giovanile, ma in realtà, come mostra lo studioso Edoardo Del Bello, prima di passare al PCdI risulta iscritto alla Federazione giovanile socialista: “La Federazione giovanile socialista bergamasca nel 1920 si schiera all’unanimità con la frazione comunista e a questo riguardo Giovanni Oberti ed Ettore Perico presentano una mozione al 3° Congresso provinciale tenutosi a Romano di Lombardia il 19.12.1920”. Come riporta «L’Eco di Bergamo» del 6.2.1923, agli inizi del febbraio 1923 viene arrestato insieme ad altri “per la trama comunista” e in quel momento risulta consigliere della Federazione provinciale comunista. Il 16.5.1923 viene scarcerato. Nei mesi della sua detenzione la Federazione provinciale del Partito comunista decide di espellere Oberti. Infatti, nel fascicolo è conservata la sua tessera del Partito Comunista d’Italia - Sezione di Bergamo, n. 426, dell’anno 1922, firmata da Oberti e dal segretario della Sezione Angelo Foppa, pagata fino al mese di luglio compreso. Evidentemente sequestrata dalla polizia, nel fascicolo è conservata anche una lettera autografa di Oberti, con busta e indirizzo, scritta a lapis e indirizzata a “Al Sig. Ferrari Amedeo - (Presso Club Risveglio) Ristorante Selemino - via G. Quarenghi - Bergamo”, mittente “Giovanni Oberti - via Fara 9 - Bergamo”. Il 24.8.1925 i Cc perquisiscono la sua abitazione e trovano 15 fascicoli di uno stampato sulla morte di Matteotti, una fotografia di Matteotti ed una copia dell’«Avanti». Il materiale viene sequestrato ma non ce n’è traccia nel fascicolo. Il 19.4.1928 il Commissariato di Ps di Bergamo Alta in una nota riservata segnala alla Questura che Oberti “si mantiene estraneo a qualsiasi attività politica”, ma viene comunque costantemente vigilato “per indagare se svolga occultamente opera contraria all’Ordine nazionale e per seguirne le mosse e gli atteggiamenti nel campo politico, mentre torna in questa giurisdizione per rincasare”. L’8.5.1928 gli viene assegnata la carta d’identità obbligatoria ma nel giugno 1928 il brigadiere Guidolotti lo definisce “ravveduto” dai suoi sentimenti sovversivi, tanto da essere definito simpatizzante fascista e da essere divenuto fiduciario del sindacato fascista presso lo stabilimento Capuani di via Borgo Palazzo 19, su designazione di Capoferri, segretario federale del Sindacato fascista. Trasferitosi in via Salvecchio 13, nel 1931 si trasferisce in via Borgo Canale 9, nel 1934 in via Tassis 3. Muore il 24.5.1938. Radiato nel 1939. (G. Mangini, R. Vittori)
Documentazione allegata
carta d’identità
(Cartellino della carta d'identità con fotografia del 1928)
tessera di partito
(tessera del Partito Comunista d’Italia - Sezione di Bergamo, n. 426, dell’anno 1922, firmata dal titolare e dal segretario della Sezione Angelo Foppa, pagata fino al mese di luglio compreso)
corrispondenza
(Lettera autografa di Oberti, con busta e indirizzo, scritta a lapis e indirizzata a “Al Sig. Ferrari Amedeo - (Presso Club Risveglio) Ristorante Selemino - via G. Quarenghi - Bergamo”, mittente “Giovanni Oberti - via Fara 9 - Bergamo”; così scrive Oberti:
“Bergamo 20 - 8 - 23
Spett.li Soci del Circolo Comunista Bergamo
Carissimi amici (perché compagni mi è proibito chiamarvi).
Leggo nell’Avanti! un trafiletto che mi porta a conoscenza della mia espulsione dal PCI perché (secondo voi) nel tempo della mia detenzione avrei fatto delle istanze che non fanno onore a uomini aderenti al PCI.
Senza voler entrare nel merito della questione generale, io però mi sento in dovere di difendermi da accuse vili e inesistenti, ma specialmente più vili perché chi ha accusato e chi ha condannato hanno agito in base a sospetti creatisi collo stato d’animo che è comune a chi si trova in carcere, e perché non hanno avuto il coraggio o non hanno sentito il dovere di chiamare davanti a sé l’accusato.
Voi avete agito in seguito a delle voci le quali (in malafede perché non credo in buona) dicevano che io abbia scritto ai fascisti perché si interessassero per la mia liberazione, ciò è assolutamente falso, e spudoratezze simili, dei comunisti non dovrebbero divulgare, se non sicuri del fatto.
Tutti sanno che io sono alle dipendenze della Ditta Suardo e Capuani, ora io a questa ditta ero in credito per l’importo di 6 giornate di lavoro e cioè dal giorno 1 febbraio al giorno 7 vigiglia (sic) del mio arresto.
Siccome le giornate non volevano pagarle a mia moglie io mi sono sentito in dovere di scrivere all’avv. Suardo (amministratore) affinché saldasse il mio avere a mia moglie. Da questa lettera che è uscita dal carcere col nome dell’avv. Suardo si sono fatti i più svariati e stupidi sospetti, ad avvalorare ciò io credo che basti il fatto che mio difensore era l’avv. Pezzotta che è come tutti sanno un popolare. Ora se ad avere un difensore che non è del nostro partito è un reato che porta all’espulsione dal Partito io mi domando allora perché non si è espulsi chi ha avuto per difensore un uomo che fu e che sarà sempre un nemico giurato del Comunismo.
Ora termino perché avrete capito abbastanza e malgrado tutto io sarò sempre un Comunista.
Viva la Rivoluzione Sociale. Viva il Comunismo.
Abbiatemi se non come compagno almeno come un seguace.
Giovanni Oberti
via Fara 9 Bergamo”
)