Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Zandobbio (Bg) il 1.12.1902, bracciante e manovale. Dopo essere emigrato in Francia, rientra in Italia alla fine di dicembre 1931. L’11.1.1932 viene arrestato e denunciato per ‘grida sediziose’ perché la sera precedente, ubriaco, aveva inneggiato a Lenin e alla Russia augurando la morte “a quel brigante di Mussolini” e aggiungendo che “in Francia stavo bene e potevo fare i miei comodi”. A denunciarlo ai Cc di Trescore, come emerge dalla nota sulla vicenda inviata dai Cc di Bergamo al prefetto il 14.1.1932, è il segretario politico del fascio di Trescore, Tobia Vescovi (di Angelo e Trapletti Giuseppina, n. a Zandobbio l’8.1.1893, dove risiede, ex combattente, seniore della Milizia), che sente le grida e individua la casa da dove provengono, appunto quella di Oldrati. Avendo visto quest’ultimo uscire alticcio e con una scodella di vino in mano, il fascista Vescovi “affrontatolo lo percosse due volte al viso, con una bacchetta che aveva fra le mani, producendogli due lievi escoriazioni, senza che il colpito, subito rifugiatosi in casa, reagisse in alcun modo né tentasse di giustificarsi o di chiedere spiegazioni”. Ricevuta la denuncia, il maresciallo dei Cc De Feo la sera stessa dell’11.1.1932 arresta Oldrati e perquisisce la sua abitazione, senza esito. Oldrati nega di aver pronunciato le frasi incriminate, conferma di avere bevuto e di avere cantato solo una canzone in voga. In attesa del procedimento nei suoi confronti, Oldrati rimane nelle carceri giudiziarie di Bergamo. Per tentare di ottenere la sua liberazione, la sorella Tilde si rivolge al maestro elementare Luigi Belotti di Trescore Balneario (Bg) per fargli scrivere, in italiano corretto e pieno di forme retoriche (tipiche dell’epoca e dell’adulazione di massa nei confronti del duce), un’istanza da inviare direttamente a Mussolini nell’intento di ottenere la liberazione di Oldrati. La lettera, formalmente, risulta scritta dai genitori di Oldrati, che però ne sono totalmente all’oscuro, tanto che le loro firme sono siglate, per il padre, con la grafia della stessa Tilde e, per la madre, con quella del maestro Belotti, effettivo estensore. Tilde Oldrati, poi, scrive al maresciallo dei Cc di Trescore Balneario allegando copia dell’istanza di perdono indirizzata a Mussolini, rivelando la modalità del tentativo. Entrambi i documenti sono conservati nel fascicolo. Condannato a 70 giorni il 15.3.1932 dalla Pretura di Grumello del Monte (Bg), Oldrati viene liberato dal carcere già il 21.3.1932 e diffidato in Questura a Bergamo il 18.4.1932 dal vice-commissario di Ps Mario Bitossi. Dal giugno 1933 lavora nei pressi di Genova sulla camionabile Genova-Milano. Muore l’1.1.1940 a Ospedaletti (Im), per asfissia determinata da principio d’incendio da lui involontariamente appiccato: rincasato a tarda notte dopo aver festeggiato la fine dell’anno e bevuto, verso le due dell’1.1.1940 accende una candela, la pone su uno scaffale di legno vicino al letto e, avendola dimenticata, quando la candela si consuma appicca il fuoco allo scaffale generando un incendio che gli è fatale. Nel fascicolo è conservata una sua foto in triplice posa, del 1932. Cpc, b. 3584, 1932-1940. (G. Mangini, R. Vittori)