Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Montagnana (Pd) il 17.10.1883, per 4 anni combattente in artiglieria sul Monte Grappa durante la prima guerra mondiale. Residente a Bergamo, è sposato dall’8.2.1927 con Maria Adelaide Pecis, ha due figlie, Leonora e Amalia. Con la sua famiglia convive anche la sorella Ausilia. É iscritto al Pnf con anzianità al 1925 come ex combattente. Per 5 anni Degli Osti è stato autista dell’avvocato e commendatore Vittorio Carlo Vitali, Consigliere Nazionale nella Camera dei fasci e delle corporazioni (23.3.1939-2.8.1943) e, dal 20.12.1942, Podestà di Bergamo. Dopo avere lavorato dall’1.6.1934 al 31.8.1937 come autista privato del conte Suardi, in servizio soprattutto a Roma, si licenzia per potere restare con continuità vicino alla famiglia a Bergamo e all’inizio del 1938 inizia a lavorare come portinaio alla Casa della Rotonda dei Mille 1, di proprietà dell’architetto Sesti. A suo carico ci sono la moglie, la seconda figlia e una sua sorella invalida. Il 9.9.1942 due militi fascisti suoi conoscenti, Antonio Carissimi (capo nucleo del gruppo rionale ‘Mussolini’ di Bergamo) e Mario Sancinelli (capo nucleo del fascio di Sotto il Monte), entrambi autisti della società di autotrasporti C.A.B., lo denunciano al segretario del fascio di Bergamo, accusandolo di avere pronunciato “frasi disfattiste e antifasciste per le quali noi non siamo più disposti a tollerare, e siccome non è la prima volta che questo individuo sputa discorsi del genere, vi domandiamo se vi è possibile prendere provvedimenti del caso”. Nella denuncia vengono anche citate le frasi che gli vengono attribuite:
“Oramai i tedeschi sono spacciati in Russia e credo sia la fine”, “Se comandassi io a Roma vedreste che strage!”, “Oramai Mussolini è 20 anni che mi succhia il sangue”, “Il Duce ci ha messo a posto bene, non si mangia più, “Se si cambia l’atmosfera vedrete che succederà!”, oppure “Ci hanno conciato bene. Ormai non abbiamo più nulla da mangiare. La guerra l’abbiamo persa. Se comandassi io per 10 minuti, andrei a Roma e vedreste che cosa succederebbe”. La denuncia viene inoltrata il 14.9.1942 dal vice-segretario politico del fascio di Bergamo, Tito Bosisio, alla locale Questura. Il 23.9.1942 viene arrestato dai Cc di Bergamo come “elemento pericoloso per la sicurezza nazionale” e rinchiuso nelle carceri giudiziarie centrali di Bergamo a disposizione della questura. Il 3.10.1942 la moglie di Degli Osti scrive una lettera, autografa con lo stesso testo, sia al prefetto che al questore di Bergamo, per chiedere aiuto e comprensione nei confronti del marito. Lo stesso Degli Osti, in vista del giudizio a cui sta per essere sottoposto, cerca di tutelarsi facendosi rilasciare dichiarazioni in suo favore da parte dell’amministratore dei bene del conte Guidino Suardi, maestro delle cerimonie della casa reale. Nel fascicolo sono infatti allegate due dichiarazioni. La prima, come referenza di natura professionale, era stata rilasciata già il 19.2.1938 al termine del servizio in casa Suardi, come “certificato di benservito perché l’interessato possa usarne secondo le norme vigenti”, in cui si dichiara che Degli Osti “ha dimostrato nelle speciali mansioni del suo servizio di autista spiccate doti di abilità, zelo e capacità”. La seconda, di natura propriamente morale e politica, viene rilasciata il 5.10.1942 dall’ing. Pietro Nava, amministratore di casa Suardi, il quale dichiara che “il Sig. Camillo Degli Osti non ha mai dato motivo alcuno né di carattere morale né di carattere politico da doverlo richiamare all’ordine; che anzi si è sempre comportato da buon cittadino, osservante delle norme e leggi disciplinari emanate dalle Superiori Autorità e sempre ha dimostrato sentimenti di sincero patriottismo”. A questa seconda dichiarazione è allegata anche una fotografia scattata il giorno delle nozze del conte Suardi e che ritrae anche Degli Osti e gli sposi accanto all’auto di servizio da lui guidata. In vista dell’imminente riunione della Commissione Provinciale per il confino di polizia, prevista per il 14.10.1942, il 9.10.1942 dal carcere Degli Osti si rivolge al prefetto con una dichiarazione spontanea, verbalizzata dalla direzione delle carceri e da lui sottoscritta: “Prima che dall’E.V. e dalla On.le Commissione provinciale, vengano presi a carico dello scrivente dei provvedimenti in seguito all’imputazione di ‘elemento pericoloso per l’ordine Nazionale’, imputazione che dal 23.9.1942 lo rende detenuto presso queste Carceri, umilmente si permette fare presente che, mai, nel passato, ebbe a dar motivo, né da parte dei propri superiori o datori di lavoro, né da parte dell’Autorità Giudiziaria, a rilievi o provvedimenti sia di carattere giudiziario, come di carattere politico. Fu combattente per 4 anni, in artiglieria, durante la guerra 1915-18. Ha prestato, per tre anni circa, servizio di autista presso il C.te Guido Suardi Cerimoniere di Casa Reale e, i certificati che mi permetto allegare, confermano non solo quanto sopra, ma attestano di avere sempre dimostrato sentimenti di sincero patriottismo. Per 5 anni circa, fu anche alle dipendenze del Cons. Naz. Comm. Vitali, a Roma, oggi Podestà di Bergamo. É probabile e possibile che per malanimo o invidia per il posto di fiducia oggi occupato e cioè di portinaio dello stabile in Rotonda dei Mille n. 1 di proprietà Arch. Sesti, si sia voluta fare al sottoscritto una ingiusta accusa di avere proferito cioè parole contrarie all’ordine nazionale: ma tutto ciò non corrisponde a verità. Per il proprio onore e per la propria famiglia, il sottoscritto prega umilmente, ma intensamente, V.S. perché voglia considerare la verità dei fatti e voglia convincerli che, dato il passato di lavoro, di obbedienza e di patriottismo, non è possibile che il sottoscritto possa, tutto a un tratto, essere diventato elemento pericoloso per l’ordine nazionale”. Il 10.10.1942, in vista della riunione della Commissione Provinciale per il confino di polizia, il capitano comandante della compagnia dei Cc di Bergamo, Remigio Garimberti, invia alla Questura e al comando dei gruppo dei Cc di Bergamo un rapporto riassuntivo della vicenda che vede coinvolto Degli Osti, del quale viene scritto che si tratta “di elemento che ha dimostrato, in questi ultimi tempi, una certa tendenza a fare apprezzamenti inconsiderati circa l’attuale situazione politica, esprimendo talvolta opinioni di carattere antifascista ed antinazionale, soprattutto quando si abbandona a soverchie libazioni (..) Poiché il Degli Osti non ha specifici precedenti di carattere politico e si è rivelato, finora, onesto lavoratore, non si ravvisano gli estremi per sottoporlo al grave provvedimento del confino di polizia. Si propone che, nei suoi confronti, venga applicata l’ammonizione ai sensi dell’articolo 164 del T.U. delle leggi per la P.S.”. Tale indicazione viene tenuta presente, tanto che Degli Osti viene ammonito il 14.10.1942. Nel fascicolo è conservata anche una sua fotografia in triplice posa, scattata dagli agenti della Questura di Bergamo il 15.10.1942. Cpc, b. 1662, 1942-1942. (G. Mangini, R. Vittori)