Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Vertova (Bg) il 27.10.1903, residente a Bergamo, disfattista, guardia privata, confinato politico. Sposato con Maria Agostina Radici, che a Vertova gestisce un piccolo negozio di panetteria. Ha una figlia nata nel 1935. Iscritto al Pnf dall’1.1.1925, ex combattente nella guerra italo-etiopica come camicia nera incorporata nel 14° battaglione dal 10.5.1935 al 20.8.1936, poi guardia privata presso gli stabilimenti di Dalmine. Arrestato il 22.11.1941, il 12.12.1941 la Questura lo denuncia al presidente della Commissione Provinciale di Bergamo, cioè al prefetto. Questo è il testo della denuncia del questore: “Bergamo 12 dicembre 1941 – XX° - Al Prefetto Presidente della Commissione Prov. Per i provv. di polizia - Bergamo. Lo scorso ottobre nel comune di Vertova si diffuse una storiella, secondo la quale sarebbe stata elevata contravvenzione ad un macellaio di Bergamo perché in giorno proibito avrebbe venduto due ettogrammi di carne ad una pover donna che aveva un figlio ammalato; che il macellaio, al vigile che avrebbe accertato la contravvenzione, avrebbe subito fatto presente che, il tal caso, era pure in contravvenzione il Federale di Bergamo, al quale, nella mattinata stessa, avrebbe mandato a casa due chili di polpa. La predetta storiella raccontata nelle botteghe e negli stabilimenti di Vertova era diventata di pubblico dominio ed aveva naturalmente dato luogo a commenti sfavorevoli sull’inosservanza delle superiori disposizioni, relative alla disciplina annonaria, da parte di una personalità più in vista della Provincia. Urgenti accertamenti all’uopo eseguiti portarono all’identificazione di uno dei maggiori responsabili della propalazione della storiella, nella persona di Marchesi Ernesto fu Alessandro e di Rinaldi Maria Lucia, nato a Vertova il 28.10.1907, ivi residente, guardia notturna presso gli stabilimenti di Dalmine. Costui non negò l’addebito, precisando di averla sentita raccontare da Colleoni Battista fu Giovanni e fu Locatelli Elisa, nato a Bergamo il 14.6.1887, macchinista presso i detti stabilimenti di Dalmine. Anche quest’ultimo ammise il fatto, dichiarando, però, di non avere indicato il nome del Federale, ma di avere accennato ad una autorità, dichiarazione questa smentita dal Marchesi in uno opportuno confronto col Colleoni. Il Colleoni soggiunse che la storiella l’aveva sentita da alcune donne, senza però fornire alcun elemento atto ad identificarle, innanzi al chiosco dei giornali, posto in via Cesare Battisti di questo Capoluogo. Evidentemente la storiella fu inventata e messa in giro dal Colleoni, mentre il Marchesi, dando prova di grave incomprensione, propalò a Vertova la storiella stessa. Entrambi i predetti non hanno precedenti, tuttavia per il loro contegno essi si sono dimostrati elementi di disordine, per cui si denunziano a codesta Commissione Provinciale per il provvedimento del confino di polizia. Il Questore”.
Con Marchesi viene denunciato anche Battista Colleoni. L’accusa è "di aver propalato notizie false ledenti il prestigio di un gerarca del Pnf" e il 15.12.1941 la Commissione Provinciale lo assegna per un anno al confino come persona pericolosa per l’ordine nazionale. La destinazione del confino, comunicata il 24.12.1941 alla Questura di Bergamo dal Ministero dell’Interno, è Carunchio (Ch). La stessa accusa e la stessa condanna riguardano anche B. Colleoni. Liberato il 17.3.1942 e munito di foglio di via obbligatorio per Bergamo, dove deve presentarsi in questura entro due giorni. Il 12.8.1947 viene incluso nell’elenco dei confinati politici come apolitico. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia. Cpc, b. 3024, 1941-42. Un fascicolo a suo nome è anche in ACS, fondo ‘Confino Politico’, b. 616, n. 9361. (G. Mangini)