Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Brusaporto (Bg) il 6.5.1878, risiede in Almé con Villa (Bg) via Campofiori 44. Venditore ambulante di stoffe, antifascista, frequenta la scuola fino alla quarta elementare. Sposato con Maria Lucia Elisabetta Capelli (n. nel 1876), ha due figli. Dopo aver fatto il servizio militare come caporal maggiore di Fanteria, per due anni partecipa alla prima guerra mondiale. La sera del 28.2.1938, nell’osteria di Pellegrino Vincenzo Boffelli di Almé con Villa, pronuncia ubriaco una frase - "beviamo questo bicchiere di vino perché ora siamo presi per la gola. Si stava meglio quando c’era Lenin" - giudicata ‘sediziosa’. Il giorno dopo l'oste Boffelli informa dell’accaduto il segretario del fascio locale che, a sua volta, il 2.3.1938 ne informa i Cc. Vengono così individuati i testimoni dell’episodio: Battista Scotti (di Almé con Villa, elettricista e iscritto al Pnf dal 26.1.1932), Carlo Tacchini (di Almé con Villa, montatore, non iscritto al Pnf) e Giovanni Togni (di Paladina, manovale sterratore, non iscritto al Pnf, genero di Pedrini). Interrogati dai Cc, non sanno dire le frasi effettivamente pronunciate da Pedrini, anche perché questi, quando beve, parla male di tutti. Il 3.3.1938 Pedrini viene fermato dai Cc di Almé, Giuseppe Sottile e Mario Pozzi e il giorno dopo portato nelle carceri giudiziarie di Bergamo. Il 3.5.1938 è diffidato dalla Commissione Provinciale per il confino di polizia. Il suo avvocato difensore, Ubaldo Riva, invia alla Questura un memoriale allegando certificato medico del dr. Carlo Castelli, che definisce Pedrini etilista cronico e malato di mente per arteriosclerosi. Il 9.10.1939 i Cc di Bergamo scrivono al questore che Pedrini non è iscritto al Pnf e "non ha dato alcuna sicura prova di ravvedimento". (G. Mangini)