Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Gazzaniga (Bg) il 25.5.1893, perito tecnico, socialista unitario poi fascista, residente a Bergamo, prima in via Masone 9, poi in via Martiri Fascisti 4 e infine in via San Martino della Pigrizia. Si sposa a Milano il 4.10.1917 con Maria Luigia Martinelli. Prende parte alla prima guerra mondiale. Appassionato di sci e tennis, in quest’ultimo sport anche i suoi figli sono atleti di valore. Uno di essi, campione nazionale di tennis degli avanguardisti, muore ventenne nel 1934 (l’altro è nato nel 1922). Nel biennio 1920-1921 è tra i consiglieri della società sportiva Atalanta Bergamasca Calcio. Sul piano professionale l’1.7.1919 costituisce la società in accomandita semplice ‘Perani Benedetto & C.’ per la lavorazione delle carrube e dei suoi sottoprodotti, con sede a Bergamo in via Masone, di cui è socio principale. Gli altri soci sono suo padre, Giovanni Perani, direttore del cotonificio Beltracchini di Gazzaniga, Paolo Sigismund, Pietro Zanchi, Lorenzo Zanardi. Nel novembre 1920 si iscrive al Psi, nello stesso periodo sul giornale «Le Valli Seriana e Brembana» scrive articoli a proposito del socialismo. Nel 1922 è collaboratore sportivo del «Giornale di Bergamo», sul quale pubblica anche articoli politici (23.3.1922, Sovversivismo positivo) ed economici (12.4.1922, La discesa del Marco e le sue ragioni). Il 15.3.1924 costituisce con il fratello minore Luigi la società ‘Benedetto e Luigi Perani’ per commercializzare in esclusiva il prodotto ‘Perasol’ della società ‘Perani Benedetto & C.’. Il 5.10.1925 la sua società industriale procede ad un aumento di capitale e, poche settimane dopo, l’1.1.1926, trasforma l’assetto sociale della ditta: la sede è in via Bono mentre i soci, oltre a Perani, sono il fratello minore Luigi, che diviene direttore tecnico, Enrico Luchsinger e Carlo Beltracchini. Nel 1925 collabora alla «Rivista di Bergamo» con alcuni brevi interventi per la rubrica sportiva nei numeri di aprile, luglio, novembre e dicembre 1925. Nel gennaio 1926 è abbonato al periodico socialista riformista «La Giustizia». In occasione del mancato attentato di Tito Zaniboni a Mussolini del 4.11.1925, il 6 o 7.11.1925 scrive una lettera al segretario politico fascista di Bergamo, Giuseppe Beratto, ma questi, in un articolo intitolato Maddaleno o Incosciente? apparso in «La Voce di Bergamo» del 7.11.1925, usa la lettera per denigrarlo, mentre Perani, professandosi socialista, deplora l’attentato. Il 30.5.1926 gli viene rifiutato il passaporto per l’estero. Il 4.2.1928 la società ‘Benedetto Perani & C.’ riduce il suo capitale e il 22.12.1932 viene sciolta. Il liquidatore, Enrico Luchsinger, completa il suo lavoro il 6.4.1933. Nel frattempo Perani crea una nuova azienda, la ‘Società Anonima Cesalpinia’, della quale è direttore tecnico e dove assume il fratello Luigi come collaboratore tecnico. Il 10.11.1933 viene radiato dallo schedario provinciale dei sovversivi. Nel 1935 è volontario in Africa Orientale, nel maggio 1937 è direttore tecnico della ‘S.A. Cesalpinia’ di via Bono 6 e risiede a Bergamo in via Martiri Fascisti 4. Dopo la sua radiazione dallo schedario dei sovversivi non da’ luogo a rilievi e spesso si reca all’estero per lavoro grazie al fatto che dal 1934 è munito di passaporto, rinnovato nel 1935 e nel novembre 1936 per Francia, Inghilterra, Germania, Austria, Svizzera e Spagna. Nel maggio 1937 indirizza un esposto a Mussolini, lamentando di essere oggetto di persecuzione da parte di gerarchi fascisti locali, soprattutto Tito Legrenzi e Lucio Zanchi i quali, per rancori personali, lo avrebbero escluso dal consiglio d’amministrazione della Associazione Tennis Bergamo. Inoltre, è convinto che il suo passato politico socialista gli renda impossibile sostenere i suoi brevetti per estrarre farina dai semi di carruba, tanto da averli ceduti alla società Cesalpinia, che può disporre di capitali stranieri, e non intende cedere altri due suoi brevetti all’industria estera. In seguito a ciò viene invitato in prefettura a presentarsi al cav. Prato, al quale il 13.6.1937 scrive una lettera di ulteriore chiarificazione, presente in originale nel fascicolo: “Facendo seguito al mio esposto indirizzato a S.E. il Capo del Governo a mezzo della Segreteria Particolare, mi permetto riconfermare che malgrado assicurazioni avute, non mi è più possibile sperare in un favorevole appoggio, da parte delle Autorità, a procedimenti industriali che sicuramente troveranno una favorevole e larga applicazione pratica. Per quanto concerne il problema delle carrube avevo a suo tempo proposto alla segreteria politica a Roma, un progetto, che ho poi ceduto invece alla S. An. Cesalpinia di Bergamo. Attualmente sono nelle condizioni per realizzare due importanti progetti industriali in merito alle estrazioni dei saccarosi da molte frutta, senza ricorrere al metodo dispendioso e solito delle soluzioni. Inoltre, ho ottenuto favorevoli esperienze in presenza di tecnici chimici francesi, per un procedimento che acconsente di ottenere un’omogeneità favorevole agli involucri dei cilindri, nei motori a scoppio; procedimento che oltre alla durata, risparmia notevoli quantità di materie prime. Anche nello sport, che io considero, dopo il lavoro, il mio migliore svago, devo lamentare alcune angherie intollerabili e ingiuste, sia nel non consegnarmi premi che io ho meritato, sia con il chiamarmi a coprire cariche (da me non desiderate) ma che una volta concesse non devono essere ritolte, per ubbidire, non già a regolamenti, che io rispetto assieme alle leggi, ma crearmi quelle condizioni sfavorevoli, che possono togliermi il desiderio di vivere in cordialità. Il mio esposto significava dunque tutto il mio dispiacere di non potere ottenere nella mia città nativa, quanto io sono oramai costretto a cercare altrove. Ritengo che ciò sia dovuto al mio passato politico, che ritenevo chiuso, sia con il non occuparmi per nessun motivo di politica, come da molti anni ho dimostrato, anche nei miei viaggi all’estero, ma mi piace riconfermare che io non cesserò a nessun costo di impedire che basse questioni personali, nelle mani di ibride figure politiche, possano raggiungere finalità odiose ad antisociali. Con ossequio Benedetto Perani”. Secondo una nota della Questura di Bergamo del 17.4.1940, abita in via San Martino della Pigrizia n. 17 ed è consulente tecnico dello stabilimento Cesalpinia, del quale fino al 1932 è stato il vero proprietario. La società in seguito ha la sua sede legale a Milano in via Felice Casati 44, mentre il direttore tecnico dello stabilimento di via Bono è il fratello Luigi, che risiede a Bergamo in via San Giorgio 13, sposato con Ermenegilda Pesenti-Rossi, detta Garda, dalla quale ha 4 figli. Nel 1937 Perani viene radiato dallo schedario dei sovversivi. Negli anni Quaranta raccoglie alcuni suoi articoli comparsi negli anni Venti in vista della pubblicazione di un libro dal titolo "Studi Sociali (Economia)", che avrebbe dovuto uscire, secondo le sue intenzioni espresse in un foglio di pubblicità stampato da Bolis, "nelle cinque lingue più importanti". L’impaginato del progetto editoriale, presente nel fascicolo, presenta due colonne: quella a sinistra contiene passi tratti dal "Mein Kampf" di Hitler, quella a destra raccoglie appunto i suoi scritti. La soluzione grafica è pensata allo scopo di mostrare la consonanza ante-litteram tra il nazionalsocialismo hitleriano e il pensiero di Perani, il quale lo rivendica come ‘sovversivismo positivo’, una sorta di redistribuzione guidata dallo Stato di risorse economiche, dall’alto verso il basso della società. Il 7.2.1941 scrive una lettera autografa al capo di gabinetto della Questura di Bergamo, nella quale comunica che la casa editrice ‘Società Anonima Bolis’ non può consegnare gli stampati richiesti e, anche nel caso gli venissero consegnati, dovrà attendere "un regolare consenso richiesto a Roma". Il 3.3.1941 su carta intestata ‘Partito Nazionale Fascista - Il Vice-Segretario’, Fernando Mezzasoma, a nome del segretario del Pnf, che in quel momento è Adelchi Serena, scrive a Perani: "Il Segretario del Partito ha ricevuto i vostri articoli e vi ringrazia" (nel fascicolo è conservata copia fotografica della lettera). Nel corso del 1941 fa domanda di iscrizione al Pnf. Quale ex-combattente della prima guerra mondiale, risulta iscritto con anzianità al 3.3.1925. Il 3.1.1942, su carta intestata ‘Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato’, il vice-questore del Tribunale speciale Ferdinando Campera si rivolge al questore di Bergamo Pumo perché ad uno dei vice-presidenti del Tribunale Speciale (ma non è indicato il nome) interessa avere informazioni sulla posizione sociale, famigliare, finanziaria e morale di Perani per ragioni di un possibile matrimonio, chiedendo per questo tatto e discrezione. Pumo risponde il 6.2.1942 in modo assai sbrigativo e, pur avendo a disposizione tutte le informazioni sul conto di Perani raccolte nel fascicolo, scrive che i dati forniti dall’interlocutore sono pochi e vaghi e che un Perani direttore di stabilimento chimico a Bergamo effettivamente c’è, ma si chiama Luigi e per di più è già sposato e ha figli piccoli. Campera risponde subito, con una lettera senza data, capisce di aver compiuto un passo indebito e chiude velocemente la questione ringraziando, senza però tralasciare di aggiungere una precisazione, nell’intento di far capire al proprio interlocutore che la persona su cui chiedeva informazioni era proprio Benedetto Perani: "escludo possa essere quello da te indicato in quanto, pur abitando costà a Villa San Martino e pur essendo direttore e proprietario di uno stabilimento chimico, avrebbe un solo figlio di 18 o 19 anni mentre l’altro gli sarebbe morto due o tre anni fa all’età di 20 anni". Nel 1951 Perani pubblica il libro "Produttori di tutto il mondo (dall’industriale al lavoratore) unitevi! Perché le istituzioni sono in balìa dei profittatori di destra e di sinistra i quali hanno portato l’umanità alla moderna schiavitù (negazione del diritto)". Una copia del libro è conservata alla Biblioteca Nazionale di Firenze. Nel 1953 spedisce suoi stampati a Raffaele Mattioli della Banca Commerciale Italiana. Cpc, b. 3848, 1929-1941. (G. Mangini)