Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Zogno (Bg) il 22.7.1874, prestinaio, anarchico biografato a partire dal 9.3.1895. Nel 1884, a 10 anni, lascia la famiglia e si trasferisce a Milano, perché trova lavoro come garzone fornaio. Qui, nel contesto dell’associazionismo tra i garzoni di bottega, conosce e diviene amico di Sante Caserio (1873-1894), che il 23.6.1894 a Lione ucciderà il presidente della repubblica francese Sadi Carnot. Agli inizi di gennaio 1893 stipula un contratto d’affitto per una stanza al piano terra con il proprietario di uno stabile di Milano in via Santa Sofia 29, Giovanni Chiappa, dicendo di volervi collocare la sede di una società di assistenza tra lavoratori, in realtà è il luogo delle riunioni di un gruppo di anarchici, che vi si trovano per organizzare la loro propaganda e spesso cantano canzoni anarchiche, generando le proteste degli inquilini del palazzo e del vicinato. Nella scheda biografica che lo riguarda, compilata dalla Prefettura di Bergamo, viene anche citato il ritornello di una delle canzoni cantate dal gruppo di Petrelli: “Noi vogliamo l’anarchia universale - Noi vogliamo anarchia e libertà - Quando noi si comanderà”. Tra i partecipanti agli incontri del gennaio 1893 nello stabile di via Santa Sofia figura anche Sante Caserio. Questi, per aver distribuito ad alcuni soldati un opuscolo antimilitarista, nell’aprile 1892 era stato condannato a 12 mesi di carcere. Grazie all’abilità oratoria dell’avvocato anarchico Pietro Gori, che lo aveva difeso, i mesi erano stati ridotti a 8, uscendo dal carcere nel dicembre 1892. Prima di fuggire in Svizzera per sottrarsi al servizio militare, Caserio aveva avuto il tempo di frequentare, nel gennaio 1893, il locale affittato da Petrelli, e prima che il proprietario Chiappa chiamasse la forza pubblica per sgomberare gli anarchici, il 22.1.1893. La perquisizione del locale porta al rinvenimento di un manifesto a sfondo rosso e nero con la scritta ‘W l’Anarchia’, un foglio con le istruzioni per preparare nitroglicerina e dinamite, il testo scritto a lapis di una canzone rivoluzionaria, insieme a carte e materiali a stampa non specificati ma di natura rivoluzionaria. Nei mesi successivi la militanza anarchica di Petrelli continua, come nel caso della manifestazione tenutasi a Milano nella seconda metà dell’agosto 1893, per protesta in seguito alla strage di operai italiani avvenuta a Aigues Mortes in Francia. Il 24.8.1893 viene denunciato all’autorità giudiziaria perché, insieme ad un gruppo di anarchici, attacca ed insulta i componenti dell’associazione dei prestinai che a Milano, con la loro bandiera e accompagnati da una piccola banda, andavano da via S. Maurilio a via Chiusa ad inaugurare la loro nuova sede sociale. Petrelli, in quella circostanza, con un colpo di pietra ferisce un certo Ercole Redaelli. Dopo questo episodio lascia la città dandosi alla latitanza, ma nel procedimento giudiziario intentato contro di lui viene assolto per insufficienza di prove. L’1.7.1894, su richiesta del giudice istruttore di Lione, che stava indagando sull’assassinio del presidente francese da parte di Caserio nel tentativo di individuare eventuali complicità, il giudice istruttore del Tribunale di Milano ordina di perquisire l’abitazione di Petrelli, ma questi è emigrato in Svizzera, a Lugano, dove si fa chiamare ‘Ravachol’, prendendo cioè il nome dell’attentatore anarchico francese ghigliottinato nel 1892. In Svizzera passa da un impiego all’altro, in genere come fornaio, cercando di indirizzare le convinzioni dei compagni di lavoro verso la ribellione sociale e frequentando altri rivoluzionari, in particolare il gruppo degli anarchici che, di lì a poche settimane, cioè alla fine del gennaio 1895, sarebbero stati espulsi dalla Svizzera con in testa Pietro Gori. Nella notte tra l’8 e il 9.12.1894 viene arrestato a Lugano per schiamazzi notturni e dimesso dal carcere con l’avvertimento che, ad una simile e successiva occasione, sarebbe stato espulso dal Canton Ticino. Puntualmente, la sera dell’11.2.1895, cioè a cavallo tra l’espulsione dalla Svizzera del primo e del secondo gruppo di anarchici, Petrelli viene arrestato in un’osteria di Cassarate, frazione del comune di Castagnola sul lago di Lugano perché, dopo aver importunato e insolentito gli avventori presenti, grida ripetutamente “Viva l’anarchia – Viva Caserio” e, alle rimostranze dei presenti, estrae un coltello con il quale minaccia gli avventori del locale. Con decreto del 18.2.1895 viene espulso dal Canton Ticino, accompagnato al confine di Chiasso e consegnato alle autorità italiane, che lo arrestano come renitente alla leva e lo trattengono in carcere. Dopo essere stato visitato e dichiarato abile di prima categoria, viene incorporato nel 35° reggimento di fanteria di stanza ad Alessandria. Il 9.4.1895 viene assegnato alla compagnia di disciplina a Capri perché sovversivo, a norma della lettera C 751 del regolamento di disciplina militare, cioè per “essersi reso colpevole di propositi e mene sovversive contro le patrie istituzioni e per aver partecipato ad associazioni avverse alle predette istituzioni”. Inoltre, per effetto della sentenza del 18.7.1895 del Tribunale di Bergamo, confermata in appello, viene condannato a 8 mesi e 10 giorni di carcere. Il 22.9.1897 lascia la compagnia di disciplina di Capri e raggiunge Zogno, suo paese natale. Tuttavia, dietro invito del pretore di Zogno, l’8.10.1897 si presenta alle carceri di Bergamo per scontarvi i rimanenti 148 giorni di detenzione, tolti quelli già scontati dal momento dell’arresto al confine con la Svizzera. Dall’ottobre 1897 fino al 1903 non ci sono segnalazioni sul suo conto se non che dal 1901 trasferisce la sua dimora da Zogno a Brembilla, dove lavora come fornaio e dove rimane fino al 26.4.1906, quando emigra in Francia nel dipartimento dell’Isére, dove lavora come legnaiuolo. Nel 1920 con regolare passaporto emigrano in Francia i suoi fratelli minori, Giuseppe Benvenuto e Giovanni. La Questura di Bergamo torna ad occuparsi di lui dal dicembre 1929, segnalando la totale assenza di notizie dal 1906: per questo nel giugno 1929 viene inserito in RF al n. 3556 e il 29.5.1930 nel BR al n. 4286. Nel giugno 1932 al Cpc giunge la segnalazione secondo cui i tre fratelli Petrelli sarebbero impegnati in attività antifasciste nella zona di Rioupéroux, nei pressi di Grenoble, in qualità di iscritti alla Lidu. Tuttavia, in seguito alle indagini affidate dal Cpc al Consolato di Chambéry per verificare l’attendibilità della segnalazione, nel gennaio 1933 emerge che i fratelli Petrelli non sono attivi politicamente, non sono iscritti alla Lidu e, in quella zona e in quel momento, non esiste una sezione della Lidu. Pertanto, il 3.3.1933 il Ministero dell’Interno ordina alla polizia di frontiera di rettificare la voce della causale dell’iscrizione di Petrelli nella RF: non più ‘arresto’ ma ‘perquisire e segnalare’. Il 23.3.1934 una segnalazione del Cpc basata su un dispaccio del Consolato italiano di Chambéry, segnala che effettivamente è residente a Rioupéroux, mentre in una nota del 28.3.1935 dei Cc di Bergamo alla Questura “vuolsi che il Petrelli sia adibito in qualità di domestico alle dipendenze di un direttore di stabilimento”. Una segnalazione dell’8.10.1935 informa che, sposato con una francese, ha avuto 3 figli. Rimasto vedovo, versa in cattive condizioni economiche. Negli anni Trenta a Zogno non è conosciuto, nemmeno da persone che in paese hanno lo stesso cognome, come emerge dalle relazioni trimestrali al questore da parte dei Cc locali, relazioni che coprono il periodo dal 1930 al 12.6.1943. A Zogno risiedono due cugini di primo grado: Battista Petrelli e Giovanni Petrelli, con cui non ha mai avuto relazioni. L’iscrizione in RF è revocata il 27.11.1946 in base alla circolare ministeriale n. 1/340 del 23.8.1945. Cpc, b. 3901, 1895-1941, scheda biografica. (G. Mangini)