Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Leffe (Bg) il 15.6.1920, domiciliato a Bergamo via Sant' Orsola 27, impiegato all’Italcementi nell’Ufficio Commerciale, iscritto al Pnf dal 1928, sospetto antifascista. Non presta servizio militare perché mutilato del piede destro. Il 13.11.1942, mentre si trova in ufficio, alla presenza di due colleghi Pezzoli esprime alcune valutazioni sul suo atteggiamento verso il fascismo. Afferma che, per quanto lo riguarda, porta il distintivo del partito fascista solo per convenienza perché senza di esso non potrebbe lavorare, ma che si affretterà a nasconderlo appena terminata la guerra quando, al loro rientro, i reduci reagiranno contro il fascismo e in particolare contro gli squadristi. A lui non interessa se in Italia co sia il dominio di italiani, tedeschi o francesi, bastandogli la “quotidiana polenta”. I due colleghi d’ufficio, il rag. Gastone Monticelli (di Giuseppe, n. a Bergamo il 23.8.1922, residente in via 28 Ottobre 1, iscritto al Pnf) e Roberto Chiodelli (di Giovanni, n. a Pradalunga il 23.4.1904) informano subito dell’accaduto i superiori. Questi a loro volta segnalano immediatamente le affermazioni di Pezzoli alla Questura e alla locale federazione fascista, con lettera dello stesso 13.11.1942 su carta intestata ‘Italcementi’, firmata dal consigliere delegato e direttore generale della società, Carlo Pesenti, nella quale si informa dell’episodio. Pezzoli viene subito convocato dal federale fascista di Bergamo, Gino Gallarini, davanti al quale ammette di aver detto quanto gli viene imputato. Pochi giorni dopo, il 16.11.1942, tuttavia, Gallarini scrive una lettera al prefetto, conservata nel fascicolo, in cui ricostruisce la dinamica dei fatti e commenta l’accaduto osservando che “dall’esame della sua cartella matricolare ci si è accorti che il Pezzoli non può avere agito che per leggerezza e fors’anche per suggestione derivata dalle voci circolanti in pubblico in quei giorni”. Prosegue inoltre parlando bene di Pezzoli, presentato come ‘buon giovane’ e ‘buon impiegato’, dal cui lavoro dipende anche il sostentamento della madre, e auspica dal prefetto la “possibilità di attenuare le conseguenze della denuncia, cui intanto aveva dato corso la Questura verso la quale non abbiamo che a compiacerci per la prontezza e obbiettività dimostrata anche in questo caso”. Nell’ordinamento giuridico-politico fascista, in scala gerarchica viene prima la struttura dello Stato rispetto a quella del partito; pertanto, stante il fatto che la società ‘Italcementi’ ha informato della vicenda tanto la Questura che il partito, la convocazione di Pezzoli avrebbe dovuto avvenire prima da parte della Questura e in un secondo eventuale momento da parte della federazione fascista, che nel caso specifico, invece, ha giocato d’anticipo. Il federale Gallarini, nel convocare Pezzoli prima della Questura, sa di avere compiuto un passo indebito, il che spiega sia il suo riconoscimento al lavoro della Questura sopra citato, sia e soprattutto il seguente passo della sua lettera al prefetto: “Questa Federazione, la quale al momento non era a conoscenza che la segnalazione era stata indirizzata contemporaneamente al R. Questore, aveva già fatto accompagnare nei propri uffici il Pezzoli per contestargli gli addebiti”. Pezzoli viene diffidato il 19.11.1942 come “pericoloso alla sicurezza pubblica”. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia segnaletica. Cpc, b. 3922, 1942-1943. (G. Mangini)