Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Seriate (Bg) il 9.10.1894. Appartiene ad una famiglia molto numerosa. Suo padre si sposa una prima volta con Maria Ciceri (di Ambrogio e Maria Bizzoni, n. Seriate nel 1861), che muore il 22.5.1882, pochi giorni dopo aver dato alla luce, il 7.5.1882, il primo figlio Alessandro Antonio, morto a sua volta il successivo 9.6.1882. Dal secondo matrimonio del padre Antonio con Teresa Scudeletti nascono poi, oltre a Giovanni Angelo, altri fratelli e sorelle. Falegname come il padre, antifascista, sposato, nel 1920 emigra con regolare passaporto, prima in Francia e poi in Lussemburgo, dove risiede ad Esch-sur Alzette. Negli anni Trenta è ancora segnalato a Esch-sur Alzette, dove frequenta ambienti antifascisti ma non svolge attività politica. Il 6.12.1929 l’Ufficio Politico del comando della 14° legione della Mvsn di Bergamo, a firma del console comandante Ferruccio Gatti, scrive al prefetto di Bergamo, al comando generale della Mvsn di Roma e ai comandi del 1° Raggruppamento delle camicie nere di Milano e del VII° gruppo camicie nere di Brescia, informando sulle dichiarazioni rilasciate dal milite fascista Paolo Testa, rientrato da pochi giorni dalla Francia, dove si era recato per lavoro nell’aprile 1929. Testa denuncia Giovanni Mariani e insieme a lui Domenico Scudeletti (n. a Seriate nel 1894, emigrato nel 1920 e residente in Lussemburgo a Hez), Alessandro Nespoli, Agostino Chiari, presentandoli come "capeggiatori del movimento anti-italiano ed antifascista, e ciò limitatamente alle loro qualità intellettuali, in seno ai connazionali colà emigrati per ragioni di lavoro". Testa racconta di essere stato costretto "pena la vita" a prendere la tessera della ‘Lega Italiana Antifascista’ nel Belgio, che però non gli è valsa a nulla perché, avendo subito una perquisizione domiciliare nella casa dove risiedeva insieme al fratello Luigi, eseguita da "elementi comunisti italiani", questi hanno trovato la sua precedente tessera di milite fascista della Mvsn e Testa "non ebbe più pace e venne percosso a sangue più volte". Inoltre, "ad indicare come fascista il Testa fu appunto il Mariani Giovanni che d’accordo con altri elementi sovversivi, si avvicinava ad esso e gli offriva da bere, approfittando che erano dello stesso paese, e poi si allontanava mentre in disparte gli altri osservavano per poi aggredire la vittima segnalata. Il Testa Paolo doveva essere ucciso dai comunisti, ma per errore venne ucciso il di lui fratello Luigi della classe 1896 già da qualche anno nel Belgio, non iscritto al P.N.F. ma comunque ben pensante. L’uccisione avvenne il 30 ottobre 1929 ad Hez (Lussemburgo) sempre per opera di elementi sovversivi italiani. Dopo questo episodio il Testa Paolo scappò dal Lussemburgo e riparò a Montier in Francia, ma riconosciuto dai compaesani Nespoli e Chiari, dopo essere stato più volte aggredito, sempre in seguito alle indicazioni dei due suddetti, per evitare guai maggiori, rientrò in Italia il 28 Novembre u.s.". Ricevuta questa lettera da parte della Mvsn, la Questura di Bergamo convoca Testa, che il 18.12.1929 rilascia la seguente dichiarazione davanti al Commissario di Ps Guido Masiero: "Quando sono emigrato, con regolare passaporto per sei mesi, andai direttamente ad Augré nel Belgio ove trovai lavoro con altri cinque miei compaesani presso un’impresa di costruzioni edilizie. Fin dai primi giorni noi siano stati invitati da un certo Piazza di Belluno conferenziere comunista (quello stesso che una volta bastonò il Vice-Console Italiano di Liegi) ad inscriverci al sindacato, altrimenti non avremmo potuto lavorare per molto tempo. Noi ci siamo inscritti e prendemmo anche la tessera, ma siccome non siamo mai andati alle riunioni abbiamo dato dei sospetti ed il Piazza si recò in una città vicina a chiedere nostre informazioni a dei compaesani di Seriate che lavoravano in quel luogo e da questi ha saputo che io ero inscritto alla Milizia. Successe che una sera mentre stavo al caffè con i miei compagni fui circondato e bastonato; fra i bastonatori c’era il Piazza ed erano tutti italiani; sono stati bastonati anche i miei compagni che vollero difendermi, ma essi non sono più stati molestati perché i comunisti italiani se l’erano presa più di tutti con me. Allora pensai di allontanarmi e mi recai ad Hez nel Lussemburgo presso mio fratello che mi trovò lavoro. Lì sono stato scoperto e riconosciuto dai compaesani Nespoli Alessandro e Mariani Giovanni che mi indicarono ai comunisti ed una sera che stavo al caffè “Bernardo” di Hez con mio fratello siamo stati aggrediti e pugni e bastonate. Il Nespoli ed il Mariani non c’erano ma son sicuro che essi entravano nella faccenda. Consigliato anche da mio fratello Luigi mi son deciso ad allontanarmi anche da Hez e mi recai verso i primi ottobre ad Homecourt in Francia dove sono stato riconosciuto e segnalato ai comunisti dal compaesano Chiari Agostino che stava a Montier paese vicino. Anche lì sono stato più volte affrontato ed insultato da italiani e così mi vidi costretto a ritornare in Italia spaventato dalla morte di mio fratello Luigi assassinato la sera del 30 ottobre ad Hez. Da quanto ho potuto capire ad Hez dove sono corso subito dopo l’uccisione di mio fratello, questo fu ammazzato per sbaglio perché il designato ero io. Prima di rientrare in Italia ho denunciato tutto quello che mi è capitato ad Augré poi ad Hez ed infine a Montier e Homececourt In Francia al Console del Lussemburgo che mi diede i mezzi per rimpatriare". Il 4.3.1930 il Cpc riferisce al prefetto di Bergamo una nota del 31.1.1930 dell’ambasciata italiana del Lussemburgo, che riferisce su Mariani: "egli frequenta ambienti ed elementi sovversivi, ma non mi risulta che sia uno dei capeggiatori del movimento antifascista. Ho provveduto che sia attentamente vigilato e riferirò". Un fratello di Mariani risiede a Seriate e nel 1942 dichiara di non aver più sue notizie dal 1928, quando era in Lussemburgo. Nel 1942 è ancora all’estero. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia. Cpc, b. 3057, 1930-1942. Un fascicolo a suo nome è in ACS, fondo ‘Polizia Politica’, b. 783. (G. Mangini)