Profilo sintetico riassuntivo
Nato da Ignoti ad Adrara San Rocco (Bg) il 26.2.1893, scheda biografica dal 28.1.1937. Nella scheda biografica viene definito anarchico, in realtà è comunista. La madre naturale, che ne ha deciso nome e cognome, è Maria Martinelli, di Bortolo e Maddalena Valaperta, che il giorno stesso della nascita deposita il figlio al brefotrofio di Bergamo. La Martinelli in seguito sposa Francesco Pezzotta di Trescore Balneario (Bg), dal quale ha 7 figli (Giuseppina, n. 1894; Giuditta, n. 1898; Martina, n. 1900; Maria, n. 1902; Carolina, n. 1906; Francesca, n. 1913; Antonio, n. 1917), nessuno dei quali conoscerà mai il fratellastro. Marcelli viene allevato dal padre adottivo Carlo Zanchi (fu Prospero e Virginia Ceresa, n. a Bergamo il 13.12.1866) e dalla moglie, dai quali però viene maltrattato. Dopo essere fuggito di casa, l’8.11.1907, a 14 anni, viene condannato dal Tribunale di Bergamo a 10 mesi e 25 giorni di reclusione, da scontare in casa di correzione, per il furto di 80 lire. Il 20.9.1915 si reca in Austria e per questo è renitente alla leva, dalla quale però viene riformato ‘per gibbosità toracica’. Dopo aver risieduto a Domodossola in via Milano 4, nel 1917 si trasferisce a Lanzo Torinese, dove l’8.4.1917 si sposa con Teresa Defacis (fu Giovanni), da cui ha 3 figli: Carlo (n. il 13.8.1918 a Lanzo Torinese, dove risiede in via San Giovanni Bosco 49 e dove lavora come meccanico presso l’officina Savant e non è mai stato all’estero), Maddalena (n. 1920) e Maria (n. 1923). L’8.3.1919 la Corte d’Appello di Torino lo condanna a un mese e 5 giorni di carcere per furto, pena poi condonata. Nel 1922 abbandona la famiglia, recandosi prima in Austria e poi in Francia, dove il 7.11.1922 tiene un discorso rivoluzionario ai minatori a Guesnain, nei pressi di Douai, nella Francia del nord. Il 31.12.1922 in una riunione comunista predice il possesso delle industrie e delle miniere da parte degli operai e il loro diretto sfruttamento di esse. Nel marzo 1923, in una riunione a Guesnain, dichiara di essere col cuore con i comunisti francesi, attendendo il giorno in cui con la bandiera rossa traverseranno insieme le Alpi, mentre l’1.5.1923 a Dirignies, un sobborgo di Douai, tiene un discorso ‘rivoluzionario’. Durante il soggiorno in Francia si ferisce gravemente in un incidente minerario, in seguito al quale diviene inabile al lavoro manuale e può sopravvivere solo grazie alla solidarietà dei compagni di lavoro e delle organizzazioni sindacali. Ripresosi dall’incidente, si occupa della gestione tecnica del lavoro minerario. In generale, nel biennio 1922-23 è attivo in Francia, soprattutto a Parigi, tanto che il 23.5.1923 viene espulso dalla Francia per propaganda comunista. Ripara in Belgio, a Liegi, dove viene tenuto sotto vigilanza dalla polizia locale, che compila periodici rapporti su di lui, inviandoli alla Direzione Generale di Ps a Bruxelles. Nel luglio 1929 risulta a Seraing, dove ha con sé un figlio e convive con Alessandrina Farcoz. Qui prende contatti con gli esponenti del Partito comunista e il 23.6.1929 indice una riunione a Herstal per costituirvi una lega antifascista. Il Consolato italiano di Liegi, scrivendo al prefetto di Bergamo nel giugno 1929 sull’intensa attività organizzativa e propagandistica di Marcelli presso l’antifascismo italiano locale, allega anche una sua fotografia, conservata nel fascicolo, aggiungendo però ‘che attualmente il predetto si è fatta crescere la barba’. L’8.4.1930 viene accompagnato alla frontiera con il Lussemburgo ed espulso anche dal Belgio per la sua attività sovversiva e per aver preso parte, insieme ad altri, all’aggressione di ex-combattenti italiani di Verviers avvenuta due giorni prima, il 6.4.1930. Dal Lussemburgo passa in Germania dove, già esperto per le esperienze lavorative precedenti, trova impiego come tecnico minerario nelle miniere della Ruhr, acquisendo ulteriore esperienza. Il 23.10.1930 si trova a Berlino, da dove scrive una lettera a Carlo Zanchi, suo genitore adottivo e tutore, che ha proprietà fondiarie a Lallio ma risiede a Milano in via Brera 16, dal quale però è stato rifiutato, come scrive lo stesso Zanchi ai Cc di Bergamo, ‘per la sua cattiva indole e per la sua tendenza al furto’. La lettera di Marcelli viene consegnata da Zanchi ai Cc e questi, per conoscenza, ne trasmettono copia al prefetto di Bergamo e al Ministero degli Interni, il quale chiede all’ambasciata italiana a Berlino di cercare Marcelli, senza esito. Una copia dattiloscritta della lettera è conservata nel fascicolo e in essa Marcelli rimprovera Zanchi dei trattamenti ricevuti, ma soprattutto attribuisce proprio allo Zanchi la sua paternità:
‘Io lo tengo lei Signor Carlo… non solo perché era Tutore ma perché era creatore, ma la creatrice non era più addatta per la signoria sua e allora lavete lasciato a bon prezo per aciustare la signora Mazari Cina, natoralmente meglio la filia di un dotore che una misera contadina, bensì che anche mia madre è responsabile della sua coscienza (..) ora credo che dovrà arosire nel pensare come avete aagito a mio riguardo si ricorda quando mia ritirato in casa sua per farne di uno schiava recegnato un umille servo vostro? senza salario percotato senza pietà? Privo di tute le sodrifazioni anche delle più ellementari per un fanciulo la scuola liberla fanciulesche ecc. tratato proprio come figlio di nesuno quante volte la vostra signora perché sterile nevrastenia non potendo aver figli, si scaliava sundime come bestia ferocie per delle picole monelate che avese comeso mi percoteva a sangue e mi faceva trasportare nel solaio per i suoi schiavi servitori? à si là lanquevo e in vocava la madre mia onde dicevate che era morta (..)".
Nel 1931 Marcelli si trasferisce in URSS. A questo proposito c’è una nota della Questura di Milano del 15.5.1931 indirizzata alla Questura di Bergamo: "Sciogliendo la riserva contenuta nella mia nota pari numero del 5.3. u.s. riflettente la reperibilità dell’anarchico Marcelli Rocco di ignoti, comunico a V.S. Ill.ma che è stato interpellato in merito il sig. Zanchi Carlo abitante in questa via Brera 16 il quale ha dichiarato che non è più in corrispondenza epistolare col suaccennato Marcelli del quale da oltre 20 anni non si è più interessato. Si vuole che circa un anno fa il Marcelli abbia scritto una lettera allo Zanchi con l’indirizzo del Comune di Stezzano (Bergamo), lettera sequestrata dai Carabinieri del luogo, dai quali lo Zanchi venne di ciò informato. Detta lettera sarebbe pervenuta dalla Russia". In realtà, come già detto, la lettera è scritta da Berlino il 23.10.1930 e inneggia al comunismo. Solo nel 1932 da parte del consolato italiano di Karkov viene segnalata la presenza di Marcelli in URSS, a Nuova Gorlovka, dove lavora come tecnico nei pozzi minerari e dove usa la qualifica di ingegnere pur senza esserlo. Nell’agosto 1932 l’ambasciata italiana a Mosca riferisce al Ministero degli Interni di non avere tracce di Marcelli. Il 30.11.1932 il Cpc scrive al prefetto di Bergamo trasmettendo una nota informativa dell’ufficio consolare di Karkov, secondo la quale Marcelli risiede a Gorlovka, dove è addetto ai pozzi 8, 8/a e 9 delle miniere di Nuova Gorlovka e dove la qualifica di ingegnere gli è stata attribuita per la sua abilità professionale, acquisita in Belgio e nella Ruhr, e ‘sarebbe figlio di un ricco industriale di Bergamo, defunto. Sembra che giovanissimo egli sia fuggito dalla casa paterna perché maltrattato dalla matrigna. É sposato ed ha con sé un figlio di circa 17 anni, studente a Kharkov. Porta sempre il distintivo del MOPR (soccorso rosso) ma non sembra esplichi alcuna attività politica, né di propaganda. Al contrario comincia ad accarezzare il progetto di potere un giorno rientrare in Italia. Il Marcelli guadagna attualmente, oltra ad uno stipendio in rubli, 1000 lire, metà delle quali a mezzo della Rappresentanza Commerciale vengono consegnate a sua sorella, che ha il marito disoccupato. Si tratterebbe di un ingegnere che, a detta del Marcelli, avrebbe perduto il lavoro perché si sarebbe rifiutato di iscriversi al P.N.F.! (..) La sorella del Marcelli abiterebbe presso il fiume Adda’. Sulla base di tale segnalazione i Cc di Bergamo conducono un’inchiesta presso l’ufficio anagrafe di Adrara S. Rocco per identificare la presunta sorella di Marcelli citata nel documento precedente, ma il 17.12.1932 informano la questura che non risulta affatto avere una sorella. Nel marzo 1933 risiede ancora a Gorlovka (Ucraina), lavora sempre come tecnico nelle miniere di Nuova Gorlovka, nel Kuzbass, in seguito è a Mosca e a Char’kov. Nel corso degli anni Trenta viene arrestato e sconta la sua pena a Vladivostock. É sposato con una donna di nome Luisa, sulla quale però le indicazioni sono contraddittorie. Infatti, da un lato risulterebbe nata a Valtournanche (Val d’Aosta) e risiederebbe a Gork’ij, occupata presso la fabbrica di automobili ‘M-I’ e nel corso del 1939 arrestata con l’accusa di spionaggio, ma nel marzo 1940 risulta ragazza, risulta nata a Parigi nel 1894. Funzionaria del PCd’I, viene inviata dal partito in URSS, a Mosca, dove lavora in una fabbrica di bambole e alloggia all’albergo Majak. Nel 1935 è inviata a Gor’kij dove lavora nella fabbrica di auto Molotov. A Gork’ij viene arrestata nel 1938 con l’accusa di spionaggio in base all’art. 58-10 “1”, rimane in prigione 1 anno, 6 mesi e 15 giorni, dopo la sua liberazione rientra nella fabbrica di automobili a Gor’kij, e dopo la fine della guerra raggiunge il figlio Giuseppe a Frunze, in Kirgizistan. Non è da escludere che il figlio di Marcelli, Giuseppe, che risulta essersi imbarcato su una nave da guerra sovietica nel 1928 e in questo modo giunto in URSS, abbia scelto questa via per raggiungere la madre, inviatavi dal Partito Comunista, e che quindi anche lo stesso Rocco Marcelli, una volta raggiunta Berlino nel 1930, abbia poi, per questa strada, raggiunto a sua volta l’URSS per ricongiungersi ai suoi. Riguardo a Giuseppe Marcelli, un informatore del Consolato italiano di Odessa nel settembre 1936 riferisce che questi era a Leningrado sino al 1934, incorporato nell’esercito sovietico come ufficiale, e quand’era a Seraing (Belgio) con il padre, nel biennio 1929-1930, si faceva chiamare Marcel. Nel 1932 sarebbe stato studente a Char’kov. Dato che il figlio che Marcelli ha avuto dalla prima moglie a Lanzo Torinese si chiama Carlo, Giuseppe potrebbe essere il figlio che Marcelli ha avuto da Luisa. Il 7.2.1935, poi anche il 30.8.1935, mentre Marcelli probabilmente è già in carcere in URSS, o forse fucilato, il Ministero dell’Interno – Direzione Generale della Pubblica Sicurezza – Divisione Affari Generali e Riservati, ad alcune Prefettura tra le quali quella di Bergamo spedisce due note per la ricerca di alcuni antifascisti: ‘Rossi’, identificato in Guglielmo Sandonnini, di Empoli, insieme ad altri due nominativi non ben definiti, e Rocco Marcelli, del quale si dice che risiede a Livaia, un sobborgo di Yalta, in Crimea, e che "si vanta di aver organizzato in Bruxelles un attentato in cui due fratelli fascisti furono uno ucciso e l’altro ferito. Però l’autore materiale del delitto sarebbe stato un comunista fiorentino, certo Regini. Quest’ultimo è verosimilmente da identificarsi in Regini Aurelio di Serafino, nato nel 1903 ad Empoli, il quale assieme ad altri due il 25.12.1929 aggredì a Ougrée (Liegi) i fratelli Poloni Ferruccio, che rimase ucciso, e Luigi, che fu ferito". Regini, nato a Empoli il 24.12.1904 e rifugiato in Urss, è condannato a morte in contumacia. Muore in Urss nel 1939. Nella stessa nota vengono segnalati anche i nominativi di Carlo o Cesare Rossi, alias Cesare Roveri, di San Remo, che vive a Samtredi sotto il nome di Cesare Roveri con la moglie Bianca o Serafina Bianchi lavorando come falegname, e un Burlando, di Savona e residente a Poti. In seguito alla segnalazione, per Marcelli il Ministero dell’Interno chiede di aggiungere all’iscrizione in RF (n° 2834 del 1929, comunista pericoloso da arrestare), anche quella in BR. Il 16.2.1937 il Cpc scrive al prefetto di Bergamo: "Con riferimento a precorsa corrispondenza si comunica all’E.V. che, secondo quanto ha riferito il R° Consolato Generale ad Odessa il Marcelli Rocco risiede attualmente a Stanzia Nievinominskaia, Kutar Nadsornij (Cuban, Caucaso del Nord) ed è capo di una zona dove si stanno eseguendo i lavori di costruzione della centrale idroelettrica chiamata ‘Stavropolstroi’. Sarebbe stato confermato che il Marcelli, abbandonata la prima moglie - un’italiana residente probabilmente a Gorki - ora convive con una sovietica. Il figlio che si trova a Leningrado incorporato nell’esercito rosso e che studia (frequenta forse l’accademia militare), a detta del T.V., si farebbe chiamare col nome francese di George". Il 7.3.1938 il Consolato generale di Odessa informa il Cpc, e questo il prefetto di Bergamo il 6.5.1938, che "da notizie avute da Tiflis risulterebbe che il Marcelli Rocco di Carlo, minatore, sarebbe occupato in opere di irrigazione nel Kuter di Nadzorskaja (Caucaso del nord)". In seguito alla riorganizzazione del BR, il 27.11.1946 la Questura di Bergamo segnala la revoca della ricerca di Marcelli in seguito alla Circolare Ministeriale n. 1/340 del 23.8.1945. Cpc, b. 3020, 1923-1943, scheda biografica. Un fascicolo a suo nome è conservato in ACS, fondo ‘Polizia Politica’, b. 775, f. 45. (G. Mangini)