Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Bondo di Colzate (Bg) il 4.4.1885. Nel fascicolo sono conservati anche materiali che appartengono alla famiglia di un omonimo, un altro Giovanni Poli, figlio di Gaspare, mentre il Giovanni Poli in questione è figlio di Cesare, è contadino e muratore. Gli agenti della Questura fascista di Bergamo hanno sovrapposto le due figure, ma l'errore è favorito non solo dall'omonimia, ma anche dal fatto che le famiglie Poli sono imparentate e residenti entrambe a Bondo di Colzate. La stessa confusione viene compiuta anche dallo studioso Matteo Cefis, che nella sua ricostruzione delle vicende biografiche dei miliziani antifranchisti bergamaschi, attribuisce a Poli una moglie che invece ha sposato il suo omonimo con il quale viene confuso. Le notizie qui di seguito indicate sono tratte dalle risposte di Giovanni Poli all'interrogatorio a cui viene sottoposto dall'Ufficio Politico della Questura Repubblicana di Bergamo il 18.3.1945, durante il quale gli viene chiesto di ricostruire vita ed esperienze professionali e politiche. Nel 1905 Poli svolge il servizio di leva nel 3° Reggimento di Fanteria. Espatria per la prima volta con regolare passaporto nell'agosto 1909 recandosi nella Svizzera italiana, dove lavora come operaio alla costruzione di un canale che da Locarno sbocca nel lago Maggiore. Dopo circa 3 mesi si trasferisce in Francia, a Verdun, e nel 1911 in Lussemburgo. Qui lavora come addetto ad una miniera di ferro con la qualifica di delegato per la mina, con una paga di 125 franchi al giorno. In seguito al suo soggiorno all'estero non risponde alla chiamata di leva in occasione della prima guerra mondiale, per questo viene condannato in contumacia a 12 anni di carcere per diserzione. Nel febbraio 1919 risulta giunto al distretto di Bergamo proveniente dal Lussemburgo per regolarizzare la sua posizione. Nello stesso anno si iscrive al Psi. Tornato in Lussemburgo, vi rimane fino al 1927, quando viene espulso per ragioni politiche e tradotto alla frontiera con il Belgio, ma dopo un anno viene espulso anche dal Belgio. Sia in Lussemburgo che il Belgio è coinvolto in conflitti con i fascisti. Viene incluso in RF. Entrato in Francia, a Verdun, ha con sé un passaporto rubato in miniera in Belgio, al quale ha sovrapposto la propria fotografia. Ad un controllo della polizia francese viene arrestato perché il nominativo a cui il passaporto è intestato è quello di un ricercato. Liberato dopo due mesi di prigione, riesce ad ottenere un nuovo passaporto per 300 franchi grazie alla complicità di un funzionario di polizia francese. Una sera, all'uscita da un cinema viene fermato insieme ad altri per il controllo dei documenti. Per l'irregolare rilascio del passaporto e a per la precedente esperienza della falsificazione, la locale Prefettura lo condanna a 4 mesi di prigione. Uscito dal carcere, nel 1932 viene colpito da un decreto di espulsione. Rivoltosi alla Lidu - Lega Italiana per i Diritti dell'Uomo, riesce ad ottenere la carta d'identità e l'annullamento del decreto di espulsione, venendo però sottoposto a sorveglianza, esercitata comunque in modo intermittente. Sempre tramite la Lidu, diretta da Alberto Cianca, riesce ad ottenere un impiego quale muratore per la ditta ticinese Gianoli-Larocca. Nel 1935 la ditta ticinese si trasferisce in Spagna portando con sé tutti i propri operai, tra i quali lo stesso Poli. Questi lavora in Spagna fino all'inizio della guerra civile nel luglio 1936. Durante l'interrogatorio del 18.3.1945 con il quale ricostruisce la sua vicenda personale, a questo punto Poli fa mettere a verbale che, in seguito allo scoppio della guerra civile spagnola, "fui costretto ad arruolarmi nell'esercito repubblicano spagnolo". Nella sua dichiarazione non aggiunge altro sulla sua esperienza in Spagna, dicendo solo che "terminata la rivoluzione con la vittoria del generale Franco venni internato in più campi di concentramento in Francia". In realtà, nel settembre 1936 ad Alcalà de Henares viene assegnato all'assistenza veterinaria ai quadrupedi in forza alle truppe, poi presta servizio nelle cucine del battaglione 'Garibaldi'. Al termine della guerra civile, nel febbraio 1939 passa in Francia, dove viene internato a Saint-Cyprien, Gurs, Vernet. Dietro sua richiesta, viene fatto rimpatriare dalla Commissione Italiana di Rimpatrio e raggiunge la frontiera italiana nella notte tra il 31.12.1942 e il 1.1.1943. Tradotto nelle carceri giudiziarie di Bergamo, viene poi assegnato al campo di concentramento di polizia di Sassoferrato (An) per detenuti politici, aperto il 25.2.1943 nell'ex-convento dei monaci camaldolesi di Santa Croce e chiuso il 15.9.1943. Liberato il 12.8.1943 in seguito alla caduta del fascismo, ritorna a Colzate, dove lavora come contadino. Segnalato nel marzo 1945 come sospetto antifascista da una donna di Colzate, viene fermato e portato presso l'Ufficio Politico della Questura repubblicana di Bergamo e, interrogato dal vice-commissario aggiunto dr. Eugenio Morbidelli e dal vice-brigadiere Enrico Falcone, al termine della sua dichiarazione afferma che "pur non nascondendo sentimenti antifascisti, non ho mai più fatto parte di associazioni o partiti. Anche nella mia attuale residenza, come ho già detto poco fa, mi sono astenuto dal partecipare a qualsiasi manifestazione politica anche tacita. Le accuse che mi contestate devono essere partite da una donna con la quale ho avuto qualche diverbio per delle stupidaggini. Prima di terminare tengo a dichiarare che questa donna, a nome Poli Scolastica, mi ha più volte minacciato di rappresaglia e perciò ritengo che la denuncia provenga proprio da lei". Lavora come scultore e muore a Gazzaniga il 4.8.1946. Cpc, b. 4058, 1933-1943. (G. Mangini)