Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Fino del Monte (Bg) il 29.3.1885, operaio, socialista. La sua famiglia si trasferisce a Venezia nel 1891, per questo a Fino del Monte non è conosciuto. Nel 1896 entra nell'Istituto Camerini Rossi di Padova, un ente educativo e di formazione professionale, dove rimane qualche anno. Apprende il mestiere di muratore ma mostra un carattere difficile e un comportamento indisciplinato. Il 24.9.1904, in seguito alle manifestazioni dei giorni precedenti in occasione dello sciopero generale, il Tribunale di Venezia lo condanna a 50 giorni di reclusione per grida sediziose e resistenza agli agenti della forza pubblica. Nel 1907 si reca in Francia, da dove poi rientra nel 1915 in occasione della prima guerra mondiale. Dopo la morte del padre fornaio, avvenuta in quello stesso anno, la madre e il fratello si trasferiscono a Milano, dove raggiungono la sorella Maria Amabile, cantante, e risiedono in via Belisario 5. Il 12.6.1919 si sposa a Ravenna con Assunta Giacomina Mondo (fu Oreste e Giulia Passarelli, n. Civitavecchia il 12.10.1886), dalla quale aveva già avuto, prima del matrimonio, la figlia Bianca Maria, nata a Concordia sulla Secchia (Mo) il 5.6.1915, denunciata alla nascita come Bianca Maria Torbini, figlia di Ignoti e riconosciuta legalmente solo dopo il matrimonio dei genitori. Nell'agosto 1922 ritorna in Francia, prima a Vichy, poi a St. Denis (Seine) in rue des Ursulines 14 e poi in rue Albert Walter 22, dove un anno dopo, nel 1923, viene raggiunto dalla moglie e dalla figlia, che fino a quel momento era rimasta presso i parenti a Milano. Nel 1925 torna in Italia portando con sé la figlia per una settimana per farle visitare i parenti: a Milano la nonna paterna, a Venezia altri congiunti e a Marina di Ravenna la nonna e la zia materne. Nel 1930 si iscrive a Parigi alla sezione socialista 'Filippo Turati', dove incontra lo stesso Turati, Claudio Treves, Giuseppe Emanuele Modigliani, il riformista Bossi, l'avvocato milanese Franco Clerici (ucciso a Parigi il 12.3.1934 da Dante Bonfanti), Felice Quaglino, Oddino Morgari, Pallante Rugginenti, Pietro Nenni. Tra il 1931 e il 1932 pubblica alcuni articoli sull' «Avanti» e un articolo, 'Concentrazione si, ma proletaria', sul giornale «La vie proletarienne», articolo che era stato rifiutato dall' «Avanti"» perché contrario ad ammettere 'Giustizia e Libertà' nella Concentrazione antifascista. Nelle riunioni della sezione, come riferisce lo stesso Poloni nel verbale del suo interrogatorio alla Questura di Milano nel 1935, "si discutevano questioni locali del momento, di organizzazione, del giornale, di assistenza e di ordine amministrativo". Il nome di Poloni viene inserito in RF nel 1932 al n° 0964 come antifascista da fermare. A St. Denis svolge propaganda antifascista e lavora come aiuto procuratore di monumenti funerari, diventando operaio specializzato e lavorando tra St. Denis e Parigi. Il console italiano a Parigi il 13.12.1932 concede alla moglie il passaporto per rientrare in Italia e recarsi a Marina di Ravenna, dove giunge il 23.12.1932 per visitare la madre inferma e da dove riparte tre giorni dopo, il 26.12.1932. Il 17.1.1934 Poloni viene espulso dalla Francia con l'accusa di essere un attivo militante comunista. Ottiene alcune proroghe all'attuazione del decreto anche grazie all'intervento in suo favore della Lidu (lui stesso fa parte del Comitato direttivo), di P. Nenni, L. Blum e Georges Monnet, ma il termine ultimo viene fissato per il 31.5.1934. Si reca perciò al Consolato italiano a Parigi per richiedere il passaporto e, di fronte alla domanda sulle motivazioni della richiesta, Poloni riferisce della situazione nella quale si trova in seguito al decreto di espulsione, negando di essere comunista ma riconoscendo di essere iscritto al partito socialista. Il Consolato gli rilascia il passaporto il 4.6.1934. Il 21.6.1934 lascia la Francia, si reca in Belgio, a Bruxelles, rue Marché au Charbon 44 con un permesso di soggiorno provvisorio e con alcune lettere di presentazione di P. Nenni per i socialisti del luogo, tra i quali Alberto Jacometti. Passa poi a Mächelen il 20.7.1934, alloggiando presso il socialista Marcello Sordini (n. a Castelleone, Cremona, il 26.4.1895, cfr. Cpc, b. 4874, fasc. 120047, 1934-1941), gestore di un'osteria in rue de l'Eglise 42, abituale ritrovo di socialisti e comunisti. Dieci giorni dopo, il 30.7.1934, la moglie del socialista belga Émile Vandervelde, su richiesta di P. Nenni scrive al responsabile della Pubblica Sicurezza belga, De Foy, chiedendo per Poloni la possibilità di svolgere un lavoro. Nenni, per motivare la richiesta, si basa sul fatto che l'accusa rivolta a Poloni, causa dell'espulsione, è di essere un militante comunista (come la sua partecipazione al Congresso di Amsterdam Pleyel del 1932 potrebbe lasciar credere), mentre egli è socialista. Poloni tuttavia lascia il Belgio il 13.9.1934 e ritorna in Francia, a Parigi, dove giunge il giorno dopo, 14.9.1934, vigilia del matrimonio della figlia maggiore con un francese. Rimane a Parigi fino al 31.1.1935 quando rientra in Italia con la moglie e i due figli minori, Maria, di 13 anni, e Luigi, di 10. Il 1.2.1935 arriva al valico di Modane, passa in Italia e giunge a Bardonecchia. La moglie e i figli vengono fatti proseguire per Marina di Ravenna, mentre lui, una volta identificato, viene subito fermato e subisce il sequestro di 28 lire italiane e 150 franchi francesi, in seguito riconsegnati. Dal Cpc giunge a Bardonecchia la disposizione di tradurlo presso la Questura di Milano per essere interrogato a proposito dei suoi rapporti politici in Francia, ciò che accade il 9.2.1935. L'8.3.1935 la Commissione Provinciale di Milano gli infligge l'ammonizione e, con il foglio di via obbligatorio, il 16 dello stesso mese si presenta alla Prefettura di Ravenna, alla quale comunica che la sua residenza è presso il cognato Vincenzo Mondo in via Garibaldi 17 a Marina di Ravenna. L'attenzione nei suoi confronti è sempre desta e il Cpc riceve e trasmette alle Prefetture di Milano, Bergamo e Ravenna le segnalazioni degli informatori fascisti dalla Francia. In particolare, una nota dell'ambasciata italiana di Parigi al Cpc del 13.3.1935 afferma che Poloni a Parigi ha svolto notevole attività politica antifascista, indirettamente confermata da un breve articolo comparso su "Il Nuovo Avanti" del 16.2.1935: "Poloni arrestato a Bardonecchia-Modane. Venerdi scorso transitava a Modane diretto in Italia il compagno Poloni con la famiglia, costretto a rimpatriare a seguito di odioso réfoulement. A Bardonecchia la polizia ha fatto scendere Poloni e lo ha arrestato. Alla famiglia è stato detto che si trattava di un fermo per verificare la posizione di questo operaio che era all'estero da dodici o tredici anni. Staremo a vedere e vi informeremo". Dopo l'articolo in questione, una spia fascista riferisce al Cpc che Poloni, benché "facesse parte del comitato Amsterdam Pleyel è un imbecille un po' ambiziosetto. Era pure membro del consiglio direttivo della sezione parigina della Lidu". Una nota del Cpc del luglio 1935 alle Prefetture di Milano, Bergamo e Ravenna riferisce un'ulteriore informativa da Parigi, secondo la quale Poloni, al momento di rientrare in Italia, avrebbe ricevuto mille franchi da Nenni, prelevati dal fondo Matteotti per scopi politici. Il Cpc chiede perciò alla Prefettura di Ravenna di verificare se Poloni, al momento dell'ingresso in Italia, avesse con sé il denaro. Evidentemente i funzionari del Cpc non hanno riscontrato i documenti già in loro possesso, dato che, al momento del fermo di Poloni al confine franco-italiano, era stato tempestivamente riferita proprio al Cpc la quantità esatta del denaro trovato in suo possesso, che non corrispondeva affatto alla cifra di mille franchi. Il Cpc chiede inoltre al prefetto di Ravenna di controllare se Poloni abbia riferito a Nenni informazioni sulla situazione italiana. Il prefetto di Ravenna risponde il 5.8.1935 e, oltre a riferire di non essere in grado di accertare se Poloni avesse o meno con sé gli ipotizzati mille franchi, riferisce che il controllo della posta esclude che egli abbia scritto lettere a Nenni. L'unica lettera scritta nel frattempo da Poloni è del 9.7.1935, indirizzata a Monsignor Jacques Lautin a Parigi e revisionata dalla polizia postale di Bologna. Nel febbraio 1936 Poloni inoltra a Mussolini domanda di proscioglimento dai vincoli dell'ammonizione. Per effetto di tale domanda, il 26.2.1936 il Cpc chiede al prefetto di Milano e a quello di Bergamo notizie su di lui. Il 13.3.1936 il prefetto di Milano si dice contrario al proscioglimento di Poloni per i suoi trascorsi. Nonostante ciò, con nota ministeriale del 28.4.1936 la domanda viene accolta. Il 23.10.1936 si trasferisce da Marina di Ravenna a Milano, dove ancora risiede nel 1940, vigilato. Nel luglio 1940 la moglie è guardarobiera presso il Conte Della Torre a San Pietro in Vincoli (Ra), via Budrio. Il 30.1.1943 il prefetto di Milano comunica al Cpc e al prefetto di Bergamo che la sua condotta politica è regolare e che viene vigilato. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia. Cpc, b. 4070, 1931-1943. (G- Mangini)