Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Lecco il 4.2.1881, socialista rivoluzionario, soprattutto sindacalista. Nel 1901 si trasferisce da Lecco a Bergamo. Impiegato presso la ditta Locatelli-Urgnani in Borgo Santa Caterina 4, guadagna 2 lire al giorno. Convive con Giovannina Rizzoli, con la quale abita in via San Bernardino 4. Entra a far parte della Camera del Lavoro, nella commissione di controllo, ma questo accade in un periodo di crisi dell'istituzione camerale, che nel corso del 1904 cessa la sua attività. Insieme ad altri fa parte del Gruppo bergamasco per la propaganda socialista, su posizioni rivoluzionarie ed assai vicino alle posizioni sindacaliste dell'Unione Sindacale Italiana. La prima informativa di polizia sul suo conto, del 19.9.1904 e redatta dall'agente di Ps Muraca, dipende dal fatto che lo stesso Pozzi si è definito socialista rivoluzionario in seguito ad una sua pubblica presa di posizione in tal senso, avvenuta il 27.3.1904 nei locali della scuola ai Tre Passi a Bergamo. Il 23.9.1904, cioè quattro giorni dopo la prima segnalazione, nasce il suo primo figlio, Nereo Giovanni Leonida. Nell'ottobre 1904 è attivo nella polemica che scuote in partito socialista di Bergamo in seguito alla dura presa di posizione del deputato socialista bergamasco Federico Maironi contro lo sciopero generale, posizione contro cui la componente rivoluzionaria del partito (che è appunto quella di Pozzi) interviene a sua volta duramente. La sorveglianza poliziesca nei suoi confronti prosegue e il giorno di Natale del 1904 l'agente Muraca segnala che Pozzi, "di pessimo carattere e prepotente quale socialista rivoluzionario pericoloso propagandista", non intende far battezzare il figlio appena nato. Alla sera sta sempre a casa, esce solo alla domenica per bere un bicchiere di vino insieme alla compagna, portando con sé il figlio di pochi mesi. Muraca osserva inoltre che Pozzi, dopo le elezioni del novembre 1904, in cui i socialisti hanno ottenuto il 5,7% dei voti, 'è rimasto molto avvilito'. Nel 1906 si trasferisce a Redona, in casa Cernuschi, anche se continua a frequentare Bergamo, dove lavora. Il 7.9.1906 si sposa con la convivente, dalla quale nel frattempo ha avuto un altro figlio. L'1.12.1906 il prefetto di Bergamo chiede informazioni al sotto-prefetto di Lecco sul suo comportamento quando risedeva a Lecco. La risposta del sotto-prefetto di Lecco è del 12.12.1906: "durante il tempo in cui qui dimorò con la sua famiglia, non dette motivi a quest'Ufficio ad occuparsi di lui e della sua condotta politico-morale, onde nulla emerge da questi atti". Il giorno dopo i Cc di Bergamo scrivono al prefetto osservando che il rito del 'battesimo' dei due figli di Pozzi è avvenuto al Caffè Nazionale di Bergamo con una bottiglia di spumante. Il 21.1.1907 il prefetto chiede il certificato penale di Pozzi al procuratore del re di Lecco, inviato a Bergamo il 28.1.1907, dal quale non risulta nulla a suo carico. Nella documentazione raccolta nel fascicolo c'è una lacuna cronologica dal 1907 al 1922, chi riguarda gli anni decisivi del progressivo accostarsi di Pozzi a posizioni nazionaliste e poi fasciste, che qui di seguito vengono riassunte attingendo a fonti storiografiche. Nel dibattito sull'intervento o meno dell'Italia nel primo conflitto mondiale, prende una netta posizione nel campo dell'interventismo democratico. Assunto come impiegato presso gli stabilimenti industriali di Dalmine, presidente dell'Apiap (Associazione provinciale impiegati aziende private, che avrà anche un suo periodico, «Il Rinnovamento», edita a Bergamo dal 1920 al 1923), nel corso del 1919 partecipa all'esperienza dello sciopero e dell'occupazione degli impianti. Verrà licenziato al termine della vicenda, da lui raccontata nel 1921 nel libro pubblicato a Bergamo per la Società Tipografica Editrice Bergamasca, "La prima occupazione operaia della fabbrica in Italia nelle battaglie di Dalmine", dedicato alla memoria di Filippo Corridoni. É tra i sansepolcristi bergamaschi. Alla fine del 1922 fa parte a Milano del Comitato per la Costituente sindacale insieme a Rinaldo Rigola, Alceste De Ambris, Angelo Oliviero Olivetti, Ettore Gaetani, Guido Galbiati, Renato Ronzani. Nel giugno 1925 risiede in via Loreto 37 e risulta provvisoriamente impiegato presso lo studio dell'avvocato Alfonso Vajana e, come riferiscono gli agenti Sante Jacobazzi, Tito Calanca e Luigi Guidolotti, professa sempre posizioni socialiste rivoluzionarie, incontrandosi spesso "con persone della stessa fede, fa anche riservata propaganda in merito al partito". Nel gennaio 1926 è impiegato presso la Società Anonima Poste Pneumatiche di Milano, dove si reca ogni mattina. Dal 1926 si è trasferito in via Longuelo 38, che si trova sotto la giurisdizione dei carabinieri di Città Alta, che lo sorvegliano. In una nota al questore del 9.4.1928, oltre a riferire la buona condotta morale, il comandante della compagnia dei carabinieri di Città Alta, Armando Calabrò, osserva che Pozzi "pel passato era di tendenza sovversiva. Modificatosi successivamente nelle idee non ha dato più luogo a rimarchi di natura politica e dagli stessi fascisti di Longuelo non è più ritenuto un sovversivo tanto che hanno permesso l'accettazione dei suoi due figli nel loro partito". L'8.10.1931 si trasferisce con la famiglia a Milano, corso Buenos Aires 40 A, dove lavora per la Società Anonima Poste Pneumatiche di via San Gregorio 44. Il questore di Milano, Bruno, ne dispone la sorveglianza il 20.10.1931 e, conseguentemente, viene radiato dallo schedario dei sovversivi di Bergamo tre giorni dopo, l'1.11.1931. (G. Mangini)