Profilo sintetico riassuntivo
Nata a Rovetta (Bg) il 21.1.1899 da Bortolo ed Elisabetta Moreschi, residente a Rovetta in via Roma 2, albergatrice, contrabbandiera di valuta, ha due fratelli, Giovanni e Giuseppe. Il 27.2.1918 si sposa a Rovetta con Antonio Giuseppe Poloni. Viene arrestata il 29.10.1939 con l’accusa di contrabbando di valuta straniera e il 13.11.1939 viene condannata a 3 anni di confino. L’arresto è il risultato finale di un’operazione di polizia iniziata nei mesi precedenti. Il 28.5.1939, in un bar di via Gaetano Negri a Milano, Riccardo Ventura (funzionario dell’istituto Nazionale Cambi con l’Estero) e Eduardo Greco (Commissario aggiunto addetto alla Squadra Mobile di Milano) sorprendono i bergamaschi Battista Rodeschini, di Locatello, e Gelfrido Carminati, di Corna Imagna, mentre stanno cedendo ad un certo Eugenio Pisati una somma in franchi francesi a cambio maggiorato. I tre vengono arrestati e la valuta sequestrata. Nell’interrogatorio che ne deriva, Pisati rivela di essere ancora in trattative con Rodeschini per l’acquisizione di altre somme in sterline inglesi, reperibili però a Rovetta presso l’albergo gestito dalla Marinoni, che detiene le somme in questione. Dopo la conferma di Rodeschini, i due funzionari pubblici si presentano a Rovetta alla Marinoni, qualificandosi come i rilevatari delle somme per le quali si era impegnato Rodeschini con altra persona, tale Signorelli. La Marinoni, nell’occasione, subordina lo scambio all’approvazione del fratello Giovanni, titolare e materiale possessore della cifra. Questi, dopo essersi accertato che i due potenziali acquirenti hanno presso di sé il controvalore in lire delle sue sterline, conclude l’affare al cambio di 145 lire per sterlina. Al momento della consegna del contante, i due funzionari si qualificano, sequestrano il denaro e procedono al fermo della Marinoni e del fratello. Interrogata, la Marinoni dichiara di aver già effettuato simili cambi in precedenza, di aver promesso di fornire somme in valuta anche per il futuro e di avere acquistato la valuta a 120 lire, il precedente 23 ottobre, da Umberto Oprandi di Rovetta, che però è partito il 24 ottobre per la Costa d’Oro. I due fratelli Marinoni, dopo i riscontri bancari operati dalla polizia fascista, il 13.8.1939 vengono rimessi in libertà in attesa delle decisioni del Ministero Scambi e Valute, che il 6.10.1939 infligge ai due il sequestro definitivo delle somme di valuta sequestrate e una forte multa, segnalandoli inoltre al Ministero dell’Interno per l’assegnazione al confino di polizia. Al momento dell’arresto, il marito della Marinoni lavora come minatore in Africa, in Costa d’Oro inglese, da dove, prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, mandava regolarmente il denaro necessario al mantenimento della moglie e dei 3 figli piccoli, ma in seguito allo scoppio della guerra, divenuto nemico in quanto italiano, Poloni viene arrestato e internato in un campo di concentramento nei pressi di Obuasi insieme ad altri operai italiani e tedeschi. Per questo cessano i suoi invii di denaro alla famiglia e i parenti non intendono continuare a mantenere e assistere i figli Poloni. Il 20.6.1940 il podestà di Rovetta con Fino indirizza alla Questura di Bergamo la richiesta di Teresa Poloni, cognata della Marinoni, di potersi recare a Foscaldo (Cs), dove la Marinoni è confinata, per prendere con sé la nipotina Elsa Poloni, figlia di Gesuina Marinoni e al confino con la madre ma ammalata e bisognosa di cure, per riportarla a Rovetta. Il podestà di Rovetta chiede alla Questura di provvedere al rilascio dei biglietti ferroviari necessari. Il 22.6.1940 il Commissario di Ps Francesco Giongo, in un appunto posto in calce alla lettera del podestà di Rovetta, scrive: "Si rilasci alla Poloni Teresa gli scontrini per il viaggio di andata e ritorno a Fuscaldo (Cosenza) a prezzo ridotto che verrà pagato dalla interessata. Si rilasci inoltre scontrino per il viaggio della bambina da Fuscaldo a Bergamo. La Poloni Teresa è avvertita che qualora siano fatti rilievi per la concessione della riduzione sul prezzo del biglietto, dovrà corrispondere la differenza eventualmente pretesa dalla Amministrazione delle FF.SS. La Poloni a conferma dell’avvertimento avuto e per impegno di detto pagamento, sottoscrive. L’interessata dichiara che non intendendo di sostenere personalmente la spesa di viaggio, benché ridotta, si riserva di parlare con i congiunti e di presentarsi fra qualche giorno". Il 28.1.1941 la Prefettura di Milano, in seguito all’istanza di proscioglimento dal confino avanzata dalla Marinoni e dai suoi figli, scrive al Ministero dell’Interno – Sezione Confino Politico e alla Prefettura di Bergamo confermando la fondatezza delle difficili condizioni in cui versa la famiglia, esprimendo parere favorevole al rilascio, anche in considerazione del fatto che la confinata ha già scontato 15 mesi di confino e anche perché la stessa Questura di Bergamo, a sua volta favorevole, aggiunge che un atto di clemenza sarebbe ben accolto in sede locale, dove la famiglia è ben conosciuta. Il 17.2.1941, in Questura a Bergamo, Giongo le comunica il proscioglimento condizionale dalla condanna al confino politico, che viene commutato in diffida. Marinoni, tuttavia, tramite il Podestà di Rovetta il 26.2.1941 chiede il permesso di tornare per qualche giorno a Fuscaldo per ritirare alcuni effetti personali e sistemare pendenze rimaste in sospeso. Il permesso le viene accordato il 3.3.1941 e già il 14.3.1941 è di ritorno. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia segnaletica in doppia posa. ACS, Confino di polizia, b. 626, fasc. 9514. (G. Mangini)