Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Terno d'Isola (Bg) il 23.7.1898, contadino, antifascista. La sua scheda biografica viene compilata a partire dal 1933. Contadino, risiede a Terno d'Isola, ha frequentato la scuola fino alla terza classe elementare. Ha due fratelli, a loro volta contadini, e due sorelle, che lavorano a Milano come domestiche. Nel 1928 è assolto per insufficienza di prove dall'accusa di minacce a mano armata, mentre nel 1929 viene condannato a 200 lire di ammenda per porto abusivo di falcetto, nel 1932 viene amnistiato per il reato di furto campestre. Nel 1932, dopo un lungo decorso di malattia, muore di tubercolosi sua moglie, mentre nell'ottobre dello stesso anno muore di malattia anche il suo unico figlio. Previtali vive poi con la madre e ha numerosi fratelli. La sera del 6.2.1933, uscito ubriaco dal dopolavoro di Terno d'Isola, nella piazza del paese inizia a inveire gridando "abbasso l'Italia e quelli del calderone della minestra", alludendo con questo agli addetti delle Opere Assistenziali. Le grida di Previtali attirano l'attenzione dei passanti, tra cui il fascista Giuseppe Villa in divisa della Mvsn, che gli chiede spiegazioni. Previtali tenta di dargli uno schiaffo, Villa reagisce e lo colpisce con un frustino, allora Previtali corre a casa, si arma di una roncola e torna in piazza per affrontare il milite fascista. Interviene allora un altro milite fascista, il capo squadra Angelo Villa, che cerca di disarmare Previtali, che nella colluttazione cade per terra colpendo accidentalmente con la roncola la mano sinistra di Giuseppe Villa. Dopo il ferimento Previtali fugge. Arrestato il 22.2.1933, il giorno 1.3.1933 il podestà di Terno d'Isola, Giuseppe Bolis, scrive una lettera al prefetto di Bergamo osservando che il comportamento di Previtali non ha nulla di politico, ma deriva da una condizione morale e sociale dolorosa derivante dalle morti di moglie e figlio, acuita dall'ignoranza ed esasperata dal vino. Per questo, come scrive il podestà, l'episodio in cui Previtali è coinvolto "non rappresenta che uno dei purtroppo non infrequenti episodi domenicali dei centri rurali", ma non ha affatto il carattere politico che la denuncia gli attribuisce. La frase del podestà, qui citata, viene evidenziata a lapis rosso dal prefetto. il 2.3.1933 la Commissione Provinciale di Bergamo (composta dal prefetto Luigi Cambiaggio, dal questore Vincenzo Giannitrapani, da Giuseppe Savoca Corona dei Cc di Bergamo, dal commissario di Ps Guido Masiero e da Angelo Testa della Mvsn) lo condanna a un anno di confino, pena ridotta a 8 mesi in seguito all'appello presentato da Previtali. La decisione del Ministero degli Interni sulla destinazione del confino è dell'8.3.1933 e riguarda Ventotene, dove giunge il 22.3.1933, mentre il 27.8.1933 viene assegnato a Cerzeto (Cs), dove giunge il 3.9.1933. Il 19.11.1933 gli viene comunicata la riduzione di pena e il giorno stesso viene munito del foglio di via obbligatorio con il quale deve presentarsi al podestà di Terno d'Isola, il che avviene il 22.3.1933. Nel 1934 è ancora a Terno d'Isola e continua ad essere ritenuto antifascista. Viene iscritto nell'elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze, dal quale viene radiato nel dicembre 1935. Nel 1938 lavora come manovale presso la ditta Bolgiani di Sesto San Giovanni. L'11.5.1938 parte da Terno d'Isola e si dirige all'ospedale militare di Caserta per visitare il fratello Mario, ferito e rimpatriato dalla Spagna, dove ha combattuto nelle truppe fasciste italiane a fianco dell'esercito franchista. Vigilato fino al 1943. Il 12.8.1947 viene inserito nell'elenco dei perseguitati politici dal regime fascista con la qualifica di 'apolitico'. Nel fscicolo è conservata una sua fotografia in doppia posa. Cpc, b. 4126, 1933-1943. (G. Mangini)