Radici Cesare Luigi Guido

n. busta
94
n. fascicolo
2852
Primo estremo
1939
Secondo estremo
1941
Cognome
Radici
Nome
Cesare
Altri nomi
Luigi Guido
Presenza scheda biografica
no
Luogo di nascita
Data di nascita
1904/02/09
Livello di istruzione
laurea
Professione
industriale
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Bergamo il 9.2.1904, ingegnere, sospetto politico, risiede a Bergamo in via Paleocapa 7. Dal 1936 subentra al padre come direttore generale dell'Istituto Italiano d'Arti Grafiche (d'ora in poi, Iiag). Tenente di artiglieria contraerea di complemento in congedo, si sposa a Gandino il 10.6.1936 con Giuseppina Testa. Ha due fratelli e una sorella: Paolo (n. Bergamo il 22.7.1902, tenente d'artiglieria di complemento in congedo), Guido e Rosalia. Non è iscritto al Pnf perché la sua richiesta in tal senso non è stata accettata per decorrenza di termini. Prima del 1939 non è mai stato sospettato di ostilità verso il fascismo, ma dal 1939 viene ritenuto sospetto sul piano politico in seguito ad un'accusa anonima, raccolta dai confidenti della polizia politica, secondo la quale in Svizzera, durante un breve viaggio di lavoro, Radici si sarebbe espresso con discorsi 'disfattisti' e frasi 'antinazionali'. Per questo, su segnalazione ed espressa richiesta del 15.2.1939 da parte della Polizia Politica indirizzata alla Questura di Bergamo, dipendente dalla Direzione Generale di Ps del Ministero dell'Interno, il 16.2.1939 viene arrestato nel suo ufficio dagli agenti di Ps. Portato nei locali della Questura e privato del passaporto, viene interrogato dallo stesso questore Giuseppe Pumo. Nel verbale delle dichiarazioni rese durante l'interrogatorio, Radici ricostruisce il viaggio d'affari per conto dell'Iiag a Zurigo, dove giunge il 7.2.1939 per firmare un accordo commerciale con la casa editrice svizzero-tedesca Fretz&Wasmuth, diretta dal nazista dr. Rudolf Succo. L'accordo prevedeva la pubblicazione in lingua tedesca di tredicimila copie dell'Antologia Pittorica Italiana compilata per l'azienda editoriale bergamasca dallo storico dell'arte Giuseppe De Logu (1898-1971) e, in effetti, edita anche in Svizzera nel corso del 1939 appunto dalle edizioni Fretz&Wasmuth con il titolo Italienische Malerei. Eine Anthologie vom 14. bis 19. Jahrhundert mit 164 Farbigen Bildern. Nel corso dell'interrogatorio Radici ricostruisce in dettaglio i suoi incontri con gli interlocutori di quel giorno, tra i quali Giuseppe De Logu, iscritto in RF (l'unica persona già nota a Radici per precedenti rapporti di collaborazione professionali), lo storico dell'arte Ludwig Pollak e R. Succo, oltre ad un collaboratore di quest'ultimo di cui non ricorda il nome, accennando anche al contenuto delle conversazioni tenute durante il pranzo e la cena. Gli argomenti delle conversazioni riguardavano il costo del lavoro in Svizzera e in Italia e l'orientamento dell'opinione pubblica svizzera sulle rivendicazioni di politica estera dell'Italia fascista. Radici in quel contesto riferisce una storiella sull'atteggiamento di Chamberlain di fronte a Mussolini e si informa sulla colonia italiana a Zurigo, mentre De Logu riferisce di un episodio di censura subito in Germania da un film su Michelangelo, alla cui sceneggiatura lo stesso De Logu aveva collaborato, perché le statue di personaggi ebrei apparivano troppo belle. De Logu, inoltre, chiede a Radici notizie sulla 'persecuzione' degli ebrei in Italia, ma Radici stigmatizza l'uso della parola 'persecuzione' dichiarando l'infondatezza di quella valutazione. Rientra in Italia il giorno successivo, l'8.2.1939. Dopo l'arresto e l'interrogatorio viene trattenuto in carcere. Il questore Pumo lo stesso giorno dell'interrogatorio scrive al Ministero dell'Interno. In particolare, scrive di aver interrogato Radici in modo che questi non avesse il minimo sospetto su chi fosse la fonte della Questura a proposito delle sue conversazioni a Zurigo e rimane in attesa delle disposizioni ministeriali sul trattamento da riservare a Radici. L'ingegner Luigi Radici, presidente dell'Iiag e padre di Cesare, il 22.2.1939 si rivolge al questore di Bergamo inviandogli copia di alcune lettere intercorse, tra il 1938 e il 1939, tra il figlio Cesare, direttore dell'azienda, e Giuseppe De Logu, per esplicitare, oltre a quello commerciale, anche il contesto politico dell'affare delineato a Zurigo, ricostruendone la genesi nell'intento di tutelare la posizione del figlio mostrandone l'allineamento al regime. Spiega così che De Logu ha lavorato per circa un ventennio per l'Iiag come critico d'arte corrispondente da Venezia, per poi trasferirsi a Vienna. In effetti De Logu, repubblicano, mazziniano e antifascista, lascia l'Italia nel 1933 dopo essersi rifiutato di giurare fedeltà al regime fascista. Si trasferisce per un anno a Budapest per poi passare a Vienna dal 1934. Agli inizi del 1938 da Vienna De Logu propone all'Iiag la pubblicazione sulla pittura italiana già citata in precedenza, ipotizzando un'edizione in più lingue, tradotta dall'edizione italiana stampata a Bergamo presso l'Iiag a sua cura. In seguito all'anschluss dell'Austria alla Germania del marzo 1938, De Logu si allontana da Vienna il 7 o l'8.4.1938 e riesce a raggiungere fortunosamente la Svizzera, stabilendosi a Zurigo. Prima di partire per la città svizzera, De Logu scrive all'Iiag il 5.4.1938 chiedendo un incontro con i dirigenti dell'industria bergamasca nei pressi del confine italo-svizzero, a Lugano o a Chiasso, per definire nei dettagli tecnici il piano dell'opera progettata. La lettera di De Logu, con l'invito ad un incontro in Svizzera anziché in Italia, desta sospetti nella direzione dell'Iiag, che risponde per mano di Cesare Radici il 7.4.1938 all'indirizzo di fermo posta indicato da De Logu a Zurigo, chiedendo esplicitamente chiarimenti sulla sua situazione politica: 'oggi è indispensabile che i volumi pubblicati in Italia vengano scritti da autori benevisi. Se non può venire in Italia, ci tiene in dubbio che vi sia qualche ostacolo, e questo vorrebbe dire di non continuare nel lavoro. E' quindi necessario che Ella scriva come sono le cose, e così intenderci chiaramente'. L'11.4.1938 De Logu risponde offeso per l'insinuazione, allegando una dichiarazione a suo favore del Consolato italiano di Vienna che, dichiarando che De Logu per l'anno accademico 1937/38 è stato incaricato di un corso di lezioni alla 'Hochschule für Welthandel' e di un ciclo di conferenze all'Urania, indirettamente mostra il suo inserimento ufficiale nella cultura austriaca. Il direttore Radici risponde il 15.4.1938 dichiarando che l'Iiag non intende avvalersi di collaboratori che non siano in sintonia con il regime fascista. Per questo, la revisione del testo compilato da De Logu e la prefazione sono affidate a Ugo Nebbia, dal 1933 sovrintendente ai monumenti per la Liguria dopo essere stato a Venezia dal 1922 al 1933 a stretto contatto con De Logu. Intanto l'Iiag chiede al Consolato italiano di Zurigo informazioni sulla casa editrice Fretz&Wasmuth, con la quale De Logu aveva ipotizzato l'edizione dell'opera in lingua tedesca. Ricevute informazioni positive e riallacciati in tal modo i rapporti con De Logu, la ricostruzione della vicenda effettuata dal presidente dell'Iiag prosegue: Luigi Radici osserva infatti che le trattative non avevano trovato conclusione 'per gravi difficoltà di prezzo'. La situazione si sblocca nel febbraio 1939 in seguito ad una riunione degli editori lombardi, presente Cesare Radici per l'Iiag, convocata a Milano dall'on. Franco Ciarlantini. Questi esorta gli editori ad adoperarsi "per intensificare le esportazioni". Nasce da qui la decisione di Cesare Radici di concludere l'affare con la casa editrice di Zurigo e, osserva Luigi Radici, 'anche con forte sacrificio di prezzo', e la ripresa del contatto con De Logu, che della casa editrice Fretz&Wasmuth era divenuto consulente. Il 24.2.1939, con telegramma da Roma, il capo della polizia Bocchini ordina al questore di concedere un colloquio in carcere al padre dell'ing. Radici e alla moglie, a condizione che al colloquio sia presente anche il Commissario di Ps cav. dott. Francesco Giongo e che nel colloquio Radici non parli delle contestazioni rivoltegli durante l'interrogatorio. La carcerazione di Cesare Radici però continua, tanto che il 6.3.1939 il padre si rivolge al questore di Bergamo chiedendo il rilascio del figlio dal carcere per ragioni di salute psicologica che la detenzione sta logorando, offrendosi di pagare l'eventuale cauzione e assumendo sulla sua persona la responsabilità dei comportamenti successivi del figlio. Per effetto di tale lettera, il giorno dopo, 7.3.1939, la Questura chiede alla direzione del carcere giudiziario di Bergamo di procedere ad una visita medica di Radici e di fornire il relativo certificato. L'8.3.1939 è sottoposto a visita medica nelle Carceri giudiziarie centrali di Bergamo, e il medico così scrive nel suo referto: "Detenuto Radici Cesare, che da vari giorni trovasi in queste carceri, visitato ripetutamente presenta segni di eccitazione e malessere, quali insonnia, astenia nervosa, inappetenza e depressione morale, dovuti al suo stato di detenzione. Fisicamente l'esame obiettivo è negativo". Il direttore delle carceri giudiziarie Nicola Giordano risponde il 9.3.1939 alla richiesta del questore e riferisce delle buone condizioni fisiche complessive di Radici e della "sua giustificata depressione morale dovuta allo stato di detenzione", ma non esprime alcun parere sulla richiesta di scarcerazione avanzata dal padre "sia perché non vi sono ragioni speciali di indole fisica e sia perché non ne ha la competenza trattandosi di arresto per ragioni politiche". Lo stesso 9.3.1939 Radici dal carcere scrive al questore, lamentando una carcerazione senza specifici motivi di addebito e paventando, in mancanza delle proprie direttive in quanto direttore di un importante complesso industriale, un notevole danno economico, dicendosi disposto ad accettare, per evitare problemi all'Iiag, una libertà sottoposta a vincoli. Il 10.3.1939 dal Cpc giunge al questore di Bergamo l'ordine di scarcerare Radici dopo averlo diffidato. Ciò avviene il giorno successivo, 11.3.1939: "L'anno millenovecentotrentanove, addì 11 del mese di Marzo, innanzi noi Questore di Bergamo è presente l'ing. Radici Cesare di Luigi e di Previtali Valeria, nato Bergamo 9.2.1904, qui residente il quale viene severamente diffidato, ai sensi dell'art. 164 Legge PS, ad astenersi dal pronunziare frasi od espressioni disfattiste, comportandosi dal punto di vista politico da buon cittadino. Letto e confermato. Giuseppe Pumo". Anche il Ministero della Guerra chiede ragguagli sulla vicenda per sottoporre Radici, ufficiale in congedo, ad eventuale provvedimento disciplinare. Dopo il rilascio si reca subito al lavoro e, una volta fornite le disposizioni necessarie, si allontana per qualche tempo dalla città. Questo allontanamento insospettisce i fascisti locali, che lo mettono in relazione al risentimento che qualche dipendente dell'Iiag ha manifestato con scritte ostili a Radici, comparse sul muro esterno dello stabilimento e realizzate nottetempo, e al fatto che alcuni capi-reparto sono notoriamente antifascisti. Per questo la federazione fascista di Bergamo si rivolge al prefetto, che il 30.3.1939 chiede a sua volta notizie al questore. Rispondendo al prefetto il 4.4.1939, il questore intende rassicurarlo sull'Iiag, che "si è messo in perfetta linea nei riguardi del Partito e dei Sindacati", dato che 'la grande massa operaia ed impiegatizia è pienamente soddisfatta del trattamento usatole dai dirigenti e non chiede altro che lavorare in tranquillità". Gli argomenti utilizzati dal questore muovono dal fatto che la preoccupazione espressa dai fascisti 'riflette una situazione ormai superata'. Le scritte infatti sono state cancellate la mattina successiva del rilascio di Radici proprio durante il passaggio degli operai, senza suscitare commenti o proteste, mentre l'antifascismo dei capi-reparto si riferisce agli anni precedenti. L'unico lavoratore di noti sentimenti antifascisti è Giovanni Fogazzi, ultra-sessantenne capo sezione disegnatori il quale però, in seguito all'intervento dei fascisti del gruppo rionale 'Benedetti', pur non avendo dato luogo a comportamenti ostili al fascismo e pur essendo professionalmente abilissimo, in quegli stessi giorni è stato licenziato e sostituito con un disegnatore di nota fede fascista, lo squadrista Moretti, fino a quel momento alle dipendenze di Fogazzi. Il questore osserva inoltre che la situazione sindacale presso l'Iiag è "al presente, regolare'" per effetto del superamento dei contrasti sindacali degli anni precedenti, voluto dalla direzione dell'azienda, che ha recepito tutte le proposte del rappresentante sindacale, rivedendo 'la posizione economica di ogni categoria di operai, adeguando le paghe a quelle stabilite dal rispettivo contratto nazionale di lavoro'. Inoltre, 'è stata definita la posizione dei disegnatori, considerandoli, secondo le mansioni, parte impiegati e parte operai. Di conseguenza sono stati pagati gli arretrati dei salari e per ogni categoria di operai è stato stabilito il trattamento richiesto dai Sindacati di categoria. Inoltre ai dipendenti 'squadristi' nella recente ricorrenza del Ventennale dei Fasci di Combattimento, sono state date lire 1500 anziché le mille dovute per disposizione di legge ed infine il Consiglio di amministrazione dell'Istituto, nella stessa occasione ha elargito agli operai coniugati con prole, lire cinquanta per ogni figlio minore e lire cinquecento per ogni figlio ai padri con cinque o più figli'. Nel marzo 1941 Cesare Radici era ancora vigilato. (G. Mangini)
Familiari
Radici Luigi (padre)
Direttore generale dell'Istituto Italiano d'Arti Grafiche di Bergamo.
Previtali Valeria (madre)
Radici Paolo (fratello)
Nato a Bergamo il 22.7.1902, tenente d'artiglieria di complemento in congedo.
Radici Guido (fratello)
Radici Rosalia (sorella)
Testa Giuseppina (moglie)
Sposata a Gandino il 10.6.1936.
Luoghi di residenza
Gandino Lombardia Italia (1904 - ?)
Fatti notevoli
1939
Dal 1939 viene ritenuto sospetto sul piano politico in seguito ad un'accusa anonima, raccolta dai confidenti della polizia politica, secondo la quale in Svizzera, durante un breve viaggio di lavoro, Radici si sarebbe espresso con discorsi 'disfattisti' e frasi 'antinazionali'.
Relaz. con altri soggetti
Succo Rudolf (editore, nazista)
De Logu Giuseppe (antifascista)
ACS, Cpc, b. 1699
Pollak Ludwig (storico dell'arte)
Nebbia Ugo (storico dell'arte)
Fogazzi Giovanni (antifascista)
Esclusione dallo schedario
no
Riferimenti bibliografici
Picciotto 1991
Coco, Manzonetto 1983