Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Zorzino di Solto Collina (Bg) il 15.4.1893, antifascista, domiciliato a Brescia, benestante. Il 20.2.1941 nel caffè ‘Principe’ di Brescia esprime sfiducia sulla vittoria finale dell’Asse: “Si, hanno voglia di vincere i tedeschi”. Il cameriere Francesco Frosi, iscritto al Pnf, interviene e propone a Ranzanici una scommessa, dicendosi sicuro della vittoria dell’Asse entro la fine di maggio 1941. Dopo essersi stretta la mano per suggellare la scommessa, Ranzanici aggiunge: “E’ un’illusione pensare che la guerra sia vinta dall’Asse date le immense risorse che ha l’Inghilterra”, aggiungendo che “i nostri giornali dicono frottole; gli inglesi sono più forti dei tedeschi e non è vero che costoro fanno danno alle città inglesi come dice la stampa”. Questa frase viene rilevata anche da un altro cameriere del locale, Giuseppe Trinca, di 51 anni, a sua volta iscritto al Pnf, che invita Ranzanici a non far discorsi politici nel locale. Sono con Ranzanici due suoi amici di Brescia, Alceste Mereghetti (di Paolo e Doralice Volpini, n. a Brescia l’1.11.1886, benestante) e Giuseppe Elena (di Luigi e Carolina Campostini, n. a Brescia il 22.1.1889, benestante). Le parole di Ranzanici vengono riferite in Questura e il giorno dopo, 21.2.1941, alle 17.30, su ordine della Questura di Bergamo il comandante interinale dei Cc di Tavernola Bergamasca, appuntato Pasquale Scandurra, e il carabiniere Alessandro Villa, procedono al fermo di Ranzanici. In caserma lo perquisiscono e sequestrano alcune carte trovate nelle sue tasche, con nomi e indirizzi che vengono trascritti e trasmessi alla Questura di Bergamo, tra i quali quelli del cavalier Pietro Acquaviva (via Porlezza 2, Milano), di Minervino Picci (via Lanzone 20, Milano) e di Antonio Angelini (P.O. Box 241, Kumasi, Costa d’Oro, Africa inglese). Il 28.2.1941 il prefetto di Brescia informa il Ministero degli Interni il quale, con telegramma del 13.3.1941, ordina di far convocare Ranzanici davanti alla Commissione Provinciale di Brescia, ciò che accade il 15.4.1941. Al termine viene ammonito per due anni, con scadenza il 14.4.1943. Ranzanici era già sospettato di aver votato contro la lista nazionale nelle elezioni plebiscitarie del 1929, per questo era stato fatto oggetto di rappresaglie da parte dei fascisti bresciani. Prima dell’ammonizione era iscritto nello schedario della Prefettura di Brescia come sospetto politico, ora la sua qualifica viene trasformata in quella di antifascista. Il 17.4.1941 il questore di Brescia Carlo Alberto Rossi informa la Questura di Bergamo e il segretario federale del Pnf di Bergamo che Ranzanici risulta iscritto al Pnf di Zorzino. Nel luglio 1941 è a Zorzino (Bg), ma la sua residenza è a Brescia in corso Umberto I, 15. L’8.7.1941 il prefetto di Brescia lo definisce “elemento vociferatore che non tralascia occasione alcuna per fare opera di sottile e astuto disfattismo”. Nel novembre 1941 presenta istanza di revoca dall’ammonizione scrivendo direttamente a Mussolini, professandosi fiducioso nel duce e nel fascismo. Il 21.11.1941 il prefetto di Brescia scrive al Ministero, al Cpc e al prefetto di Bergamo: le parole di Ranzanici possono essere ritenute sincere e, “tenuto conto della buona condotta finora serbata, nonché degli otto mesi ormai trascorsi sotto il vincolo dell’ammonizione, si ritiene il Ranzanici meritevole di un atto di clemenza”. Il 21.12.1941 viene prosciolto dall’ammonizione. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia in triplice posa. (G. Mangini)