Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Paladina (Bg) il 6.4.1901, ha 4 fratelli e 3 sorelle. Contadino, antifascista, è sposato con Giovanna Gaiani, dalla quale ha una figlia. É stato carabiniere. Si trasferisce a Paladina nella primavera del 1925. La sera del 6.7.1925, in seguito ad una colluttazione sorta per ragioni politiche, procura lesioni al fascista Luigi Roberti di Paladina. Il giorno dopo viene arrestato per misura di Ps e denunciato all'autorità giudiziaria dai Cc di Almé. Prima di questo episodio c'erano già state occasioni di scontro con i fascisti locali, dato che, secondo il resoconto dei Cc, non fa mistero delle sue convinzioni 'social-comuniste'. Pochi giorni dopo, il 22.7.1925, dagli stessi Cc di Almé viene denunciato come sospetto autore del furto di oggetti di corredo dell'amministrazione militare durante il periodo del suo servizio militare, ma il 29.12.1925 viene assolto dall'accusa. Nel frattempo, l'11.8.1925 viene denunciato alla Pretura di Bergamo per oltraggio e resistenza ai Cc, ma il 27.9.1925 viene prosciolto per intervenuta amnistia. Il 12.11.1926 viene denunciato per apologia di reato nei confronti di Mussolini ed è in attesa di processo. Il mese successivo, il 13.12.1926, viene denunciato per lesioni qualificate inflitte al capo-squadra della Milizia fascista di Paladina, Giuseppe Oberti. Nello stesso periodo, ricercato quale attivo propagandista clandestino contro il regime fascista, si rende irreperibile per sottrarsi all'arresto. Per questo, il 14.1.1927 i Cc di Almé propongono alla Questura di infliggere a Rossi il confino di polizia. Il prefetto il 24.1.1927 informa della latitanza di Rossi anche la Questura di Milano, che lo stesso giorno ne chiede notizie, così come il 9.4.1927. Rossi rientra a Paladina il 25.5.1927 e viene subito arrestato. Il 6.6.1927 la Commissione Provinciale di Bergamo gli infligge l'ammonizione, dato che "per i suoi precedenti e per l'attuale condotta è da ritenersi pericoloso per l'ordine nazionale dello stato". Lo stesso giorno viene informato del provvedimento a carico di Rossi anche il podestà di Paladina per gli adempimenti di sua competenza, cioè la compilazione di tre cartellini (due dei quali da recapitare in Questura) con l'indicazione dei connotati e le impronte digitali. Nelle successive relazioni periodiche, i Cc riferiscono che, dopo l'ammonizione (la cui durata è di due anni), Rossi ha sempre mantenuto buona condotta, perciò ipotizzano la sua radiazione dal novero dei sovversivi. Nel maggio 1931 viene effettivamente radiato e il 28.5.1931 i Cc di Bergamo chiedono alla questura se Rossi può essere radiato anche dall'elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze. La risposta è positiva. Tuttavia, la sera dell'8.10.1933, nell'osteria di Paladina gestita dal fratello di Rossi, Santo, il contadino Roberto Fumagalli, di 39 anni, iscritto al Pnf, dopo aver cantato canzoni popolari insieme al lavandaio Stefano Rocchetti, di 60 anni, si trova a discutere con quest'ultimo. Rocchetti, lamentando l'annata poco favorevole dal punto di vista economico, si lamenta anche delle tasse e del modo in cui vengono spese, alludendo alla gestione economica del segretario federale locale del partito fascista. Le rimostranze di Fumagalli per questa allusione accendono la discussione, per sedare la quale interviene Ezechiele Rossi. Questi, brandendo una sedia, cerca di far uscire i due dal locale e nella concitazione del momento dice "E quel farabutto del duce, del re e del papa", frase sentita anche dal fascista Alessandro Togni. Arrestato il 26.10.1933 con l'accusa di aver indirizzato frasi oltraggiose al capo del governo e al pontefice, l'11.11.1933 da Roma il capo della polizia chiede con urgenza un rapporto sulla vicenda, trasmesso il giorno dopo con raccomandata. Il 19.11.1933 da Roma giunge al prefetto di Bergamo l'indicazione di inoltrare formale denuncia nei confronti di Rossi. Questi viene difeso dall'avvocato Alfonso Vajana di Bergamo, con studio in piazza Cavour, che nei giorni successivi redige un esposto nel quale contesta la natura 'politica' del caso, osservando che all'episodio incriminato erano presenti altri avventori, i quali perciò dovrebbero essere ascoltati, dato che alcuni di questi sostengono che Rossi non avrebbe affatto detto quel che gli viene attribuito, bensì la frase 'questo non è il posto di parlare di politica. Io sono già stufo di queste storie. Se volete parlare di politica andate fuori', aggiungendo 11 nominativi di testimoni da sentire, in particolare quello di Pietro Gritti, presente all'episodio dall'inizio alla fine. I Cc di Bergamo per Rossi propongono l'ammonizione. Il Ministero dell'Interno il 24.1.1934 comunica che Rossi è stato prosciolto per insufficienza di prove dall'accusa, già liberato il 22.1.1934, riportato a Paladina e disposta la vigilanza nei suoi confronti. Il 6.3.1934 il questore di Bergamo Giannitrapani propone al prefetto l'ammonizione per Rossi, il che avviene il 19.4.1934 da parte della Commissione Provinciale. Nel novembre 1934 Rossi chiede e ottiene il permesso di trasferirsi a Palazzolo Milanese presso uno dei cognati, Francesco Albani Rocchetti, per aiutarlo nella conduzione di un fondo agricolo di 28 pertiche nel territorio di Limbiate (Mi). Nel 1936 si trasferisce a Paderno Dugnano (Mi), dove muore il 28.2.1939. (G. Mangini, R. Vittori)