Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Mazzoleni di Sant'Omobono Imagna (Bg) il 16.7.1871. La sua data di nascita è tratta dal relativo certificato rilasciato il 20.9.1894 dal Comune di Mazzoleni e ribadito dal Comune di Sant' Omobono il 25.6.1934, il che fa chiarezza rispetto ad altre date formulate dai Cc in altre circostanze. Boscaiolo, tipografo e legatore di libri, anarchico. Già da tempo a Milano in via Legnago 2, dato che il 28.10.1873 vi nasce sua sorella Giuseppa Maria Savina, nel 1881 la sua famiglia vi trasferisce anche formalmente il domicilio. Suo fratello Paolo vive e lavora a Milano come bronzista, mentre la sorella, già citata, si sposa con il tornitore Francesco Teodoro Dolci, nativo di Mazzoleni (Bg), località della valle Imagna dove i due coniugi risiedono. Il 28.1.1889 a Milano Baracchi viene condannato a 2 giorni di arresto e al pagamento delle spese processuali perché il 13.1.1889 offende 4 agenti di Ps, definendoli “vigliacchi, assassini, sporcaccioni”. La sua scheda biografica viene aperta a partire dal 29.4.1895, giorno nel quale compare il primo ‘Cenno biografico’ a lui dedicato dalla Prefettura di Milano, anche se le vicende che lo riguardano e nelle quali è coinvolto iniziano ben prima di tale data. Al di là del linguaggio poliziesco sprezzante con cui è redatto, che deriva dal marcato pregiudizio ideologico contro Baracchi e i suoi compagni, il ‘Cenno biografico’ fornisce infatti numerose informazioni su di lui e sull’ambiente umano e politico che frequenta: “É un facinoroso della peggior specie e gode perciò cattiva fama in pubblico. Fu spesso disoccupato traendo i mezzi pel sostentamento con sussidi dei compagni e della Società dei legatori di libri della quale faceva parte come socio. Egli frequentò sempre la compagnia degli anarchici condividendone le idee. Qui godeva molta influenza perché violento e proclive a disordini. É di discreta coltura ed intelligenza. La sera del 13 gennaio 1889 venne arrestato con gli anarchici Invernizzi Pietro ed altri per le dimostrazioni della pace e con sentenza del 21 detto mese fu dal tribunale condannato a giorni 2 di arresto per oltraggi alla forza pubblica. Fece parte del gruppo ‘L’Avanguardia’ ed il 28 settembre 1889 fu arrestato per associazione di malfattori, ma con sentenza del 6 dicembre dello stesso anno fu dalla Corte di Assise assolto. Il 7 marzo 1890 fu anche arrestato e denunciato a mente art. 247 e 251 Cod. Pen. ma fu dalla Camera di Consiglio dichiarato in confronto di lui non luogo per insufficienza di indizi. Il Baracchi riceveva sempre il giornale anarchico «L’Amico del Popolo» che fu quasi sempre sequestrato. Il 27 aprile 1892 fu arrestato e denunciato per associazione di malfattori ma con ordinanza del 31 luglio detto anno venne dalla Camera di Consiglio dichiarato non farsi luogo per insufficienza di indizi. Nel 1893 egli fecesi fotografare in gruppo coi pericolosi Loda Angelo, Crivelli Carlo, Mondelli Gerolamo, Locatelli Giuseppe, Parazzini Giuseppe, tutti assegnati a domicilio coatto, ed altri, ciò che dimostra come egli fosse con questi in stretta relazione. Il 2 settembre 1893 egli in compagnia di altri correligionari fu arrestato e denunciato per fabbricazione di monete false, ma con sentenza del locale Tribunale del 13 marzo 1894 fu assolto. Anche il 20 marzo detto anno fu sorpreso nel Circolo ‘Il Risveglio’ chiuso per misure di PS dove si erano riuniti a scopo sovversivo l’Avv. Gori, l’Afassi (ndr: Cafassi) Francesco, Baldini Domenico, ora assegnati a domicilio coatto, ed altri - però non fu denunciato all’Autorità Giudiziaria non essendovi prove di fatto per un procedimento penale. Nell’agosto 1894 egli per sottrarsi agli effetti delle leggi eccezionali si allontanò da Milano recandosi con altri compagni a Lugano da dove il 26 febbraio 1895 fu espulso riparando a Bruxelles. Qui ne fu anche espulso ed ora troverebbesi a Londra. Il Baracchi infine fu denunciato pel domicilio coatto in applicazione dell’art. 3 della legge 19 luglio 1894 n. 316, ma la Commissione Provinciale con ordinanza del 17 settembre detto anno dichiarò non luogo”. L’accenno, nel brano citato, all’esilio volontario da Milano verso la Svizzera di Baracchi e altri, tra i quali l’avvocato anarchico Pietro Gori, si spiega bene con le vicende storiche di quei mesi, caratterizzati dal fallito attentato del 16.6.1894 a Roma contro il presidente del consiglio italiano Francesco Crispi da parte dell’anarchico Paolo Lega e, pochi giorni dopo, dall’uccisione del presidente della Repubblica francese Sadi Carnot da parte dell’anarchico italiano Sante Caserio, avvenuta a Lione il 25.6.1894. L’impatto sull’opinione pubblica italiana dei due eventi, quasi contemporanei, viene sfruttato da Crispi nel luglio 1894 per far votare dal Parlamento italiano le tre leggi cosiddette ‘antianarchiche’. E’ appunto per sfuggire alla stretta repressiva introdotta da tale legislazione che gli anarchici del gruppo milanese legato a Pietro Gori (difensore di Caserio), tra cui appunto Baracchi, lasciano l’Italia nell’agosto 1894 dirigendosi a Lugano. Il soggiorno luganese finisce quando Gori, Baracchi e gli altri, in seguito al decreto del 29.1.1895, vengono espulsi dalla confederazione elvetica, passando il confine a Basilea nel febbraio 1895. E’ proprio in conseguenza dell’espulsione che Pietro Gori compone il notissimo brano ‘Addio Lugano bella’, che si conclude con la strofa “i cavalieri erranti son trascinati al nord”, appunto da Lugano a Basilea. I movimenti successivi di Baracchi sono accennati in una lettera del 13.10.1896 spedita dal Console italiano di Bellinzona al prefetto di Bergamo, in risposta ad una richiesta di informazioni su Baracchi inviata l’8.10.1896: “Il settario Baracchi Giovanni (..) venne espulso dalla Svizzera unitamente all’Avv. Pietro Gori e ad altri anarchici nel Febbraio del 1895. Egli, d’accordo coi suoi compagni, si fece condurre al confine verso Basilea, passò di là in Alsazia (St. Louis) dicendo di volersi recare col Gori a Bruxelles (Belgio). Però non mi consta che abbia realizzato tale suo progetto. Dove siasi diretto dappoi ignoro; ma è poco probabile abbia fatto ritorno nel Cantone Ticino ove, se riconosciuto, potrebbe venire arrestato e, questa volta, consegnato ai Reali Carabinieri. So che a St. Louis egli faceva vita comune coi settari Boghesano (ma Borghesani, ndr) Domenico di Domenico, d’anni 36 da Roncoferraro (Mantova), e Gianni Rodolfo di Giovanni, nato a Greco Milanese, domiciliato a Brescia. Quest’ultimo, essendo tornato nel Cantone Ticino nella primavera del corrente anno sotto il falso nome di Pedrelli Luigi venne riconosciuto, arrestato e processato per violazione di sfratto, poscia espulso di bel nuovo. Supponendo anche che il Baracchi avesse seguito il Gianni e si tenesse nascosto egli pure sotto falso nome a Lugano, è certo che, allarmato dalla sorte toccata al compagno, avrebbe tosto preso il largo”. In realtà, attraverso Germania e Belgio, Baracchi raggiunge Londra da dove, in data imprecisata, si trasferisce negli Stati Uniti. Le informazioni successive su di lui riprendono solo nel 1901 e ancora una volta in seguito ad un altro mortale attentato anarchico, quello nel quale, nel luglio 1900, Gaetano Bresci uccide a Monza il re d’Italia Umberto I. Dopo il regicidio, infatti, si fa molto alta l’attenzione e la vigilanza poliziesca sugli anarchici, in Italia e all’estero, nel timore che ci possa essere un nuovo attentato contro la vita del nuovo re d’Italia, Vittorio Emanuele III. In tale clima i sospetti preventivi cadono su numerosi soggetti, in particolare sul folto gruppo di anarchici italiani attivi nella località statunitense di Paterson, nel New Jersey. E’ in questo contesto che nel 1901 nel fascicolo di Baracchi presso la Prefettura di Bergamo si aggiungono nuovi documenti. Il 1901, inoltre, è anche l’anno nel quale Baracchi scrive per l’ultima volta ai suoi parenti. Il 2.6.1901 il Ministero dell’Interno scrive una lettera “riservata urgente” al prefetto di Bergamo: “Dal R° Consolato di New York viene riferito che il gruppo segreto di Paterson sospettando che Della Barile G. manchi alla effettuazione del compito assuntosi, quale è quello di attentare alla vita di S.M. il re, avrebbe affidato lo stesso incarico all’anarchico Baracchi Giovanni Matteo. Il Baracchi avrebbe deciso di imbarcarsi a Boston, volendo prima fermarsi a Londra per rivedere gli amici e pare anche per avere da essi aiuti in denaro. Da Londra egli si recherebbe ad Havre collo intendimento di penetrare in Italia per la via della Svizzera. Con riserva di comunicare alla S.V. quelle maggiori indicazioni che mi potessero pervenire in proposito mi affretto intanto ad informarla di quanto precede per norma e per le necessarie disposizioni di sorveglianza. A margine della presente sono indicate le generalità esatte e qui di seguito i connotati personali del Baracchi. Connotati attuali: statura media; corporatura giusta; baffi piccoli scuri; occhi castani scuri; mancante di un dente canino alla mascella superiore destra, aspetto serio, andatura svelta, voce grossa, accento lombardo”. Il timore di un nuovo attentato anarchico induce tutte le forze dell’ordine ad allarmarsi per qualsiasi segnalazione, come quella che il 9.7.1901 indica Baracchi in procinto di partire da Londra per l’Italia. In realtà Baracchi è sempre negli Stati Uniti, anche se ancora nel 1902 è uno dei tanti ritenuti in procinto di rientrare in Europa per compiere il nuovo regicidio, come ancora scrive al prefetto di Bergamo il Ministero dell’Interno il 2.1.1902: “secondo informazioni pervenute al Regio Console generale di Nuova York, l’anarchico Giovanni Baracchi trovasi attualmente a lavorare a Jersey City, avendo rinviato l’epoca della sua partenza per l’Italia al corrente gennaio. Fra gli anarchici dell’America del Nord circola una sottoscrizione per raccogliere i danari necessari pel viaggio del Baracchi, il quale entrerà in Italia per la via della Francia”. Pochi mesi dopo, il 4.6.1902, è ancora il Ministero dell’Interno a trasmettere al prefetto di Bergamo un rapporto che proviene dal console generale d’Italia a New York: " Domenica 18 maggio al ‘Circolo Volante’ di Hoboken, v’erano riuniti diversi individui tra i quali Papini, Marta Luigi, Curoso e Baracchi. Si discuteva della tattica e dei mezzi da usarsi per la propaganda e l’argomento cade sul delitto politico, sua efficacia e sua necessità. Papini sosteneva essere la rivolta contro il Capo dello stato cosa giusta e santa e si dichiarava pronto a dare in olocausto anche la sua vita per il compimento di un fatto di questo genere. Baracchi Giovanni si disse pronto a partire per l’Italia, come già da lungo tempo sapevano, e capace di uccidere il Re: ma disse però gli occorreva massima prudenza stante la sorveglianza della polizia nei luoghi di sbarco e nella penisola, ragioni queste che lo hanno tenuto ancora in America. Aggiunse che aveva formato un bel piano per evitare gli ostacoli summenzionati, piano che si asteneva di far conoscere ai compagni per ragioni da non potersi discutere”. Il 13.7.1903 è ancora il Ministero dell’Interno a segnalare alla Prefettura di Bergamo che “attualmente, a quanto riferisce quel R. Console troverebbesi a New Yorch. Sul Baracchi, siccome altro dei probabili esecutori di attentato conto la vita dell’Augusto Nostro Sovrano, si è disposto un attento servizio di vigilanza pel caso egli rientrasse nel Regno”. Il timore che Baracchi possa attentare alla vita del re d’Italia è costantemente presente nelle segnalazioni che giungono al Ministero dell’Interno da tutte le sedi diplomatiche italiane negli Stati Uniti, come nel caso del 2.9.1904, quando il Viminale informa riservatamente la Prefettura di Bergamo che “Il Regio Console Generale d’Italia a New York informa, che fece ritorno in quella città, proveniente da Washington, il pericoloso anarchico Baracchi, il quale prese alloggio presso il noto correligionario Reano Antonio. Il Baracchi ebbe già con i più temibili anarchici residenti a New York, parecchi conciliaboli segreti, l’oggetto dei quali non è stato possibile di conoscere. Si ritiene però che il Baracchi intenda di lasciare l’America per recarsi forse in Italia, ove la sua presenza sarebbe sospetta e pericolosa. Richiamando la Circolare 2 gennaio 1902 N. 29765 Gab., si rinnovano le più vive raccomandazioni per un’attiva ed oculata vigilanza, e frattanto si trasmettono n. 20 esemplari, per ciascuna posa, della fotografia del Baracchi, per la distribuzione agli Uffici interessati, avvertendo che il medesimo si è fatta crescere la barba che è intera, folta e nera”. Baracchi si sposta con frequenza tra diverse località statunitensi, frequentando i circoli anarchici e collaborando come corrispondente ad alcune riviste anarchiche. Dopo Jersey City, Hoboken, New York e Washington, nel 1908 viene ritenuto l’autore di una corrispondenza da Phillipsburg (New Jersey) comparsa sul n° 70 del 7.3.1908 della rivista anarchica «La Protesta Umana», “in cui parlasi tra l’altro del trattamento fatto agli operai, tra i quali sarebbe esso firmatario dello Stabilimento di tessitura colà esistente della Ditta Standard Silk e comp.”. Nell’aprile 1912 viene segnalato il suo trasferimento a Philadelphia (Pennsylvania), nell’ottobre 1914 è segnalato presente da alcuni mesi a Norfolk (Virginia), dove “prende sempre interesse alla propaganda anarchica, e continua ad essere sostenitore della stampa del partito”, ma già nel dicembre 1914 si trasferisce per lavoro a South Bethlehem (Pennsylvania). Da questo momento e per molti anni cessano le notizie su di lui. Il fratello Paolo e la cugina Decima Baracchi, vedova Foracchi, residenti a Milano, interrogati in proposito, nel maggio 1926 dicono che Baracchi ha scritto loro da New York l’ultima volta intorno al 1901, poi non ha più dato notizie. Tuttavia, il 10.7.1926 la Questura di Milano informa di aver ricevuto dal Consolato d’Italia di New York la notizia che Baracchi risiede a Union City (Pennsylvania), dove “continua a svolgere attiva propaganda delle sue idee ed è corrispondente da quella città del libello anarchico «L’Adunata dei Refrattari»”. Il 5.6.1928 viene inserito nella RF e il 9.6.1928 nel BR. Nel febbraio 1929 si allontana da Union City e per lavoro si reca a Scranton (Pennsylvania), dove però le ricerche delle autorità consolari italiane non ne trovano traccia, come riferisce al Cpc il Consolato italiano di New York il 15.1.1931. Secondo la nota del 29.9.1934 dei Cc di Bergamo alla Questura, Baracchi sarebbe vedovo e padre di una figlia, Caterina, nata nel 1906 in Francia, dove risederebbe, ma si tratta di un’informazione improbabile, che non ha riscontro in altri documenti. In generale, dopo la segnalazione del luglio 1926, le note che lo riguardano (una 1928, una 1929, due 1930, una 1931, due 1932, due 1933, cinque 1934, quattro 1935, quattro 1936) non forniscono altre informazioni, fino a quando il 4.3.1937 la Prefettura di Bergamo riferisce: “Deceduto il 2 dicembre 1936 a Paterson (Stati Uniti N. A.) in seguito a polmonite. Disposta revoca in RF e BR radiato dallo schedario dei sovversivi”. Cpc, b. 308, 1895-1941, scheda biografica. (G. Mangini, R. Vittori)