Sozzi Carlo, detto padre Andrea

n. busta
111
n. fascicolo
3349
Primo estremo
1934
Secondo estremo
1936
Cognome
Sozzi
Nome
Carlo
Altri nomi
detto padre Andrea
Presenza scheda biografica
no
Luogo di nascita
Data di nascita
1890/03/26
Livello di istruzione
diploma
Professione
religioso
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Cortenuova (Co) il 26.3.1890, padre passionista con il nome di Andrea, sospetto antifascista. Durante la prima guerra mondiale presta servizio militare per un totale di 52 mesi, dei quali 42 al fronte come soldato di sanità addetto agli ospedali da campo, giungendo in territorio dichiarato in stato di guerra il 28.7.1915 e venendo appunto adibito all'infermeria avanzata a Bormio, congedandosi il 15.9.1919. Ritorna presso il convento dei passionisti di Pianezza (To), dove era stato assegnato dal suo ordine religioso nel 1915 prima del suo arruolamento nell'esercito. A Pianezza dirige il bollettino cattolico "La voce di S. Pancrazio", partecipando all'organizzazione dei circoli cattolici, dei quali cura l'educazione catechistica dei giovani. Dal 14.10.1929 si trasferisce dal convento passionista di Pianezza a quello della Basella, presso Urgnano (Bg). Negli anni Trenta la famiglia d'origine di Carlo Sozzi risiede a Casalzuigno (Va): la madre, contadina vedova di guerra, e i 3 fratelli più giovani, nati nel 1912, 1914 e 1916. Oltre a questi, la famiglia conta anche il fratello Battista (n. 1893), iscritto al Pnf e già fiduciario dei sindacati fascisti dell'agricoltura di Casalzuigno; la sorella Carlotta (n. 1906), nubile e convivente con la madre; Giovanni (n. 1895), grande invalido di guerra, morto a Casalzuigno il 27.6.1925. Un altro fratello muore nel 1930. Il 14.1.1934 la Prefettura di Alessandria informa il prefetto di Bergamo, il prefetto di Novara, la Direzione Generale della Pubblica Sicurezza del Ministero degli Interni e il Gabinetto dello stesso Ministero a Roma, che dal 26.12.1933 al 7.1.1934, insieme al confratello padre Raffaele, nella parrocchia di S.anPietro di Villanova d'Asti, in provincia di Alessandria, padre Andrea ha tenuto un ciclo di predicazioni per gli esercizi spirituali. Ogni giorno 4 conferenze: due al mattino da parte di padre Raffaele, rivolte a tutti su argomenti di carattere religioso, morale ed educativo, e due al pomeriggio, dalle 15 alle 19, rivolte ai soli uomini, tenute da padre Andrea. Alle predicazioni del primo non vengono mossi rilievi perché padre Raffaele, "di cultura comune, non usciva dal campo religioso, mentre padre Andrea, facondo ed impulsivo, si rilevò, sin dai primi giorni, di pochi scrupoli ed in qualche occasione addirittura sboccato" dato che trattava argomenti morali '"n forma troppo verista e dalle sue labbra spesso uscivano le parole 'onanismo' - 'Masturbazione' - 'Postriboli' - 'Puttane' - Torino n. 7 (Casa di tolleranza)' ecc.". Tali parole, pronunciate anche nelle conferenze delle ore15 in cui erano presenti tutti i fedeli e non soltanto gli uomini, vengono riferite al podestà Sebastiano Gamba. Questi, prima di lamentarsi presso il parroco locale, don Bartolomeo Bottallo, decide di rendersi conto di persona della situazione e assiste alla predica di padre Andrea delle ore 19 del 31.12.1933, durante la quale però non vengono espressi termini o temi imbarazzanti. Tuttavia, nel fare gli auguri ai fedeli per il nuovo anno, padre Andrea dice: "L'anno si è chiuso con il fallimento di molte speranze e la delusione di molte promesse di pace, perché non si era constatato che una nuova corsa agli armamenti per azzuffarsi alla prima occasione, e purtroppo il nuovo anno non ci promette nulla di migliore, dato che solo in Cristo e nella sua religione può trovarsi la pace". Il podestà ritiene che tali parole in modo deliberato tacciono del tutto quanto fatto da Mussolini nel 1932 per la pace in Europa, perciò si allontana dalla chiesa senza aspettare la fine della predica e il giorno dopo si reca dal parroco per esporgli le sue rimostranze. Informato dal parroco a proposito di tali lamentele, padre Andrea nei giorni successivi introduce nelle sue parole alcuni accenni in proposito. Stando alla ricostruzione della conferenza delle 19 del 3.1.1934 rivolta ai soli uomini, contenuta nel rapporto del capitano dei Cc Patanè di Asti e basata sulle testimonianze di alcuni tra i fascisti presenti (oltre al maresciallo dei Cc Paletta, l'esercente Silvestro Cumino e Giuseppe Giovenale) affrettatisi dopo la conferenza ad informare il podestà locale, padre Andrea avrebbe detto che "Molti non praticano la religione perché dicono che i preti sono uomini come gli altri e come tali peccano anche loro: bisogna però identificarli, dire cioè il tal prete ha fatto questo, e non generalizzare la cosa a tutti i religiosi. Anche in mezzo ai fascisti (qui vi prego di non travisare le mie parole) infatti un Turati venne espulso dal Partito per atti indecorosi, un Giampaoli di Milano fu espulso perché grattava ed anche fra i militari vi possono essere dei disonesti. Voi altri ex combattenti ricordate il tradimento di Caporetto dovuto a qualche generale che vendette l'Italia, per cui noi ce le siamo prese sode ed anche un caso simile è successo a Cimadodici e sul Pasubio, in cui qualche altro ufficiale ha fatto come a Caporetto. Tutti siamo uomini e come tali tutti possiamo mancare: pure il Re potrebbe rubare ed anche quest'altro (alludendo evidentemente a S.E. il Duce). E voi ex combattenti che non avete avuto paura della mitraglia non dovete avere rispetto umano ma dovete praticare la religione ed accostarvi ai sacramenti perché quelli che non fanno ciò sono degli ignoranti. Io non parlo del paese dove predico ma viene spesso che il Podestà, il segretario politico, il segretario federale, il maresciallo dei carabinieri, il farmacista ed il maestro, non frequentino la chiesa e non pratichino la religione perché sono superbi ed ignoranti. Ignoranti s'intende in fatto di religione sebbene siano gente istruita". Il religioso avrebbe poi aggiunto due esempi: "a. La signora di un avvocato, mentre si portava l'estrema unzione al marito moribondo, ignorando che si doveva dare l'olio santo disse: non permetto, perché mio marito in vita sua non ha mai tollerato l'olio figurarsi ora che è in punto di morte; b. nel paese X, della provincia di Bergamo, era successo un furto nella parrocchia di arredi ed oggetti sacri, ed il tenente dei CC. RR. di Treviglio recatosi sul posto per le indagini, chiese fra l'altro al parroco: quanto può costare il SS. Sacramento?". Analoghe considerazioni, svolte da padre Andrea nelle conferenze dei giorni successivi, vengono riferite nel rapporto citato, come quella del 4.1.1934, nella quale, avendo saputo dal parroco che il podestà, riferendosi a quanto detto nelle conferenza precedente da padre Andrea, si era lamentato della sottovalutazione del ruolo di Mussolini per giungere al patto a quattro per la pace internazionale, padre Andrea osserva che "è vero si che esiste un patto a quattro, che per dieci anni garantisce la pace, ma appena scoccati i dieci anni le nazioni si salteranno subito addosso", o come quelle dell'ultima conferenza del 7.1.1934, secondo la quale "per essere buoni italiani non basta ostentare un distintivo, fare cortei con bandiere e gagliardetti, e cantare Giovinezza, ma occorre accostarsi alla religione. Dall'incontro testé avvenuto a Roma tra il Capo del Governo Italiano ed il Ministro Inglese Simon, nulla vi è da sperare non essendo quest'ultimo un cattolico, perché la sola pace può aversi in Cristo". Di quest'ultima conferenza il testimone principale è il fascista Silvestro Cumino, a proposito del quale il prefetto di Alessandria scrive che "è da considerarsi uno dei più intellettuali dell'uditorio". Per parte sua, il segretario federale, cavalier Michele Mellano, pur non avendo assistito di persona a nessuna delle conferenze tenute da padre Andra, riferisce la propria impressione su di esse, osservando che, "fra quella pacifica popolazione rurale e devota alla chiesa, avevano fatto più male che bene". Dopo l'ultima conferenza, secondo consuetudine, prima della loro partenza il parroco del luogo offre un pranzo di commiato ai predicatori. Al pranzo vengono invitate anche le autorità civili, ma nella circostanza il podestà rifiuta l'invito "per non trovarsi a contatto con chi aveva, in chiesa, misconosciuto e taciuto le benemerenze del duce e del fascismo nei riguardi della Religione e della Pace". La mattina stessa del giorno della partenza del religioso da Villanova d'Asti, l'8.1.1934, la segreteria politica fascista locale informa per iscritto di quanto accaduto l'U.P.I. della 4a Legione della Mvsn e questa a sua volta ne informa la Prefettura di Alessandria. Nel suo rapporto del 14.1.1934 al Ministero dell'Interno, sia all'Ufficio di Gabinetto che alla Direzione Generale Pubblica Sicurezza, e ai prefetti di Novara e di Bergamo, il prefetto di Alessandria fornisce la propria sintesi complessiva della vicenda scrivendo che "Dall'esame dei fatti suddescritti si desume 1) l'accenno a S.M. il Re ed a S.E. il Capo del Governo (che chiamava 'quell'altro'), stando al tenore delle frasi nel contesto del discorso, venne fatto unicamente come termine di paragone per dimostrare come tutti gli uomini possono peccare, per cui, tale accenno non rivestirebbe il carattere di offesa all'onore di dette personalità ai sensi degli articoli 278 e 282 Codice Penale. 2) Tutte le altre citazioni sono state ugualmente fatte sempre come termini di paragone, per rafforzare le affermazioni sulla pace di Cristo, sulla necessità di praticare la religione, sull'ignoranza di chi si tiene lontano dalla Chiesa ecc., per cui, sebbene denotino nel predicatore padre Andrea una larvata acredine verso il fascismo, avendo egli sottaciuto e sorvolato su tutte le benemerenze del Regime nel campo morale-religioso, non possono rivestire il carattere di vilipendio alle istituzioni ai sensi dell'articolo 290 di detto codice. Trattasi in complesso di predicatore fanatico e di carattere leggero ed impulsivo, che non sa moderarsi nel linguaggio citando dal pergamo fatti, uomini e situazioni che potrebbero lasciare adito, come nel caso in esame, a fraintesi e provocare anche incidenti nei luoghi sacri. É pertanto necessario che lo stesso venga energicamente richiamato non solo dai suoi superiori ecclesiastici, ma anche dalle autorità di polizia e che venga su di lui esercitata assidua ed oculata vigilanza, con segnalazioni (dei) suoi spostamenti nei luoghi ove è inviato per le predicazioni". Terminato il ciclo di predicazioni a Villanova d'Asti, con lo stesso compito dall'8.1.1934 al 22.1.1934 il frate passionista si reca a Invorio (No), per rientrare ad Urgnano il 23.1.1934. Nel frattempo, il 17.1.1934, informata dalla Prefettura di Alessandria il 14.1.1914, la Divisione di Pubblica Sicurezza del Ministero degli Interni dispone che al religioso vengano contestate le frasi da lui pronunciate durante le sue predicazioni. Il 20.1.1934 il Ministero deli Interni, con telegramma n. 1721/442 dispone che padre Andrea venga ammonito. Il 21.1.1934 il prefetto Rebua di Alessandria tramite telegramma comunica alla Questura di Bergamo che padre Andrea deve essere sottoposto al giudizio della locale Commissione Provinciale per il confino di polizia, alla quale è stato denunciato. Per questo il 24.1.1934 il questore incarica i Cc di informare padre Andrea che deve presentarsi "senza eccezione" all'ufficio di gabinetto della Questura di Bergamo sabato 27.1.1934 "per affari che lo riguardano". Il 29.1.1934 viene ammonito per due anni dalla Commissione Provinciale di Alessandria come elemento politicamente pericoloso. La Commissione è composta dal prefetto di Alessandria, Eolo Rebua; dal Procuratore del Re, Filippo Moy; dal questore, Ugo Giorgi; dal console della 4a legione Mvsn, Augusto Bastianon; dall'ufficiale dei Cc, Giovanni Cannone; segretario è il commissario di Ps Filiberto Lamponi. Nel corso del dibattimento vengono contestate le sue affermazioni. Riguardo a quanto da lui affermato a proposito dell'errore di estendere a tutta una categoria comportamenti di responsabilità dei singoli (sacerdoti, medici, avvocati, militari, ecc.), gli viene contestato soprattutto l'aver detto che a Caporetto, su Cima 12 e sul Pasubio 'le abbiamo prese sode', affermazione che gli viene rimproverata "sia perché non rispondente assolutamente a verità sia perché un vero patriota nel citare fatti dolorosi della patria si sarebbe dovuto sentire bruciare le labbra", e il religioso, a questo proposito, come riferisce il verbale della seduta, "conviene nei rilievi fatti". Nega di aver tacciato di essere anticlericali tutte le persone "rivestite di Autorità" (ma solo che in genere le Autorità da lui conosciute sono ignoranti in fatto di religione), di aver detto che non c'era nulla d sperare dall'incontro tra Mussolini e Simon (ma solo che dall'incontro si poteva anche sperare bene ma che la vera pace era in Cristo), di aver detto che anche il Re e Mussolini potevano rubare (ma solo che davanti ai dogmi della fede chiunque deve inchinarsi). Ridimensiona le sue affermazioni sui fascisti e sul fascismo: ritenendo di essere in un ambiente a forte connotazione fascista, dice di aver fatto gli esempi dell'espulsione dal partito di Giampaoli, Belloni e Turati appunto per esortare a non generalizzare a tutto il fascismo partendo da casi particolari, per respingere indirettamente l'argomentazione di coloro che giustificano il loro disimpegno religioso rilevando che anche i religiosi, in quanto uomini, peccano come tutti gli altri. A questo proposito, nel verbale della seduta è scritto che padre Andrea "conviene nei rilievi fatti circa l'infondatezza della affermazione riguardante Giampaoli e circa la inopportunità delle citazioni". Le conclusioni della Commissione per giustificare l'ammonizione sono così sintetizzate nel relativo verbale: "Il Sozzi è apparso predicatore che non ha il senso della misura e della opportunità e che le sue predicazioni per concetti espressi in modo involuto, possono essere fraintese e per esempi rappresentati, sia per inopportunità sia per infondatezza dei fatti citati, riuscire politicamente pericoloso". Padre Andrea consegna alla Commissione una memoria, presente nel fascicolo, nella quale espone la sua difesa dalle accuse che gli vengono rivolte e che viene da lui letta al termine del dibattimento, nella quale tra l'altro scrive: "In 20 anni di predicazione in città e paesi di tutta l'Alta Italia, è questa la prima volta che mi vedo implicato in sì incresciosi incidenti, avendo sempre cercato di intonare la mia predicazione alle sapienti direttive di Colui che regge oggi l'Italia riprovando col Duce l'immoralità che dilaga e tutti gli incentivi che ne sono la causa, lottando per l'estirpazione dall'Italia nostra del turpe vizio della bestemmia, intensificando la propaganda perché ogni cittadino sposato comprenda il suo dovere di dar figli alla Patria, diffondendo quella Religione che Egli ha voluto a base del suo Governo, mai curandomi di entrare nel campo politico come è dovere di ogni sacerdote e molto più di ogni Missionario. Mi è quanto mai doloroso, perciò, questo incidente come Italiano che ama la Patria sua e la desidera sempre più grande, sempre più forte e per la quale ha dato gli anni più belli di sua gioventù servendola fedelmente e con entusiasmo per 52 mesi, 48 dei quali passati tra la prima linea e l'Ospedaletto da Campo, nelle ore tragiche della guerra. Doloroso assai come fervente ammiratore di quanto il Duce ed il suo regime ha compiuto e compie specialmente dal lato religioso, ottenendo in pochi anni di governo quanto di meglio può desiderare l'animo di un cattolico e di un Sacerdote. Sentimenti questi che ho sempre nutriti in cuore come ne possono far fede tutte le Autorità del luogo di mia residenza e colle quali ho sempre avuto rapporti cordialissimi. Doloroso ancora come Missionario Passionista che deve al Duce immensa riconoscenza avendo Egli, appena qualche mese fa, compiuto verso la Congregazione dei Passionisti un atto altamente munifico donando, ai 7 Missionari Passionisti partenti pel Tanganyka (Africa), la cospicua somma di Lire 5 mila. Profondamente addolorato perciò di quanto è successo, vorrei supporre che quanto è stato riferito contro di me non sia dovuto che a dei malintesi della parola o del pensiero e mi permetto quindi di esporre a Questa On. Commissione le mie chiarificazioni (..)". La sera dello stesso giorno dell'ammonizione Sozzi riparte per il convento passionista della Basella di Urgnano. Il 7.2.1934 i Cc di Bergamo, a firma del maggiore comandante della compagnia Aurelio Roli, trasmettono al prefetto di Bergamo una breve informativa nella quale si osserva che Sozzi "in questa giurisdizione non ha mai svolto attività politica e in occasione di prediche, non ha mai trattato argomenti inerenti alla politica del Regime. Consta che si è dimostrato ammiratore dell'avvenuto concordato tra Stato e Vaticano, del testamento del defunto Comm. Arnaldo Mussolini e di taluni importanti problemi trattati d S.E. il capo del Governo sulla disciplina delle classi, sulla moralità delle famiglie e sul rispetto della religione". Nel febbraio 1934 il religioso lascia Urgnano per recarsi a Mede (Pv) dal 20.21934 al 7.3.1934, allo scopo di svolgervi un ciclo di conferenze analoghe a quelle tenute a Villanova. Terminate le conferenze, il 7.3.1934 torna ad Urgnano. Il 31.3.1934 giunge a Villongo Sant'Alessandro (Bg) dove si trattiene fino al 3.4.1934 per un ciclo di conferenze religiose al termine delle quali rientra ad Urgnano. Per un ulteriore ciclo di predicazioni, nell'aprile 1934 è a Venezia. La partenza da Venezia, il 29.4.1934, è segnalata dalla Questura di Venezia a quella di Bergamo con un telegramma con il commento 'nessun rilievo'. La stessa situazione si verifica nel corso del 1935 per altre località (Piacenza, Torino). Le sue conferenze, infatti, devono essere segnalate ai Cc e questi ne devono informare le Questure coinvolte. L'ammonizione ricevuta, in effetti, comporta come conseguenza il fatto che Sozzi, per lo svolgimento della sua attività di predicatore in diverse località, prima di muoversi fuori dal territorio di Urgnano deve informarne il locale podestà e questi, a sua volta, i Cc, allo scopo di averne il permesso e consentire il controllo dei suoi spostamenti, rigidamente disciplinati dall'ammonizione. A questo scopo, gli viene fornito un apposito libretto sul quale apporre i visti dei permessi rilasciati volta per volta. La limitazione allo svolgimento della sua attività induce il religioso a chiedere il proscioglimento dall'ammonizione già nel mese di aprile 1934. Richiesto di un parere in proposito, il 5.6.1934 il prefetto di Alessandria risponde negativamente alla Direzione Generale di Pubblica Sicurezza - Divisione Politica del Ministero degli Interni, osservando che 'è ancora viva nell'ambiente fascista di Villanova d'Asti l'eco delle predicazioni a spunto antinazionale da lui tenute, per cui sussistendo i motivi che diedero luogo al provvedimento, questa Prefettura non ha ritenuto di prendere in considerazione l'istanza'. Diversa invece è la risposta fornita dai Cc di Bergamo al prefetto di Bergamo a proposito della stessa questione. Nella sua relazione, scritta il 30.7.1934 per il prefetto di Bergamo, il maggiore Aurelio Roli, comandante della legione dei Cc di Bergamo, scrive che "Padre Sozzi è ricordato in Pianezza come persona alquanto esaltata. Sarebbe stato trasferito da Pianezza ad Urgnano per aver contratto, quale redattore della pubblicazione succitata, eccessiva intimità con una nubile del luogo, addetta alla spedizione dei bollettini"; tuttavia, ripercorrendo la sua attività pastorale, i suoi trascorsi durante la prima guerra mondiale, la difficile situazione della sua famiglia d'origine, il maggiore Roli osserva che "in Pianezza padre Andrea non diede motivo a rimarchi di carattere politico pur dando luogo a sospetti, non suffragati però da fatti specifici, di sentimenti non favorevoli al regime", aggiungendo che "pel complesso delle circostanze emerse, ritiensi opportuna la concessione della chiesta revoca in considerazione delle delicate mansioni di Padre Andrea, il quale deve effettivamente assentarsi spesso da Urgnano, per motivi inerenti al suo ministero". Nonostante tale parere favorevole, il 9.12.1934 il Ministero dell'Interno respinge l'istanza facendo proprie le considerazioni del prefetto di Alessandria, che reputa prematuro il provvedimento in rapporto alla troppo recente condanna e alla delicatezza delle ripercussioni civili del ministero religioso svolto da padre Andrea. Dal 26.4.1936 Sozzi viene trasferito al convento passionista di San Zenone degli Ezzelini (Tv). Il 10.11.1936 i Cc di Urgnano scrivono alla Questura di Bergamo che Sozzi "nel periodo di sua residenza al Convento Basella di Urgnano tenne buona condotta morale e politica e diede prova di sicuro ravvedimento. Risulta di condizioni economiche misere. Si ritiene sia opportuno radiarlo dallo schedario sovversivi". Radiato nel 1936. (G. Mangini)
Familiari
Sozzi Francesco (padre)
Morto nella prima guerra mondiale.
Castelli Maria (madre)
Contadina, vedova di guerra.
Sozzi Battista (fratello)
N. 1893, iscritto al Pnf e già fiduciario dei sindacati fascisti dell'agricoltura di Casalzuigno (Va).
Sozzi Giovanni (fratello)
N. 1895, grande invalido di guerra, morto a Casalzuigno (Va) il 27.6.1925.
Sozzi Carlotta (sorella)
N. 1906.
Luoghi di residenza
Pianezza Piemonte Italia (1915 - 1929) Urgnano Lombardia Italia frazione Basella (1929/10/14 - 1936) San Zenone degli Ezzelini Veneto Italia (1936/04/26 - ?)
Fatti notevoli
1933/12 - 1934/01
Tra la fine di dicembre 1933 e gli inizi di gennaio 1934 tiene una serie di conferenze religiose nella parrocchia di San Pietro di Villanova d'Asti (Al), nel corso delle quali esprime giudizi che dai presenti vengono intesi a sfondo antifascista.
Sanzioni subite
ammonizione (1934/01/29 - )
Ammonito per due anni.
In rubrica di frontiera
no
In bollettino ricerche
no
Esclusione dallo schedario
Data di esclusione
1936